Tsipras irrita l’Europa, pochi aiuti da Putin
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ATENE Con il suo viaggio nella tana dell’ex orso sovietico Alexis Tsipras solleva un gran polverone, ma il bilancio del primo giorno d’incontri non è gran cosa. Mosca con il Pil in picchiata e il rublo svalutato non è dell’umore di impegnarsi in finanziamenti. Atene riesce così a raddoppiare l’insuccesso: fa ancora più arrabbiare i soci europei e l’uscita dal labirinto di debiti e delle incomprensioni resta dov’è: lontano. Il denaro necessario ad evitare la bancarotta può arrivare solo dall’Europa.
Il solo annuncio della visita in Russia aveva fatto piovere dichiarazioni poco diplomatiche da Austria, Germania e persino Francia. Tra i più espliciti il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: «È inaccettabile che si speculi sull’unità europea come contropartita all’aiuto russo». O anche, ieri, il ministro delle Finanze austriaco Hans Jörg Schelling: «Siamo nel mezzo delle trattative per rifinanziare il debito greco, non credo che certi giochi facciano bene».
Che fa Atene, pensano in sostanza a Bruxelles, tenta di cambiare squadra? La diffidenza nei confronti della nuova dirigenza ellenica è tangibile ad ogni livello. Ai tavoli dell’Unione i rappresentanti greci sono isolati. A infastidire non è solo l’attacco al dogma dell’austerità, neppure solo le proposte di crescita a guida statale al posto delle privatizzazioni, né le critiche sulla questione ucraina o alla gestione dei migranti dal Sud Mediterraneo. È anche, ormai, una questione di stile, di linguaggi, di (scarsa) reciproca umana fiducia.
«Non siamo mendicanti» ha detto orgoglioso il premier di Atene rispondendo indirettamente a chi l’accusava di andare a chiedere soldi a Mosca. «La Grecia – ha insistito Tsipras – è un Paese sovrano, con un diritto irrinunciabile ad esercitare una politica estera multilaterale e a svolgere il proprio ruolo geopolitico come Paese balcanico, mediterraneo, europeo e della regione del Mar Nero». Paese sovrano certo, ma con la spada di Damocle di un’uscita caotica dall’euro come corona.
«Non capisco tanta agitazione per una visita come tante» ha detto sornione il premier russo. Intanto però il risultato, dal punto di vista del Cremlino, era raggiunto. Mosca entra nei litigi della «famiglia europea» come l’Europa entra in quelli dell’ex «famiglia sovietica». I crediti alla destra francese, l’amicizia con l’Ungheria iper nazionalista e la Grecia anti austerity sono tasselli dello stesso piano. Non cadranno, per il momento, le contro sanzioni russe sui prodotti agricoli greci però, accanto all’ok per scambi culturali tra i due Paesi ortodossi durante il 2016, partirà lo studio del Turkish Stream che dovrebbe, saltando l’Ucraina, diventare la via del gas russo per l’Europa alternativa al North Stream. «Non aiuti, ma prestiti su progetti concreti che potrebbero fruttare milioni ad Atene» ha detto Putin.
In cambio Tsipras ha ribadito la sua contrarietà alle sanzioni per la larvata invasione russa dell’Ucraina. Proprio ciò che gli europei non volevano: la rottura del fronte diplomatico. Una politica estera «multilaterale» aiuterà la piccola Grecia a guadagnare più generosità internazionale? Il Fmi aspetta per oggi 458 milioni. Atene li ha promessi e li ha in cassa dato che un’asta di Buoni semestrali per oltre un miliardo è andata ieri esaurita grazie all’acquisto da parte delle banche greche sostenute dalla Banca centrale europea. Altre due aste di buoni in scadenza sono in programma questo mese per un totale di 2,4 miliardi, quanto basterebbe per arrivare a giugno quando nessuna istituzione greca sarebbe però più in grado di rifinanziare il debito.
Andrea Nicastro
Che fa Atene, pensano in sostanza a Bruxelles, tenta di cambiare squadra? La diffidenza nei confronti della nuova dirigenza ellenica è tangibile ad ogni livello. Ai tavoli dell’Unione i rappresentanti greci sono isolati. A infastidire non è solo l’attacco al dogma dell’austerità, neppure solo le proposte di crescita a guida statale al posto delle privatizzazioni, né le critiche sulla questione ucraina o alla gestione dei migranti dal Sud Mediterraneo. È anche, ormai, una questione di stile, di linguaggi, di (scarsa) reciproca umana fiducia.
«Non siamo mendicanti» ha detto orgoglioso il premier di Atene rispondendo indirettamente a chi l’accusava di andare a chiedere soldi a Mosca. «La Grecia – ha insistito Tsipras – è un Paese sovrano, con un diritto irrinunciabile ad esercitare una politica estera multilaterale e a svolgere il proprio ruolo geopolitico come Paese balcanico, mediterraneo, europeo e della regione del Mar Nero». Paese sovrano certo, ma con la spada di Damocle di un’uscita caotica dall’euro come corona.
«Non capisco tanta agitazione per una visita come tante» ha detto sornione il premier russo. Intanto però il risultato, dal punto di vista del Cremlino, era raggiunto. Mosca entra nei litigi della «famiglia europea» come l’Europa entra in quelli dell’ex «famiglia sovietica». I crediti alla destra francese, l’amicizia con l’Ungheria iper nazionalista e la Grecia anti austerity sono tasselli dello stesso piano. Non cadranno, per il momento, le contro sanzioni russe sui prodotti agricoli greci però, accanto all’ok per scambi culturali tra i due Paesi ortodossi durante il 2016, partirà lo studio del Turkish Stream che dovrebbe, saltando l’Ucraina, diventare la via del gas russo per l’Europa alternativa al North Stream. «Non aiuti, ma prestiti su progetti concreti che potrebbero fruttare milioni ad Atene» ha detto Putin.
In cambio Tsipras ha ribadito la sua contrarietà alle sanzioni per la larvata invasione russa dell’Ucraina. Proprio ciò che gli europei non volevano: la rottura del fronte diplomatico. Una politica estera «multilaterale» aiuterà la piccola Grecia a guadagnare più generosità internazionale? Il Fmi aspetta per oggi 458 milioni. Atene li ha promessi e li ha in cassa dato che un’asta di Buoni semestrali per oltre un miliardo è andata ieri esaurita grazie all’acquisto da parte delle banche greche sostenute dalla Banca centrale europea. Altre due aste di buoni in scadenza sono in programma questo mese per un totale di 2,4 miliardi, quanto basterebbe per arrivare a giugno quando nessuna istituzione greca sarebbe però più in grado di rifinanziare il debito.
Andrea Nicastro
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