“Noi, i volontari di Wikipedia che salvano il web dalle bufale”

“Noi, i volontari di Wikipedia che salvano il web dalle bufale”

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MODENA . Passeggiano nel chiostro della biblioteca Delfini, durante una pausa dei lavori dell’Assemblea di Wikimedia Italia, nota anche come Wikipedia in italiano. «Sì, sono un patroller , un soldato di pattuglia. Uno dei 100 “amministratori” — dice Luca Martinelli, che lavora all’Iccu, centro di controllo delle biblioteche nazionali — che combattono contro i vandals, i vandali che cercano di entrare nella nostra enciclopedia libera con intenti distruttivi. Ce ne capitano di tutti i colori. C’è chi cerca di rifilarci bufale per poter poi raccontare che Wikipedia non è attendibile. È come se lei bruciasse la casa del suo vicino per poter dire che i pompieri arrivano in ritardo. Per fortuna i vandals sono quasi sempre sconfitti, e anche in fretta».
Sono volontari che lavorano gratis per molte ore al giorno, questi wikipediani, ma non si danno arie da salvatori del mondo. «Lo faccio — racconta Marco Chimello, architetto di Vicenza — per svago e per divertimento. Già prima passavo tante ore al computer. Wiki ti aiuta a usare il tuo tempo anche per gli altri e questo ti fa sentire bene. Io scrivo di fantascienza, la mia passione. Ma ho preparato anche una guida sulle opere del Palladio nella mia terra. Anch’io faccio parte dei 100 patroller – amministratori e controllo le modifiche fatte nell’enciclopedia. Alcuni vandali sono davvero strani. Il mio primo intervento l’ho fatto nel 2004. Ho trovato pagine e pagine di “storia” che raccontavano come Napoleone avesse vinto a Waterloo. Il vandalo si era impegnato, aveva messo date precise e nomi di generali. La bufala era comunque evidente e dopo cinque minuti era cancellata. Ci sono sabotatori più fini. Entrano nella voce e cambiano di 2 giorni una data di nascita, modificano appena il nome di una località. E così ci costringono a lavorare tanto. Non basta cancellare. Si devono citare tutte le fonti per spiegare la correzione. Il bello è che in Wiki tutto resta. Basta cercare e si trova la traccia di ogni modifica, correzione o cancellazione».
Ci sono anche i piccoli vandali. «Alle ore 15, dopo la scuola, entrano in azione gli studenti che riempiono un testo di parolacce. Ci sono i parlamentari che cercano di cambiare il loro profilo. Non mancano coloro che mettono i loro autoritratti. E anche qualche giornalista che scrive: “Ieri Wikipedia ha annunciato la morte di Vasco Rossi”. La notizia è apparsa davvero, ma solo per cinque minuti. Chissà chi l’aveva inviata».
Un bilancio di 250 mila euro, uno staff di 3,5 dipendenti (fra tempo pieno e part time), con ufficio a Monza. Quattrocento soci che pagano 25 euro all’anno, donazioni per 140 mila euro con il 5 x mille e altre offerte. I wikipediani italiani che intervengono nella scrittura sono circa ottomila. Nel mondo ci sono 500 milioni di utenti al mese, con 22 miliardi di pagine viste. In Italia le pagine viste ogni mese sono 400 milioni. Wikipedia in inglese è nata nel gennaio 2001, la versione in italiano due mesi dopo. Wikimedia Italia è però diventata associazione — davanti a un notaio — nel 2005 e quest’anno celebra i suoi primi dieci anni.
«Quando sul sito appaiono appelli per finanziare Wiki — spiega Cristian Consonni, 28 anni, tesoriere — i soldi vanno alla Wikimedia foundation a San Francisco, che l’anno scorso ha raccolto 60 milioni di dollari. Noi ci autofinanziamo. Spendiamo 130 mila euro in ore di lavoro dello staff solo per chiedere le autorizzazioni per le foto dei monumenti italiani, nel progetto di Wiki loves monuments». «Spese burocratiche — spiega Ginevra Sanvitale, 26 anni, studentessa di antropologia di Ortona — perché a causa del Codice Urbani devi rivolgerti a sovrintendenze, Comuni, privati… Puoi farti un selfie davanti alla Pietà di Michelangelo e poi metterlo su Facebook o altri social network, ma non puoi mettere le foto dei monumenti sulla nostra enciclopedia, perché noi non escludiamo fini commerciali ».
«Perché lo facciamo? Non è facile rispondere». Andrea Zanni, 30 anni, modenese, bibliotecario digitale, è il presidente di Wiki Italia. «Io ho cominciato con i Pokemon. Non è che fossi appassionato, ma la voce su di loro era scritta male. Con stupore, ho visto che con un clic su “modifica” potevi cambiare il testo. L’ho fatto. Se leggi un libro e trovi un errore non puoi fare nulla. Quel clic è la vera forza di Wiki. Una forza da usare però con molta responsabilità».
Non si sentono un «popolo», quelli di Wiki. Nemmeno un «movimento», parola ormai inflazionata. «Io preferisco — dice il presidente — parlare di comunità. Noi discutiamo molto. Se c’è un dibattito serio su un testo si va avanti fino a quando non si trova l’accordo». Tante iniziative in Italia, come Wikisource con biblioteche digitali, Wikiquote con citazioni, Wikimedia commons con archivi digitali… «Con Wikipedia zero facciamo pressione sulle grandi società di telecomunicazione perché nei Paesi poveri di Asia e Africa permettano ai ragazzi di collegarsi gratis a Wikipedia. È come aprire una biblioteca, un museo o una scuola in ogni villaggio».


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