«Con i lavoratori cambierò il Paese» Ma Camusso gela Landini: ero all’oscuro
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ROMA «Il sindacato non deve essere un partito. Io non voglio farne uno, né uscire dal sindacato», ma «riunificare il mondo del lavoro». Il leader della Fiom, Maurizio Landini, intervistato a In 1/2 ora su Rai3 torna a parlare della «coalizione sociale» e dei suoi obiettivi.
Si tratta di «una aggregazione sociale con una funzione politica» per battere le iniziative di governo e Confindustria «che hanno tolto diritti a tutti — sottolinea —. E la nostra iniziativa sta dentro la strategia della Cgil». Susanna Camusso, però, sabato non era presente al primo appuntamento della coalizione: «Con lei sono tre mesi che stiamo parlando alla luce del sole — replica Landini —. Siamo insieme nella battaglia contro il Jobs act e per un nuovo statuto di tutti i lavoratori». Ma il portavoce di Camusso precisa che il segretario della Cgil non era stato informato dell’iniziativa di Landini.
Il segretario della Fiom propone poi «una riforma del sindacato e anche della Cgil», e non lesina attacchi al governo: «Renzi se n’è “strasbattuto” degli scioperi e ha cancellato i diritti». E commentando il consenso dell’esecutivo nei sondaggi dice: «È una balla, tanto che si fa votare le cose mettendo la fiducia». Poi rilancia: «Io e i lavoratori cambieremo il Paese più di Renzi», ribadendo però che lui non ci pensa proprio a candidarsi. E le critiche da parte del mondo politico? «Queste reazioni mi fanno sorridere — replica —. Se uno deve stare in Parlamento solo per dire “sì”, io faccio altro».
Dalla parte di Landini si schiera il leader di Sel, Nichi Vendola: «Tutti hanno diritto a fare politica e Renzi si deve abituare anche all’idea che il dissenso e l’opposizione sociale cresceranno». Sul fronte opposto, invece, Federico Gelli (Pd): «Landini gioca con le parole: non fonda un partito, ma una coalizione. Non si candida (per ora), ma il sindacato deve fare politica. Roba da Prima Repubblica».
Ma i movimenti a sinistra non finiscono con le iniziative di Landini. Sabato le minoranze del Pd hanno organizzato un’assemblea («A sinistra nel Pd») alla quale parteciperanno, secondo Alfredo D’Attorre (pd), anche esponenti della Cgil e di Sel. Ma «non sarà un cartello anti Renzi», assicura.
Mentre il premier frena sull’ipotesi di una legge sulla rappresentanza sindacale, Cisl e Uil sono critiche. Possibilista la Cgil. Il portavoce di Camusso, spiega che la legge va bene «se garantisce effetti erga omnes ai contratti». Giovanna Ventura (Cisl), invece, si dice «perplessa» e chiede di «verificare prima se l’accordo già raggiunto funzioni». E Carmelo Barbagallo (Uil) sbotta: «Basta riforme annunciate sui giornali. Non c’è l’esigenza di una legge» .
Francesco Di Frischia
Il segretario della Fiom propone poi «una riforma del sindacato e anche della Cgil», e non lesina attacchi al governo: «Renzi se n’è “strasbattuto” degli scioperi e ha cancellato i diritti». E commentando il consenso dell’esecutivo nei sondaggi dice: «È una balla, tanto che si fa votare le cose mettendo la fiducia». Poi rilancia: «Io e i lavoratori cambieremo il Paese più di Renzi», ribadendo però che lui non ci pensa proprio a candidarsi. E le critiche da parte del mondo politico? «Queste reazioni mi fanno sorridere — replica —. Se uno deve stare in Parlamento solo per dire “sì”, io faccio altro».
Dalla parte di Landini si schiera il leader di Sel, Nichi Vendola: «Tutti hanno diritto a fare politica e Renzi si deve abituare anche all’idea che il dissenso e l’opposizione sociale cresceranno». Sul fronte opposto, invece, Federico Gelli (Pd): «Landini gioca con le parole: non fonda un partito, ma una coalizione. Non si candida (per ora), ma il sindacato deve fare politica. Roba da Prima Repubblica».
Ma i movimenti a sinistra non finiscono con le iniziative di Landini. Sabato le minoranze del Pd hanno organizzato un’assemblea («A sinistra nel Pd») alla quale parteciperanno, secondo Alfredo D’Attorre (pd), anche esponenti della Cgil e di Sel. Ma «non sarà un cartello anti Renzi», assicura.
Mentre il premier frena sull’ipotesi di una legge sulla rappresentanza sindacale, Cisl e Uil sono critiche. Possibilista la Cgil. Il portavoce di Camusso, spiega che la legge va bene «se garantisce effetti erga omnes ai contratti». Giovanna Ventura (Cisl), invece, si dice «perplessa» e chiede di «verificare prima se l’accordo già raggiunto funzioni». E Carmelo Barbagallo (Uil) sbotta: «Basta riforme annunciate sui giornali. Non c’è l’esigenza di una legge» .
Francesco Di Frischia
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