Come cambia il lavoro. Contratti, tutele e indennizzi: scattano le modifiche

Come cambia il lavoro. Contratti, tutele e indennizzi: scattano le modifiche

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ROMA Il contratto a tutele crescenti, con il superamento del vecchio articolo 18, e la Naspi, la nuova assicurazione sociale per l’impiego che (risorse permettendo) avrà un campo di applicazione più ampio dei vecchi sussidi disoccupazione. Sul Jobs act, la riforma del lavoro varata dal governo Renzi, sono questi i due primi strumenti a diventare operativi, con l’imminente pubblicazione dei relativi decreti in «Gazzetta ufficiale».
Il contratto a tutele crescenti è molto più flessibile rispetto al vecchio contratto a tempo indeterminato perché semplifica le regole sul licenziamento. Il reintegro nel posto di lavoro da parte del giudice resta possibile solo per i licenziamenti discriminatori, quelli decisi sulla base delle convinzioni politiche o religiose del lavoratore, e per una fetta piccolissima di licenziamenti disciplinari, quelli decisi sulla base del comportamento del dipendente. In tutti gli altri casi può scattare solo un indennizzo economico, cioè una somma in denaro che cresce con l’anzianità di servizio e può arrivare fino a 24 mensilità. In caso di ricorso al magistrato viene poi offerta una terza via, la conciliazione: al lavoratore viene offerta un’indennità che può arrivare fino a 18 mensilità e sulla quale non paga le tasse.
Queste regole si applicano solo alle nuove assunzioni: non solo i giovani al primo impiego ma anche chi in questo momento ha un contratto a tempo indeterminato e cambierà azienda. Questo, secondo alcuni osservatori, potrebbe frenare la naturale mobilità nel mercato del lavoro: chi si sposterà dovrà accettare un livello più basso di protezione e, anche di fronte a una buona offerta, potrebbe preferire non muoversi. Secondo altri osservatori, invece, è la prova che siamo solo al primo passo. E che nel giro di qualche anno il nuovo contratto a tutele crescenti sarà esteso a tutti i lavoratori, anche quelli che hanno in mano un «vecchio» contratto a tempo indeterminato.
In ogni caso le nuove regole riguardano solo il settore privato mentre per tutti i lavoratori del pubblico impiego, almeno per il momento, non cambia nulla. La riforma che li riguarda è ancora in Parlamento. Ma il governo ha già annunciato che per loro quella del reintegro resterà la regola generale.
Lorenzo Salvia


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