Londra sfodera i muscoli e invia soldati in Ucraina
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LONDRA Downing Street batte un colpo. Più che altro per dire che Londra non ci sta a fare da spettatore passivo della crisi in Ucraina e per rispondere alle critiche di chi ha accusato il governo britannico di essere assente dai giochi diplomatici europei. E senza dubbio, nelle ultime settimane la marginalità di David Cameron nella ancora fragile mediazione del 12 febbraio, guidata da Berlino e Parigi, è risultata evidente.
Così il primo ministro conservatore, incalzato sul fronte interno, ha pensato di mostrare un po’ di muscoli andando a Westiminster, alla Camera dei Comuni, per annunciare che Londra sarà «il paletto più forte della tenda» che si sta piantando a Kiev. Lo slogan, tradotto, significa che invierà dal prossimo mese (e lontano dalle zone calde del cessate il fuoco) un primo contingente di 75 militari in qualità di consiglieri per l’intelligence, per la logistica e per l’addestramento delle truppe di artiglieria ucraine.
Il numero conta poco, conta il messaggio politico che Downing Street vuole lanciare: se la Russia continuerà ad armare i ribelli e se non si osserverà l’accordo di Minsk, Cameron chiederà all’Europa nuove pesanti sanzioni economiche nei confronti di Mosca (specie sul fronte bancario) e non esclude, a patto che sulla stessa linea si mettano anche gli Stati Uniti, l’invio di armi pesanti.
Il premier britannico compie una mossa che ha lo scopo di replicare a chi gli contesta l’immobilismo e di riportarlo al tavolo dal quale è assente o è stato escluso («non importa se siamo materialmente presenti ma importa essere consultati passo dopo passo») e improvvisamente riscopre l’Europa: «Sarebbe un fallimento per tutti noi se la Ue non riuscisse ad opporsi unita e in maniera decisa a Putin che sta cercando di smantellare una democrazia, uno Stato sovrano e membro della Nazioni Unite».
Dunque, via al mini contingente in Ucraina. Che è anche una risposta alle «provocazioni» russe nei cieli e nei mari attorno al Regno Unito. Nei mesi scorsi è stata ripetutamente segnalata la presenza di sottomarini nucleari di Mosca al largo della Scozia, pochi giorni fa un bombardiere è stato intercettato dalla Raf e «accompagnato» lontano dallo spazio aereo sulla Manica. Ultimo episodio di un film che, nel 2014, ha registrato, per otto volte, incroci pericolosi ad alta quota fra russi e britannici.
Fabio Cavalera
Il numero conta poco, conta il messaggio politico che Downing Street vuole lanciare: se la Russia continuerà ad armare i ribelli e se non si osserverà l’accordo di Minsk, Cameron chiederà all’Europa nuove pesanti sanzioni economiche nei confronti di Mosca (specie sul fronte bancario) e non esclude, a patto che sulla stessa linea si mettano anche gli Stati Uniti, l’invio di armi pesanti.
Il premier britannico compie una mossa che ha lo scopo di replicare a chi gli contesta l’immobilismo e di riportarlo al tavolo dal quale è assente o è stato escluso («non importa se siamo materialmente presenti ma importa essere consultati passo dopo passo») e improvvisamente riscopre l’Europa: «Sarebbe un fallimento per tutti noi se la Ue non riuscisse ad opporsi unita e in maniera decisa a Putin che sta cercando di smantellare una democrazia, uno Stato sovrano e membro della Nazioni Unite».
Dunque, via al mini contingente in Ucraina. Che è anche una risposta alle «provocazioni» russe nei cieli e nei mari attorno al Regno Unito. Nei mesi scorsi è stata ripetutamente segnalata la presenza di sottomarini nucleari di Mosca al largo della Scozia, pochi giorni fa un bombardiere è stato intercettato dalla Raf e «accompagnato» lontano dallo spazio aereo sulla Manica. Ultimo episodio di un film che, nel 2014, ha registrato, per otto volte, incroci pericolosi ad alta quota fra russi e britannici.
Fabio Cavalera
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