Resta però difficile la situazione dell’artigianato: con 10.633 chiusure le officine fabbrili sono state le più penalizzate. A queste si aggiungono le falegnamerie (-6.757 unità) e le attività del tessile, abbigliamento e calzature con 5.409 aziende in meno. «Oltre il 54% della contrazione — rileva il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi — riguarda la casa. Ma preoccupa lo stato di salute di alcune professioni storiche che ormai stanno scomparendo: come barbieri, calzolai, fotografi, rilegatori o ricamatrici. Senza dimenticare i norcini e i casari». Un nuovo segnale di allarme, infine, arriva dai consumi delle famiglie che arretrano ancora nel 2014. Secondo Confcommercio dicembre ha registrato un calo dello 0,1% su novembre e dello 0,8% tendenziale. Nel complesso la diminuzione di beni e servizi acquistati è lo 0,7%.
La crisi cancella 94 mila botteghe artigiane
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ROMA . Una ventina di mestieri quasi scomparsi e 95mila imprese artigiane cancellate dalla crisi. La mappa tracciata dalla Cgia di Mestre è impressionante e mostra un pezzo di Italia destinato al declino e, in alcuni casi, a scomparire in breve tempo. Oggi si contano quasi 94.400 imprese artigiane in meno: se nel 2009 le imprese attive sfioravano il milione e mezzo, a fine 2014 sono scese a circa 1.371.500. Le Regioni che in assoluto ne hanno perse di più sono la Lombardia (12mila), l’Emilia Romagna e il Piemonte con 10mila in meno ognuna, e il Veneto con 9mila 900. In percentuale invece i territori più colpiti sono la Sardegna (-12,2%), il Molise (-9,7%) e l’Abruzzo (-9,4%). I settori più penalizzati sono le costruzioni (-17,4%), i trasporti (-13,5%) e le attività di natura artistica (-11%). In assoluto, invece, la crisi ha messo alle strette impiantisti, elettricisti, idraulici, manutentori, con 27.502 unità in meno. Pesante anche la situazione registrata nell’edilizia (-23.824) e nell’autotrasporto (-13.863). Crescono, al contrario, le attività di pulizia di edifici e impianti e quelli che si occupano di giardinaggio: quasi 120mila in più. Bene anche l’alimentare (rosticcerie, friggitorie, pasticcerie, gelaterie), con crescita di 3.527 imprese e il settore della produzione di software (+1.762).
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