New entry nel paniere Istat car sharing e pasta senza glutine

New entry nel paniere Istat car sharing e pasta senza glutine

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ROMA . Capita sempre più spesso di sentire racconti di persone che affermano di stare benissimo ora che hanno eliminato il glutine dalla loro dieta: a 30, o 40, o 50 anni, hanno finalmente scoperto di essere allergici, o peggio ancora celiaci, e la salute ha guadagnato moltissimo dal cambio di alimentazione. E capita sempre più spesso anche di vedere parcheggiata sotto casa una Smart del gruppo Car2Go, oppure una Fiat rossa 500 “Enjoy”, oppure di notare tante biciclette tutte uguali davanti a un parco, o ai bordi dei centri storici delle città. Tutte tendenze che l’Istat registra puntualmente nel paniere dei prezzi, utilizzato per le rilevazioni mensili degli indici: nel 2015 entrano biscotti senza glutine, pasta senza glutine, car sharing e bike sharing. Le vendite dei prodotti “gluten free”, conferma la Cia, «sono aumentate negli ultimi cinque anni e oggi il volume d’affari degli alimenti senza glutine ha raggiunto solo in Italia quota 250 milioni di euro ». Tra le nuove entrate ci sono anche la birra analcolica e le bevande al distributore automatico (caffè e acqua). Mentre alla sezione “caffetteria al bar” si aggiunge l’ormai richiestissimo ginseng, e l’assistenza fiscale alla persona viene completata dalla nuova voce «assistenza fiscale per il calcolo delle imposte sull’abitazione”, divenuta ormai indispensabile visto che le tasse sulla casa cambiano nome e aliquota tutti gli anni. Escono invece dal paniere, perché ormai gli acquisti si sono ridotti al lumicino, il navigatore satellitare, l’impianto hiFi, il registratore Dvd e il corso di informatica. Anzi, con l’uscita del navigatore satellitare, l’Istat cancella tutto il segmento degli “accessori per mezzi di trasporto privati”, ormai desueti.
Cambia inoltre la struttura di ponderazione, cioè il peso che i singoli raggruppamenti di prodotti e servizi hanno rispetto alla rilevazione mensile dei prezzi. L’aumento più elevato riguarda la divisione di spesa “Servizi sanitari e spese per la salute”, che risente, spiega l’Istat, sia della maggiore spesa che della rivalutazione dei prezzi. Aumenta anche il peso della voce “abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, seguito dalle categorie “comunicazioni” e “prodotti ali- mentari e bevande analcoliche”. Si riduce invece l’importanza delle voci “abbigliamento e calzature”, “trasporti”, “mobili e servizi per la casa”, “servizi ricettivi e di ristorazione” e “ricreazione, spettacoli e cultura”, beni e servizi che gli italiani da tempo hanno ampiamente sacrificato per far fronte alla crisi.
La nuova ponderazione viene contestata da alcune associazioni dei consumatori. Se infatti “entrate” e “uscite” appaiono perfettamente coerenti, osserva il Codacons, il maggiore peso attribuito alle spese sanitarie e a quelle per la casa «non appare comprensibile dal momento che, come emerso da recenti indagini, gli italiani rinunciano sempre più alle cure mediche a causa della crisi», mentre i prezzi sul fronte casa ed energia sono in calo da diversi mesi. Anche l’Unione Consumatori contesta la ponderazione dell’Istat, osservando come nella realtà “servizi ricettivi” e “abbigliamento e calzature” abbiano un peso molto minore di quello attribuito all’interno del paniere, mentre altre voci, come quelle legate all’abitazione, nella realtà pesino di più.


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