Ore 10. Comincia il settennato
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ROMA Sergio Mattarella giura oggi alle 10 a Montecitorio davanti alle Camere riunite, assumendo così le funzioni di capo dello Stato.
Ma nell’ultima giornata trascorsa nel suo ufficio di giudice costituzionale ha già lavorato tutto il giorno da presidente della Repubblica. Non solo perché ha messo a punto il discorso d’insediamento che pronuncerà questa mattina. Ma anche perché — affiancato dallo staff del Quirinale — ha «studiato» il dossier per il primo incontro ufficiale del suo settennato: quello con il nuovo premier greco Alexis Tsipras, in visita oggi a Roma.
Il commiato dalla Corte Costituzionale è avvenuto in un clima di cordiale, festosa, eccezionalità. Non era mai successo nella storia che un giudice dovesse, diciamo così, attraversare la piazza e trasferirsi nel Palazzo del Quirinale. Agli albori della Repubblica, Enrico De Nicola fu capo dello Stato e successivamente il primo presidente della Corte. Era cioè avvenuto il percorso inverso. La camera di Consiglio nella quale «la Corte in seduta non giurisdizionale ha preso atto della nota, con la quale il presidente della Repubblica eletto, Professor Sergio Mattarella, ha comunicato di non poter più esercitare le funzioni di giudice costituzionale, in seguito alla sua elezione» si è svolta alle 19. Al termine un piccolo rinfresco per il saluto agli altri giudici. Mattarella era — raccontano — «radioso e commosso». Ha detto, un po’ scherzando, un po’ sul serio: «Proprio adesso che avevo cominciato a imparare il lavoro di giudice…». Altro segnale di eccezionalità: tutti e tredici i giudici (c’è un posto ancora vuoto, oltre Mattarella che lascia) sono stati invitati stamani a partecipare alla seduta di insediamento alla Camera. Anche questo non era mai accaduto.
Alle 13 di ieri nel Salone del Belvedere, al quinto piano del Palazzo (da cui si gode una vista mozzafiato su Roma) Mattarella ha incontrato il personale della Consulta, circa trecento persone (funzionari, staff, assistenti dei giudici), che ha voluto salutare una ad una. A loro si è rivolto con una battuta: «Mi dispiace che il presidente della Repubblica, una volta cessato dalle sue funzioni, non sia destinato a diventare giudice costituzionale, perché mi sarebbe piaciuto tornare a stare alla Corte, qui mi sono trovato molto bene e ho lavorato bene con tutti voi». Ma in qualche modo è stato accontentato perché la Corte gli ha conferito il titolo di giudice costituzionale emerito.
Il presidente ha pranzato alla buvette, come ha sempre fatto negli ultimi tre anni, apprezzandone la cucina e salubrità. Ieri il menu, preparato dalla chef (sì, una donna), che è responsabile della ristorazione, prevedeva una scelta un po’ più ricca del solito con la possibilità di optare tra zuppe, e tre varietà di pasta (fusilli alle melanzane, sedani e carciofi e flan di broccoletti in salsa di pecorino) e per secondi straccetti di vitella oppure frittatina di spinaci, tre tipi di contorni, macedonia, tre tipi di dolci e caffè.
La Panda grigia di Mattarella era arrivata al Palazzo ieri mattina dalla vicina foresteria alle 9 ed è ripartita per una pausa di un’ora a casa a metà pomeriggio, verso le 16.20. Alle dieci di sera non era ancora tornata indietro.
Nel corso della giornata c’è stato un intermezzo diciamo così «francescano». Il portavoce della Basilica di Assisi, padre Enzo Fortunato, non ci ha pensato su due volte a presentarsi di persona alla portineria della Consulta per consegnare a mano agli uscieri, un po’ sorpresi, una busta di auguri al presidente contenente anche la rivista «San Francesco».
M.Antonietta Calabrò
Il commiato dalla Corte Costituzionale è avvenuto in un clima di cordiale, festosa, eccezionalità. Non era mai successo nella storia che un giudice dovesse, diciamo così, attraversare la piazza e trasferirsi nel Palazzo del Quirinale. Agli albori della Repubblica, Enrico De Nicola fu capo dello Stato e successivamente il primo presidente della Corte. Era cioè avvenuto il percorso inverso. La camera di Consiglio nella quale «la Corte in seduta non giurisdizionale ha preso atto della nota, con la quale il presidente della Repubblica eletto, Professor Sergio Mattarella, ha comunicato di non poter più esercitare le funzioni di giudice costituzionale, in seguito alla sua elezione» si è svolta alle 19. Al termine un piccolo rinfresco per il saluto agli altri giudici. Mattarella era — raccontano — «radioso e commosso». Ha detto, un po’ scherzando, un po’ sul serio: «Proprio adesso che avevo cominciato a imparare il lavoro di giudice…». Altro segnale di eccezionalità: tutti e tredici i giudici (c’è un posto ancora vuoto, oltre Mattarella che lascia) sono stati invitati stamani a partecipare alla seduta di insediamento alla Camera. Anche questo non era mai accaduto.
Alle 13 di ieri nel Salone del Belvedere, al quinto piano del Palazzo (da cui si gode una vista mozzafiato su Roma) Mattarella ha incontrato il personale della Consulta, circa trecento persone (funzionari, staff, assistenti dei giudici), che ha voluto salutare una ad una. A loro si è rivolto con una battuta: «Mi dispiace che il presidente della Repubblica, una volta cessato dalle sue funzioni, non sia destinato a diventare giudice costituzionale, perché mi sarebbe piaciuto tornare a stare alla Corte, qui mi sono trovato molto bene e ho lavorato bene con tutti voi». Ma in qualche modo è stato accontentato perché la Corte gli ha conferito il titolo di giudice costituzionale emerito.
Il presidente ha pranzato alla buvette, come ha sempre fatto negli ultimi tre anni, apprezzandone la cucina e salubrità. Ieri il menu, preparato dalla chef (sì, una donna), che è responsabile della ristorazione, prevedeva una scelta un po’ più ricca del solito con la possibilità di optare tra zuppe, e tre varietà di pasta (fusilli alle melanzane, sedani e carciofi e flan di broccoletti in salsa di pecorino) e per secondi straccetti di vitella oppure frittatina di spinaci, tre tipi di contorni, macedonia, tre tipi di dolci e caffè.
La Panda grigia di Mattarella era arrivata al Palazzo ieri mattina dalla vicina foresteria alle 9 ed è ripartita per una pausa di un’ora a casa a metà pomeriggio, verso le 16.20. Alle dieci di sera non era ancora tornata indietro.
Nel corso della giornata c’è stato un intermezzo diciamo così «francescano». Il portavoce della Basilica di Assisi, padre Enzo Fortunato, non ci ha pensato su due volte a presentarsi di persona alla portineria della Consulta per consegnare a mano agli uscieri, un po’ sorpresi, una busta di auguri al presidente contenente anche la rivista «San Francesco».
M.Antonietta Calabrò
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