Spagna, cade un aereo della Nato Dieci morti e 9 militari italiani feriti
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Gli uomini dell’Aeronautica italiana si trovavano su uno dei piazzali della base militare di Los Llanos, ad Albacete, in Spagna. Stavano accanto a due velivoli Amx che appartengono al 51° stormo di Istrana. Di colpo, l’inferno. I militari italiani sono stati investiti da una raffica di schegge e da una spaventosa onda d’aria infuocata, che li ha sbattuti a terra. I soccorritori ne hanno trasportato nove in ospedale dove i medici spagnoli hanno accertato che sette di loro avevano riportato ferite ed escoriazioni abbastanza lievi, mentre due erano in condizioni gravi, presentavano ustioni su varie parti del corpo. «Avevo lasciato il parcheggio alle 15.14 ed ero in fase di rullaggio con il mio aereo: un minuto dopo, alle 15.15, l’inferno» ha raccontato il tenente di vascello Fabio Buganè, 40 anni, romano, pilota della Marina militare scampato alla tragedia nella quale sono morti dieci militari, otto francesi e due greci, mentre altri 19 sono rimasti feriti.
Oggi il ministro della Difesa Roberta Pinotti vola in Spagna per accertarsi delle reali condizioni dei nostri connazionali in divisa. I medici spagnoli fanno comunque sapere che anche i due feriti in modo grave, pur avendo necessità di essere sottoposti a interventi chirurgici, non sono in pericolo di vita.
Ingenti danni hanno subito anche i due Amx dell’Aeronautica (aerei monomotore da attacco e ricognizione) a causa dei pezzi volati via dall’aereo esploso e per l’incendio che è scoppiato, un F-16 greco che era nella fase iniziale della sua missione e aveva i serbatoi pieni di carburante. Le fiamme hanno di sicuro provocato gravi conseguenze sui velivoli italiani. «La zona dell’incidente — spiegano allo stato maggiore dell’Aeronautica — è stata isolata e solo quando sarà possibile accedervi di nuovo potremo verificare gli effettivi danni subiti dai nostri velivoli».
Il caccia esploso subito dopo il decollo partecipava a un corso di perfezionamento dei piloti della Nato. E i militari italiani stavano preparandosi per prendere parte anch’essi con i loro velivoli alle operazioni di addestramento. Sono attualmente 80 gli italiani impegnati ad Albacete per seguire i programmi della scuola di formazione avanzata dei piloti dell’Alleanza Atlantica. Oltre ai due caccia Amx sono schierati anche cinque velivoli della Marina militare, gli Harrier a decollo verticale. Gli aerei e gli uomini della Marina non hanno subito conseguenze perché il piazzale sul quale stazionavano era lontano dal luogo dell’esplosione.
La scuola di Albacete è stata scelta da qualche anno dalla Nato per il training dei piloti e i militari italiani vi partecipano dal 2009 insieme con i colleghi di altre nove nazioni, Spagna, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Belgio, Olanda, Grecia, Germania e Danimarca. Il programma di addestramento contempla la necessità di stabilire un coordinamento perfetto fra i vari gruppi di volo durante le simulazioni di attacchi al suolo. Ma prevede anche sezioni di studio in cui vengono analizzate e pianificate le operazioni, e infine la valutazione delle attività cosiddette «combined», cioè svolte insieme dai caccia internazionali.
L’F-16 che è stato all’origine del disastro è un aereo già protagonista in passato di vari incidenti. Il nostro Paese ottenne nel 2003 dagli Stati Uniti 34 F-16 in leasing. Non era ancora completa la linea degli Eurofighter (aereo da combattimento europeo) e l’Italia, dovendo svolgere un compito di controllo dello spazio aereo, aveva necessità di un caccia idoneo. L’F-16 si è rivelato un velivolo versatile, ma è stato coinvolto in sei incidenti. Nel 2006 due F-16 si scontrarono nei cieli della Sardegna e i piloti si salvarono. Nel 2007 un pilota rimase ferito quando il motore del suo F-16 fu danneggiato da un volatile in fase di decollo a Trapani, e precipitò. Ferito anche il pilota che nel 2008 precipitò mentre era ai comandi di un F-16 nei pressi delle Egadi. Poi, nel 2012, tutti gli F-16 sono stati restituiti agli Stati Uniti e rimpiazzati dagli Eurofighter, con i quali viene svolto il controllo dello spazio aereo nazionale. Costituiscono l’ossatura dell’Aeronautica italiana. In attesa dei discussi supercaccia F-35 della Lockheed Martin.
Marco Nese
Ingenti danni hanno subito anche i due Amx dell’Aeronautica (aerei monomotore da attacco e ricognizione) a causa dei pezzi volati via dall’aereo esploso e per l’incendio che è scoppiato, un F-16 greco che era nella fase iniziale della sua missione e aveva i serbatoi pieni di carburante. Le fiamme hanno di sicuro provocato gravi conseguenze sui velivoli italiani. «La zona dell’incidente — spiegano allo stato maggiore dell’Aeronautica — è stata isolata e solo quando sarà possibile accedervi di nuovo potremo verificare gli effettivi danni subiti dai nostri velivoli».
Il caccia esploso subito dopo il decollo partecipava a un corso di perfezionamento dei piloti della Nato. E i militari italiani stavano preparandosi per prendere parte anch’essi con i loro velivoli alle operazioni di addestramento. Sono attualmente 80 gli italiani impegnati ad Albacete per seguire i programmi della scuola di formazione avanzata dei piloti dell’Alleanza Atlantica. Oltre ai due caccia Amx sono schierati anche cinque velivoli della Marina militare, gli Harrier a decollo verticale. Gli aerei e gli uomini della Marina non hanno subito conseguenze perché il piazzale sul quale stazionavano era lontano dal luogo dell’esplosione.
La scuola di Albacete è stata scelta da qualche anno dalla Nato per il training dei piloti e i militari italiani vi partecipano dal 2009 insieme con i colleghi di altre nove nazioni, Spagna, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Belgio, Olanda, Grecia, Germania e Danimarca. Il programma di addestramento contempla la necessità di stabilire un coordinamento perfetto fra i vari gruppi di volo durante le simulazioni di attacchi al suolo. Ma prevede anche sezioni di studio in cui vengono analizzate e pianificate le operazioni, e infine la valutazione delle attività cosiddette «combined», cioè svolte insieme dai caccia internazionali.
L’F-16 che è stato all’origine del disastro è un aereo già protagonista in passato di vari incidenti. Il nostro Paese ottenne nel 2003 dagli Stati Uniti 34 F-16 in leasing. Non era ancora completa la linea degli Eurofighter (aereo da combattimento europeo) e l’Italia, dovendo svolgere un compito di controllo dello spazio aereo, aveva necessità di un caccia idoneo. L’F-16 si è rivelato un velivolo versatile, ma è stato coinvolto in sei incidenti. Nel 2006 due F-16 si scontrarono nei cieli della Sardegna e i piloti si salvarono. Nel 2007 un pilota rimase ferito quando il motore del suo F-16 fu danneggiato da un volatile in fase di decollo a Trapani, e precipitò. Ferito anche il pilota che nel 2008 precipitò mentre era ai comandi di un F-16 nei pressi delle Egadi. Poi, nel 2012, tutti gli F-16 sono stati restituiti agli Stati Uniti e rimpiazzati dagli Eurofighter, con i quali viene svolto il controllo dello spazio aereo nazionale. Costituiscono l’ossatura dell’Aeronautica italiana. In attesa dei discussi supercaccia F-35 della Lockheed Martin.
Marco Nese
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