Syriza: «Dateci forza per governare»

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L’ha detto in piazza e l’ha riba­dito ieri alla stampa di tutto il mondo: «Da lunedì il Memo­ran­dum sarà carta strac­cia». E ancora: «Non rico­no­sce­remo la troika».

Applausi invece per Mario Dra­ghi, un baluardo con­tro le poli­ti­che di auste­rity della Ger­ma­nia: «Ha accolto le richie­ste che face­vamo da tempo». Nell’ultimo giorno di cam­pa­gna elet­to­rale, Ale­xis Tsi­pras riaf­ferma in con­fe­renza stampa, con toni pacati e la stessa sostanza del comi­zio del giorno pre­ce­dente ad Atene, quali saranno le linee guida del suo governo. Rimanda il pro­blema delle alleanze a dopo il voto («ci pen­se­remo da lunedì») e torna a chie­dere un man­dato pieno agli elet­tori, che gli con­sen­ti­rebbe di «avere più forza» per rine­go­ziare il debito con le isti­tu­zioni europee.

Quella di ieri è stata soprat­tutto la gior­nata del dopo-Bce. Ne aveva par­lato molto poco a caldo in piazza Omo­nia, l’altra sera.

Invece ora risponde alle domande dei gior­na­li­sti schie­ran­dosi con deci­sione dalla parte di Mario Dra­ghi: «Ha messo fine al cata­stro­fi­smo di Sama­ras, che avrebbe voluto la Gre­cia fuori dal pro­gramma di acqui­sto di titoli e cer­cava un appog­gio che non ha avuto. Invece ha deciso quello che noi chie­de­vamo da tempo e che Sama­ras ci diceva essere fuori dalle regole della Bce. Ci ha dato tempo fino al luglio 2016 per attuare il nostro pro­gramma e dimo­strare che la Gre­cia può tor­nare a crescere».

Tsi­pras è con­sa­pe­vole che per rea­liz­zare quello che pro­mette sono neces­sari i numeri giu­sti, anche se «dopo il voto, comun­que vada, chie­de­remo il con­senso a tutti i par­titi sul nostro piano di riforme», e ammette che sarà neces­sa­rio scon­trarsi, «sia in Europa che in Gre­cia». Ma si dice più pre­oc­cu­pato da quello che potrebbe acca­dere nel suo Paese piut­to­sto che a Bru­xel­les, dove «si scon­trano due linee, quella di Mer­kel e Schau­ble da una parte e quella di Mario Dra­ghi dall’altra». «L’Europa cam­bia, len­ta­mente ma cam­bia», per Tsi­pras. «L’importante è arri­vare forti a que­sti nego­ziati, per­ché il piano B della troika è che Syriza non ottenga la mag­gio­ranza asso­luta e sia obbli­gata a gover­nare con i pro­pa­gan­di­sti che difen­dono le sue posi­zioni», ha spiegato.

La par­tita più dif­fi­cile Tsi­pras la gioca invece in Gre­cia, con­sa­pe­vole che se non man­terrà le pro­messe della vigi­lia il con­senso rischierà di eva­po­rare, facendo un danno gigan­te­sco all’intera sini­stra: cosa acca­drà quando, come annun­ciato, tirerà fuori le liste degli eva­sori e tas­serà i grandi patri­moni, «le ville con due, tre, quat­tro piscine nelle mani di società off­shore», quando sarà col­pita la grande pro­prietà, quando si met­terà mano a una riforma della poli­zia, che «dovrà difen­dere la sicu­rezza dei cit­ta­dini nei quar­tieri e non repri­mere le mani­fe­sta­zioni paci­fi­che»? Come rea­gi­ranno i poteri forti locali all’annuncio che «il trian­golo del pec­cato», quei legami opa­chi tra poli­tica, grande impren­di­to­ria e media sarà messo in discussione?

Un primo assag­gio di quanto possa essere com­pli­cato met­tere mano a ciò che non fun­ziona in Gre­cia è arri­vato pro­prio in que­sti giorni: ban­chetti e gazebo del par­tito sono stati presi di mira a più riprese da ultras dell’Aek Atene. Tutto è legato al fatto che Syriza si oppone a una spe­cu­la­zione edi­li­zia legata alla costru­zione del nuovo sta­dio a Nea Phi­la­del­phia, un comune della Grande Atene gover­nato dalla coa­li­zione della sini­stra radi­cale. In più occa­sioni gli atti­vi­sti di Syriza si sono tro­vati accer­chiati da bande di gio­vani con le sciarpe gial­lo­nere dell’Aek, ma il par­tito ha deciso di non ali­men­tare ten­sioni in cam­pa­gna elet­to­rale e non ha denun­ciato pub­bli­ca­mente i fatti.

«Ci scon­tre­remo con l’establishment, con la cor­ru­zione, con chi ha preso deci­sioni che hanno por­tato a que­sta situa­zione, con le regole dei mezzi di comu­ni­ca­zione», afferma con sicu­rezza Tsi­pras. Ma ammette che non sarà facile. «Ho l’impressione che cer­che­ranno di inde­bo­lire Syriza. Cree­ranno delle situa­zioni molto dif­fi­cili», sostiene Tsi­pras, per il quale «solo la forza potrà garan­tirci», quella che sarà deter­mi­nata dal suc­cesso elet­to­rale. In ogni modo, «la sini­stra non ha mai avuto un’occasione sto­rica come que­sta. Ed è anche l’ultima occa­sione per il Paese. Se fal­li­remo, tutti saremo giu­di­cati dalla sto­ria», dice rivolto a quelle forze che a sini­stra rifiu­tano qual­siasi alleanza, in par­ti­co­lare ai comu­ni­sti del Kke (e pure all’altro par­tito dell’ultrasinistra Antar­sya), ai quali lan­cia un amo: «Anche se doves­simo avere la mag­gio­ranza asso­luta, cer­che­remo alleanze e col­la­bo­ra­zioni con chi si è oppo­sto ai Memo­ran­dum e alla troika».

Ma, se pur l’aspirante pre­mier ha riba­dito che i primi passi saranno il soste­gno alle classi disa­giate, che più hanno sof­ferto la crisi, e le misure a favore della classe media impo­ve­rita (dalla riforma fiscale al tetto dei 12 mila euro al di sotto del quale non si paghe­ranno tasse, una misura richie­sta in par­ti­co­lare da con­ta­dini e liberi pro­fes­sio­ni­sti, fino all’abolizione della tassa sulla prima casa), le novità di ieri riguar­dano essen­zial­mente il rap­porto con l’Europa. «Ono­re­remo tutti i trat­tati per­ché siamo mem­bri dell’Ue, ma non rispet­te­remo gli impe­gni presi dai governi pre­ce­denti. Con i Memo­ran­dum non sono stati rispet­tati i patti fon­da­men­tali, non è pos­si­bile che la Gre­cia sia gover­nata da pic­coli fun­zio­nari di Bru­xel­les. Vogliamo nego­ziare con pari diritti. E’ una que­stione di dignità», dice Tsi­pras, che non si spiega per­ché la Com­mis­sione euro­pea abbia lasciato tanto potere a un’istituzione come la troika, non pre­vi­sta da nes­sun trat­tato e che non può controllare.

Syriza si dice pronta ad aprire anche un altro fronte di scon­tro in Europa: quello sui debiti di guerra. «La Ger­ma­nia deve pagare per l’occupazione nazi­sta, è un impe­gno che abbiamo nei con­fronti della gene­ra­zione che ha fatto la Resi­stenza. Riven­di­che­remo que­sto cre­dito verso tutti i Paesi euro­pei. Su que­sto non pos­siamo fare com­pro­messi, si tratta di un debito sto­rico. Vogliamo che non sia una richie­sta greca, ma che si fac­cia all’interno degli organi euro­pei». Non sarà facile nep­pure que­sto, con Ber­lino sul banco degli impu­tati. E’ un brac­cio di ferro annun­ciato, quello tra Mer­kel e Tsi­pras. Che avverte i tede­schi: «In Fran­cia Marine Le Pen rischia di vin­cere le ele­zioni, qui Alba Dorata avrà un risul­tato impor­tante. C’è il rischio di un ritorno del fasci­smo in tutta Europa. Devono capire che non pos­sono con­ti­nuare così».



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