In Croazia il presidente della Repubblica riveste soprattutto un ruolo cerimoniale, ma l’elezione di ieri è particolarmente significativa in vista delle elezioni politiche, previste per la fine del 2015: l’improvvisa popolarità di Grabar-Kitarovi? indica soprattutto una crisi di consenso per il partito socialdemocratico al governo, che in quattro anni non è riuscito ad adottare misure efficaci contro la disoccupazione (attualmente il tasso di disoccupazione in Croazia è attorno al 20 per cento). Lo stesso primo ministro Zoran Milanovic si è detto dispiaciuto per essere stato «un peso» per Josipovi?. Il primo turno si era tenuto il 28 dicembre e Josipovi? aveva ottenuto il 38,46 per cento dei voti, contro il 37,22 per cento di Grabar-Kitarovi?.
Nel discorso dopo la vittoria Grabar-Kitarovi? – che è stata anche ambasciatrice della Croazia negli Stati Uniti e ha lavorato come assistente del segretario generale della NATO – ha detto: «ci attende un compito difficile. Uniamoci. Uniamo il nostro patriottismo, il nostro amore e la nostra fiducia nella madrepatria croata». Le sue parole hanno fatto pensare a un ritorno alle politiche nazionaliste diffuse in Croazia dopo l’indipendenza e la guerra nei Balcani. Durante la campagna elettorale Grabar-Kitarovi? aveva anche accusato Josipovi? di essere stato accomodante con la Serbia – i due paesi hanno combattuto l’uno contro l’altro negli anni Novanta – e ha aggiunto che la Croazia dovrebbe avere voce in capitolo nella decisione di far entrare la Serbia nell’Unione Europea. La Croazia è stata l’ultimo paese a entrare nell’Unione Europea, l’1 luglio del 2013: è però attualmente uno dei paesi con l’economia più debole di tutta l’unione.
Foto: Kolinda Grabar-Kitarovi? festeggia l’elezione a Zagabria, 11 gennaio 2015. (AFP/Getty Images)