«Anche se la situazione greca non è paragonabile a quella di nessuno degli altri mem- bri dell’eurozona, si farebbe uscire dalla bottiglia un genio che poi sarebbe difficile controllare », ammonisce Bofinger. Mentre l’ex commissario europeo agli Affari monetari, Olli Rehn, confermando il crescente allarme anche a Bruxelles, invita a concedere significativi sconti alla Grecia su debito sovrano, aiuti e crediti straordinari concessi, magari allungando i tempi di rimborso, per disinnescare la tensione politica. Le voci secondo cui Merkel e Schaeuble avrebbero deciso di rompere il tabù dell’intoccabilità della composizione dell’eurozona non fanno del resto che rafforzare Syriza, il partito di sinistra anti- rigore guidato da Alexis Tsipras.
Di fatto, resta gravissimo che la voce raccolta o lanciata da Spiegel online non sia né confermata ma nemmeno smentita dalla precisazione governativa di ieri sugli impegni che Atene dovrebbe rispettare in ogni caso. Non poco indica che la cancelliera — timorosa tra l’altro della crescita dei populisti euroscettici (AfD) o xenofobi (Pegida, che oggi torna in piazza a Colonia) a casa — tema la chiarezza. Dare questa impressione di voler far pressing sugli elettori ellenici è un errore pericoloso, ammonisce l’edizione domenicale del quotidiano liberalconservatore e filogovernativo Die Welt, ammonendo che in tal modo «si ottiene solo il risultato di rafforzare i sentimenti antitedeschi».
Anche un alto esponente della Cdu (il partito della cancelliera), Christian Baeumler, ha lanciato un avvertimento a non giocare col fuoco: «In caso di uscita ellenica dall’euro », ha detto, «i debiti greci non potranno essere rimborsati, e parte significativa di quel fardello cadrebbe sulle spalle tedesche».