Delega fiscale e nuovo regime dei minimi contributivi «Così non sarà un autogol»

Delega fiscale e nuovo regime dei minimi contributivi «Così non sarà un autogol»

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Che cosa si può fare in concreto per venire incontro alle legittime esigenze delle partite Iva? Dopo l’autocritica del premier Matteo Renzi la discussione diventa operativa. Per il sottosegretario all’Economia Emilio Zanetti si tratta di decidere se si vuole operare a «invarianza di risorse» oppure se siamo in grado di investire risorse aggiuntive. Nel primo caso Zanetti propone di rinunciare agli interventi sui contributi previdenziali di artigiani e commercianti – che assorbono buona parte degli 800 milioni stanziati per gli autonomi – , di confermare le nuove soglie Irpef previste dalla legge di Stabilità per le varie tipologie di partite Iva e alzare però il forfait per professionisti e freelance da 15 mila a 30 mila, «applicando un’aliquota fiscale tra il 10 e il 12%». Per operare queste correzioni si potrebbero usare i decreti attuativi della delega fiscale che potrebbero essere approvati entro marzo. «Tra l’altro la delega fiscale è la sede più appropriata per modificare norme di questo tipo e caso mai si è sbagliato a usare la Stabilità».
È chiaro che in questo modo artigiani e commercianti farebbero un passo indietro e i freelance avrebbero un regime fiscale dei minimi più severo di quello di oggi (10-12% contro 5%) ma valido per sempre – e non solo per 5 anni – e senza tetti anagrafici. Se invece il governo fosse in grado di reperire nuove risorse il passo indietro per la previdenza di artigiani e commercianti non sarebbe più necessario e si potrebbe finanziare con alcune centinaia di milioni di euro il rialzo dei minimi per professionisti e freelance tra i 25 e i 30 mila euro. «In questo modo pareggeremmo l’autogol che ci siamo fatti. Siamo il primo governo che ha stanziato 800 mila euro per le partite Iva e siamo riusciti a prenderci gli insulti!». Zanetti pensa che anche l’aumento dei contributi al 33% per la gestione separata Inps sia un errore, «sopra il 25% non è sostenibile».
Il giudizio dell’ex ministro Giulio Tremonti è molto severo, a suo dire il governo Renzi si è mosso «in modo folle». Argomenta: «Nello stesso giorno sono riusciti ad accreditare tre regimi diversi di tassazione delle partite Iva. Quello in vigore oggi, quello che sarà modificato dalla legge di Stabilità, non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e il terzo preannunciato via radio da Renzi. Non si era mai visto che una legge di Stabilità fosse sconfessata ancor prima di entrare in vigore». I continui cambiamenti e l’adozione di misure fiscali complesse «sono puro sperimentalismo fiscale, i contribuenti vengono trattati come cavie e mi chiedo – conclude l’ex ministro – cosa possa aver capito di tutta questa discussione un giovane falegname».
Acta, l’associazione dei freelance, dopo le dichiarazioni di Renzi ha lanciato la campagna #Renzirewind. Spiega la presidente Anna Soru: «Se il premier è coerente deve bloccare l’aumento dei contributi per la gestione separata Inps. Ci sta spingendo a diventare imprese artigiane o commerciali. Il governo dovrebbe studiare invece un regime agevolato». Quando, infatti, a casa delle partite Iva arriverà l’attesissima busta arancione con le stime sulla pensione futura «sarà chiaro a tutti che non c’è interesse a versare più contributi per avere un assegno da poche centinaia di euro». Quanto ai minimi della tassazione Irpef, Soru sostiene che bisogna incentivare la propensione delle partite Iva a crescere, a creare attività robuste e «quindi già il limite a 30 mila suonava demotivante». Ora la cosa più sensata che si può fare è lasciarlo lì e non tagliarlo a 15 mila.


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