Addio ai gruppi M5S altri tre sbattono la porta Caos in aula, 15 espulsi

Addio ai gruppi M5S altri tre sbattono la porta Caos in aula, 15 espulsi

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ROMA . Il Movimento Cinque Stelle continua a perdere pezzi. Ieri hanno deciso di dimettersi dal Parlamento due senatori, Giuseppe Vacciano, il tesoriere del gruppo, e Ivana Simeoni. Li ha seguiti il deputato Cristian Iannuzzi, figlio della Simeoni. Ma quasi a compensare le difficoltà interne, i grillini della Camera hanno dato spettacolo. Durante la discussione della legge di Stabilità hanno “assaltato” a più riprese il banco del governo ed esposto cartelli di tutti i tipi. Come “ladri di pellet”, “vergogna” e “governo d’azzardo”. Ottenendo come risultato un grappolo di espulsioni: ben 15. «Non c’è nulla di eroico», ha detto Laura Boldrini, invitandoli ad uscire fra gli applausi di Pd e Sel. Fuori la scontro è continuata sui social. «Un commesso mi ha sbattuto a terra. È una guerra – scrive Michele Dell’Orco, uno degli espulsi. «La maestrina Boldrini oggi mi ha sospeso dall’aula», twitta Daniele Del Grosso.
Infine un comunicato: «In questi giorni abbiamo visto cose inaccettabili, inenarrabili, mai viste nella storia parlamentare recente». L’azione di protesta “interna” è stata accompagnata da in sit in a Largo Goldoni, a via del Corso. I deputati, seduti in cerchio, hanno manifestato tra la folla dello shopping natalizio all’insegna dello slogan “governo marchettaro”. Una mobilitazione lanciata la mattina da Beppe Grillo che, ricevuto dal prefetto di Genova, per parlare delle tasse degli alluvionati, ha detto: «Si preferisce finanziare il gioco d’azzardo piuttosto che salvare chi è stato danneggiato». Il leader però deve fare i conti con la diaspora che fino ad oggi ha prodotto l’abbandono, a vario titolo, di 17 senatori e 9 deputati. E altri ne seguiranno. Ieri, per esempio, Aris Prodani, dissidente “storico”, ha approfittato della diretta “pirata” dalla commissione Bilancio, per accusare il suo gruppo di avergli “censurato” due emendamenti. Quelli che hanno lasciato ieri, tutti e tre fanno capo a Latina, tengono pero a precisare che non escono dal Movimento, che rispetteranno tutte le regole e le decisioni dei gruppi. Il terzetto spiega che non va in altri partiti, che andrà al Misto solo in attesa di uscire dal Parlamento. Vogliono lasciare lo scranno perché non condividono più il “metodo” di gestione del Movimento. Lamentano la scelta del “direttorio” e l’abbandono del principio “uno vale uno”. «Oggi – scrive Vacciano non riesco a identificare in questo Movimento (che rappresenta l’ultima speranza per il paese) alcuni elementi che per me erano fondamentali».


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