Napolitano, ultimi affondi “Stop ai pm protagonisti” E attacca il bicameralismo

Napolitano, ultimi affondi “Stop ai pm protagonisti” E attacca il bicameralismo

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ROMA . Il bicameralismo paritario? «È stato il principale passo falso dell’Assemblea costituente». L’India sui marò? «Nonostante le promesse, è mancata la loro volontà politica di una soluzione equa». L’astronauta Cristoforetti? Quando le parla Napolitano si commuove e le dice «per tutti noi lei è Samantha…». La corruzione scoperta con l’inchiesta di Roma? «L’intreccio inedito con la mafia e la politica è un nodo molto grosso». I pm protagonisti? Per il capo dello Stati ci sono stati, così come «le iniziative di dubbia sostenibilità assunte nel corso degli anni da alcuni magistrati della pubblica accusa».
È lunga la giornata di Giorgio Napolitano.
Comincia con la telefonata a Samantha Cristoforetti. Prosegue parlando con il marò tuttora in India Massimo Girone, che ribadisce «nonostante tutto, la sua fiducia nelle istituzioni» (oggi il presidente ne parlerà con Renzi). Prosegue con un lungo speech al Csm — di cui Napolitano è presidente — in cui ripercorre nove lunghi anni di polemiche sulla giustizia. Seduto accanto al vice Giovanni Legnini, si autocita molto spesso, soprattutto quando polemizza con i magistrati troppo protagonisti, con le missioni improprie, dove tutti i presenti leggono una sua nuova presa di distanza dal processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, che lo ha visto interrogato come teste al Quirinale, e su cui non ha mai mancato di essere critico.
La giustizia dunque. Quella che non funziona. Per la quale il presidente si augura «un profondo e organico processo innovatore». Magistrati che lavorano, come quelli che a Roma hanno scoperto l’intreccio politica, mafia, corruzione, «un’azione repressiva fondamentale» la loro. Ma anche magistrati che sbagliano, «in presenza di ingiustificate lungaggini o di casi di scarsa professionalità sia in campo civile che penale». Ma soprattutto pm che, secondo Napolitano, vanno fuori delle righe.
«Comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunte, nel corso degli anni, da alcuni magistrati della pubblica accusa».
È il passaggio più critico contro la magistratura, accompagnato dal modello ideale di toga secondo Napolitano: «Per comportamenti appropriati intendo quelli ispirati a discrezione, misura, equilibrio, senza cedimenti a esposizioni mediatiche o a tentazioni di missioni improprie». Un’altra critica ai giudici che non parlano con le sentenze, come richiede con insistenza il premier Renzi. Magistrati che rischiano però di finire nel tritacarne delle critiche. Con i quali, con nettezza, si schiera il vice presidente Legnini, perché «bisogna evitare che la dignità dei giudici venga ingiustificatamente ferita da gratuite forme di delegittimazione». Non ce l’ha né con Napolitano né con Renzi, però Legnini tiene il punto contro tutti quelli che attaccano in modo gratuito la magistratura.
Anche Napolitano è critico quando dice: «Non è ammissibile che si oscuri il fine da perseguire, che è quello di applicare e far rispettare le leggi». Esplicitamente, il presidente invita il Csm a vigilare contro i comportamenti fuori dalle regole, sollecitando esplicitamente una procedura disciplinare laddove è necessaria.
Infine le correnti, un altro leitmotiv del Napolitano pensiero.
«Legittime», ma col rischio che possano «degenerare» e diventare soltanto «gruppi di potere».


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