M5S, blitz sugli espulsi Assemblea di fuoco e rischio scissione

M5S, blitz sugli espulsi Assemblea di fuoco e rischio scissione

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MILANO Uno strappo improvviso, forse, per evitare il confronto con l’assemblea. Una vera e propria «bomba» che rischia di destabilizzare l’equilibrio già compromesso tra i fedelissimi e l’ala critica del Movimento. È metà pomeriggio quando la presidente della Camera Laura Boldrini annuncia il passaggio di Massimo Artini e Paola Pinna dal gruppo dei Cinque Stelle al misto. Un passaggio formale per i due deputati cacciati dal M5S — dopo una votazione in Rete —, un passaggio che però avrebbe dovuto essere ratificato dall’assemblea congiunta in programma mercoledì (e ora, a quanto si apprende, rimandata a data da destinarsi, forse proprio per evitare la resa dei conti). A firmare la lettera che sancisce l’epurazione è il capogruppo a Montecitorio Andrea Cecconi.

Proprio per una presunta violazione della procedura ieri si è tenuta una riunione tra i deputati pentastellati. Quattro ore di dibattito a nervi scoperti: c’è anche chi ha avanzato la richiesta di dimissioni — poi rientrata — nei confronti di Cecconi. Il capogruppo si è preso le proprie responsabilità (per ora senza conseguenze), ha spiegato ai colleghi presenti alla riunione, una quarantina in tutto, che l’iter di espulsione in alcuni casi specifici, può avvenire su decisione del capogruppo. Tuttavia, i nodi tra i deputati sono ancora da sciogliere. Chi ha partecipato all’incontro parla di «situazione tesa» e di un passo «da cui non si può tornare indietro». «Hanno fatto ciò che dovevano, per paura — spiega un esponente critico —. Se fossimo arrivati al voto, avrebbero potuto perdere».
Artini, che comunque ha trascorso parte della domenica «in giro per meet-up, per spiegare quello che sta succedendo», attacca il capogruppo: «Ora stiamo bruciando una serie di regole che ci eravamo dati. Cecconi non doveva firmare, glielo ho detto anche di persona: è un discorso di schiena dritta». Walter Rizzetto rivendica la «necessità di chiarirsi, cercando di dare fiducia al gruppo in modo che le tensioni possano appiattirsi» e si augura «l’aiuto dei cinque nuovi vice». Lo scontro rischia di spostarsi dall’aula allo schermo. Stasera a Piazzapulita su La7 interverrà Federico Pizzarotti. Il sindaco di Parma eviterà la presenza fisica nel talk show (che fa parte della «lista nera» del Movimento cinquestelle), ma sarà intervistato in collegamento dall’Emilia per presentare la kermesse in programma a Parma la prossima domenica. Quasi certamente l’iniziativa del sindaco sarà oggetto di tensione con i fedelissimi e con lo staff milanese.
L’evoluzione degli avvenimenti resta incerta e l’ipotesi di una scissione che potrebbe anche coinvolgere venti-trenta parlamentari è più che mai insistente. Così come ritornano con prepotenza indiscrezioni sugli scenari a Palazzo Madama. Gli ex Cinque Stelle, si sa, sono divisi in una serie di rivoli, ma sotto traccia c’è chi sta lavorando per compattare un gruppo di una decina di senatori, alcuni in uscita e altri già usciti dal Movimento. L’idea è quella di un soggetto autonomo, che potrebbe all’occorrenza — in casi specifici — dare il proprio sostegno all’esecutivo. Tutto, ovviamente, dipenderà da quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni.
Intanto l’ex capogruppo al Senato, Vito Crimi, commenta la nascita del direttorio: «Beppe ha lanciato una proposta. La rete l’ha accettata. Cambia la scenografia, ma gli attori sono sempre gli stessi: noi, tutti, dal primo all’ultimo. E il telecomando è sempre nella nostra mano». Sulla sua presunta delusione per essere stato escluso dalle nomine, Crimi ribatte: «Chi mi conosce può confermare che quando ho saputo della proposta ho tirato un respiro di sollievo, non immaginate neanche quale onere dovranno sobbarcarsi questi cinque nostri amici. Aiutiamoli piuttosto a reggere questo peso anziché appesantirlo».
Emanuele Buzzi


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