Tensione Pd-Pisapia “Dica se si ricandida” Il sindaco: decido io

Tensione Pd-Pisapia “Dica se si ricandida” Il sindaco: decido io

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MILANO .Scoppia un caso tra il Pd nazionale e Giuliano Pisapia. Quando manca un anno e mezzo alle elezioni comunali, il sindaco di Milano non ha ancora deciso se ricandidarsi o no. E dal Nazareno gli mettono fretta: per il Pd un Pisapia bis rimane la prima opzione, ma se il sindaco decidesse di sfilarsi deve dirlo tra un paio di mesi. Così il partito che alle europee a Milano ha sfiorato il 45 per cento avrebbe il tempo di fare le sue scelte, di indicare un suo candidato sindaco, magari presentandosi con una coalizione che terrebbe fuori la sinistra radicale.
Il pressing dei renziani dura da tempo, ma ha avuto una forte accelerazione negli ultimi giorni. Con una serie di riunioni tra i dirigenti locali e il vicesegretario Lorenzo Guerini, che per conto di Renzi sta seguendo il dossier Milano (come ha raccontato ieri all’edizione milanese di Repubblica). Pisapia ha letto e in mattinata è sbottato: «Non mi faccio certo dettare l’agenda dalla segreteria nazionale del Pd; manca ancora un anno e sei mesi alle elezioni e io non ho dubbi né tentennamenti sulle priorità e il futuro di Milano; onoro il mio impegno coi cittadini lavorando giorno e notte per affrontare le sfide che ci attendono». Ma sulla ricandidatura il sindaco continua a sorvolare. Tra le sfide più importanti indicate da Pisapia c’è l’Expo: «Giuliano — racconta un suo stretto collaboratore — non deciderà nulla prima che siano passati almeno due mesi dall’inizio dell’esposizione, vuole vedere come la città reggerà questa prova e capire se per lui sarà un trampolino o un segnale d’allarme».
Ma in serata la polemica si attenua. Pisapia sente Guerini, e il vice di Renzi detta alle agenzie: «Nessun ultimatum o diktat; in vista del 2016 ci sarà tempo e modo di fare, nell’ambito della coalizione che guida la città, le valutazioni che riguardano il futuro di Milano». E anche il segretario lombardo Alessandro Alfieri getta acqua sul fuoco, con una dichiarazione concordata con Guerini: «Le candidature degli amministratori locali le decidono i territori, principio totalmente condiviso dalla segreteria nazionale ». Il sindaco apprezza e ringrazia: «Adesso lavoriamo tutti insieme, da parte mia non c’è mai stata alcuna volontà polemica, ma solo la necessità di un chiarimento». Gli assessori, anche e soprattutto quelli del Pd,fanno quadrato: «Il nostro candidato è Pisapia ». A mettere i piedi nel piatto è soprattutto il democratico non renziano Pierfrancesco Majorino, che in giunta si occupa di Servizi sociali: «A Milano il Pd con il sindaco è correttissimo, ma a Roma dico che non saranno i diktat delle correnti a farci decidere che cosa fare». Interviene pure Gianni Cuperlo, ieri a Milano per il battesimo di Sinistradem: «Pisapia ha ragione a dire che deciderà lui».
Ma la destra soffia sul fuoco, tentando di accomunare nel “fallimento” le due città più importanti governate dal centrosinistra. Giovanni Toti, Forza Italia: «Roma e Milano sono allo sbando, se ne accorge anche il Pd». La sua collega di partito Mariastella Gelmini: «Si è ufficialmente aperta la campagna elettorale per il dopo Pisapia». E il leghista Matteo Salvini: «Pisapia come Marino vede il fallimento; in sé è una brava persona, ma ha una squadra non all’altezza».

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