Juncker insiste: no ai sabotaggi da Roma

Juncker insiste: no ai sabotaggi da Roma

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BRUXELLES È la prima riunione collegiale della nuova Commissione Europea, la sua prima presentazione a un migliaio di giornalisti di tutta l’Europa. E coloro che Matteo Renzi e David Cameron hanno definito «burocrati», «funzionari», tracciano subito la linea: «D’ora in avanti — dice Jean-Claude Juncker, il presidente — reagirò a ogni critica infondata, da qualunque parte provenga. Non siamo dei bambini. Ogni tentativo di sabotare la Commissione prima ancora che inizi a lavorare, è qualcosa contro cui io reagirò. Renzi? Non ho problemi con lui. Né con Cameron: è lui che ha problemi con gli altri primi ministri…».
Non potrebbe essere più marcata, la differenza con lo stile felpato della precedente Commissione Barroso. Renzi ha appena preannunciato che non verrà in Europa «con il cappello in mano», ripete che non accetterà lezioni. Juncker non torna a nominarlo, ma è ancora a lui e a Cameron che si riferisce quando martella sillaba dopo sillaba: «Dire che la Commissione non dovrebbe interferire in aree che sono parte della coordinazione economica in Europa, dire che non si accetteranno lezioni da burocrati, questo è un modo di descrivere la Commissione che non mi fa piacere».
I messaggi si incrociano. «Siamo sorpresi — ribatte da Roma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi — qualcuno che è negli affari europei da 18 anni dovrebbe essere abituato al dibattito. E quando lo dobbiamo fare il dibattito sul ruolo politico della commissione se non a inizio mandato?».
Oggi arrivano a Bruxelles i ministri delle finanze della zona Euro per il vertice dell’Eurogruppo, e chissà che la polemica non si riaccenda. Ma non si tratta solo di presunte antipatie, né solo di politica. Certo, dietro questi scambi va intuito il negoziato su debito e deficit.
Ma l’«altro» non detto è che Junker accomuna ormai Renzi a Cameron, cioè al leader oggi meno amato a Bruxelles, e soprattutto quello che cammina sull’orlo dell’eurozona, ogni tanto minaccia di uscirne, insomma appare a volte come una sorta di incontrollabile Lucignolo. È solo una coincidenza dialettica, naturalmente, l’Italia è fra i Paesi fondatori dell’Ue, nessuno può pensare che ne finisca ai margini: ma quell’altissimo debito pubblico, che anche nelle ultime ore ha destato tanto allarme, rende più cupe anche le coincidenze.
Juncker, almeno per ora, sembra avere al suo fianco tutta la sua squadra. Qualche perplessità poteva esserci, perché fra gli altri commissari vi sono anche il socialista francese (dunque compagno teorico di Renzi) Pierre Moscovici, e l’italiana Federica Mogherini, fortissimamente voluta proprio da Renzi nel posto di Alto commissario per gli affari esteri e la politica di sicurezza. E il britannico Jonathan Hill, naturalmente. Hanno accettato tutto, hanno difeso Juncker, hanno difeso Renzi o Cameron? «Mi sembra — dice Juncker — che la mia risposta alle critiche alla Commissione sia stata condivisa largamente, se non sostenuta all’unanimità». Parte un’altra raffica di interpretazioni: quanti e chi sono, su 28 commissari, quelli che non avrebbero sostenuto il loro presidente contro Renzi o Cameron? Le previsioni economiche sono per ora archiviate.
Luigi Offeddu


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