Serra apre un caso sul diritto di sciopero
Naturalmente non sono parole dal sen sfuggite. Dicono che Renzi, che dal palco non si perde un sospiro di questa Leopolda, non abbia gradito. In effetti, dalla cerchia attorno al premier sono in tanti a prendere le distanze dal finanziere. La prima è una delle conduttrici della Leopolda, la deputata Silvia Fregolent: «Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione». Netto anche il sottosegretario Graziano Delrio: «Non sono d’accordo con Serra, il problema dell’Italia non è limitare il diritto di sciopero, ma creare lavoro». Da Roma arrivano le bordate di Susanna Camusso: «Il costo degli scioperi non è dei finanzieri, ma dei lavoratori che rivendicano i loro diritti». E Pippo Civati: «Forse alla Leopolda c’è anche una delegazione della destra repubblicana statunitense». Lapidaria il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia: «Non aggiungerei altri temi alla riforma». La risposta di Serra? «Mi iscriverò al Pd, ho fatto domanda a Londra…».
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UNA GUERRA TRA POVERI
Quanto è difficile nel nostro paese uscire da logiche puramente categoriali: che riconoscono diritti e protezioni diversi a persone nella stessa condizione oggettiva, ma appartenenti a categorie – professionali, territoriali, di età, ecc. – differenti.
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NAZIONALIZZARE, NON BASTA LA PAROLA
Alla fine le parole fatidiche sono state pronunciate. «Confisca» (Passera e Cremaschi) e «requisizione» (De Benedetti e Leon), riferite all’Ilva di Taranto o forse a tutto il gruppo Riva; e «nazionalizzazione» (Hollande: riferita al gruppo Mittal, che vuole dismettere uno dei più antichi altoforni della Francia, con tutti i suoi operai: ma solo una parte dell’impianto, per impedire a un eventuale compratore di poterlo utilizzare per fargli concorrenza: con tanti saluti per le sorti e la vita dei lavoratori. «E’ l’economia, stupido!», direbbe qualcuno).