Torino. «Siamo noi la maggioranza»
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi. I primi a entrare in piazza Castello sono i lavoratori della De Tomaso di Grugliasco, che rischiano di trovarsi presto senza più ammortizzatori. Finiranno in mano cinese o per strada? Intanto, guidano la testa del corteo regionale Fiom e, quando arrivano sotto il palco, risuonano le note della canzone dei Modena City Ramblers dedicata a Peppino Impastato. Lungo via Cernaia e via Pietro Micca, prima che gli scontri si prendano la scena, i passi delle tute blu da cento diventano migliaia (10mila persone in corteo). Fiat Mirafiori, Iveco, Lear, Vertek, Ilva, Johnson Eletric, Cerutti sono solo alcune delle sigle di una crisi infinita, dove ogni giorno di più l’indotto automotive si sente senza fiato. I metalmeccanici della Cgil sono scesi in piazza a Torino contro il Jobs Act, riforma del governo Renzi ancora indefinita ma dalle intenzioni precise: «Toglierci gli ultimi diritti», dicono i manifestanti. Lo sciopero di 8 ore della Fiom in Piemonte ha avuto adesioni alte nelle fabbriche, dal 60 al 95%.
«I problemi dell’Italia — ha sottolineato il segretario generale Landini in piazza Castello — non si risolvono né con l’eliminazione dell’articolo 18, né con la legge di stabilità. Una follia. Se lo Stato dà soldi pubblici alle imprese, queste si devono impegnare a non licenziare. È una manovra sotto dettatura della Confindustria, che è l’ultima che può dare lezioni, visto che la crisi è anche responsabilità di imprenditori che portano i soldi all’estero e non fanno investimenti». Landini è chiaro: «Bisogna creare nuovo lavoro, difendere quello che c’è e far ripartire gli investimenti. Non vorrei che Marchionne, che ha annunciato che nel 2018 lascerà Fca, andasse via nel momento in cui finiscono gli ammortizzatori sociali. Quelli che arrivano dopo di lui dovranno gestire i problemi che lui non ha voluto affrontare». Si è rivolto direttamente al premier: «Renzi puoi mettere tutti i voti di fiducia che vuoi, ma la maggioranza del Paese non ce l’hai. La maggioranza è tra lavoratori che faticano ogni mese, tra i precari che non vorrebbero essere tali, tra chi è in cassa integrazione o chi il lavoro non ce l’ha. Siamo convinti che la mobilitazione in atto aiuterà a creare crescita, occupazione e posti di lavoro». In piazza anche Prc e Sel.
Mentre i delegati e dirigenti sindacali si alternavano sul palco, sono scoppiati gli scontri tra studenti e polizia. Il fumo acido dei lacrimogeni, lanciati dalle forze dell’ordine, ha pervaso il cielo. La tensione è salita con l’arrivo dello spezzone degli studenti (presenti anche centri sociali e sindacati di base), che si era aggregato al serpentone dalla Fiom a metà corteo. Protestano contro «il vertice dell’ipocrisia», il summit Ue sul lavoro, in programma al Teatro Regio. Hanno scandito slogan contro la precarietà, le riforme Renzi e i «ladri» di futuro. Quelli che costringono 25 milioni di persone in Europa a restar disoccupati.
La scintilla è scattata dopo il lancio contro gli agenti di oggetti, bottiglie, uova e pomodori da parte di alcuni manifestanti. La reazione della polizia è stata dura: lacrimogeni uno dopo l’altro con il loro micidiale gas cs, arrivato anche vicino al palco della Fiom. Landini ha esclamato: «Qualcuno ha scelto di tentare di rovinare questa giornata in modo sciocco. Non è permesso a nessuno. Lo dico per rispetto delle migliaia di lavoratori che sono in questa piazza, noi dobbiamo unire e non dividere il Paese».
Le scaramucce tra polizia e studenti sono continuate dopo i comizi. Sei i manifestanti fermati, un giovanissimo attivista è stato sbattuto a terra e ammanettato, mentre un agente lo fermava col ginocchio sul collo. I sei saranno denunciati per i reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale aggravata dal lancio pericoloso di oggetti. Tre agenti feriti nei disordini. La Fiom parla di «pochi facinorosi» che potevano essere isolati e contesta «la reazione spropositata, da parte delle forze dell’ordine» hanno precisato i segretari di Torino e Piemonte Federico Bellono e Vittorio De Martino. Landini ha attaccato: «Bisogna capire se questo eccesso di reazione sia dovuto all’inesperienza di chi era in piazza o se dietro ci sia il governo». Ieri, una delegazione della Fiom ha incontrato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «Abbiamo illustrato – ha raccontato Bellono – come a Torino, più che altrove, si capisca come l’uscita dalla crisi non passi attraverso le attuali decisioni del governo sul lavoro, ma dalla Fiat al settore aeronautico; c’è un problema che riguarda il futuro industriale del Paese». Oggi, alle 14,30 il movimento che ha animato lo sciopero metropolitano (dai blocchi ai mercati generali al vertice europeo) partirà in corteo da Palazzo Nuovo per protestare contro il summit. Ci saranno studenti, sindacati di base, tra cui la Cub, e comitati per la difesa dell’ambiente e dei diritti.
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