Lega Nord. Milano, l’invasione dei razzisti vecchi e nuovi
La Lega Nord ha candidato Carlo Tavecchio per l’Ambrogino d’Oro 2014. Il presidente della Fgci, per i leghisti, merita il premio della città di Milano per la sua battuta sui giocatori neri che mangiano banane. Storicamente, l’idiozia è sempre stata il tratto distintivo di ogni iniziativa politica del partito padano, con le sue liturgie e le sparate, le ampolle sul Po, la secessione con le cotiche, i vertici con la canotta e le pallottole di Bossi per i giudici che costavano 300 lire. Si rideva per non piangere, eppure hanno governato per un ventennio.
Ma la storia oggi è cambiata, e forse è cambiata anche la Lega. In peggio, se possibile. E c’è poco da sorridere, nonostante la spiritosaggine dell’Ambrogino.
Si capirà questa sera in piazza Duomo se ha ragione Matteo Salvini, l’uomo che in un anno ha saputo riposizionare la Lega laddove soffia il vento della destra europea più radicale e razzista. Una autostrada, o un vuoto da colmare, come si dice in politica, che colloca il partito non più in «padania» ma direttamente nell’Europa della crisi economica che strangola i cittadini con le politiche di austerità. Un terreno fertile anche per intercettare la peggior destra radicale italiana, che per la prima volta si trova a fiancheggiare un partito di un certo spessore elettorale. Matteo Salvini il vuoto in parte l’ha già colmato. Saranno anche solo sondaggi, ma vorrà pur dire qualcosa se un partito così radicato territorialmente oggi ha il doppio del consenso dei partiti di sinistra.
Per questo l’altro Matteo vincente della politica italiana preannuncia una «giornata storica, memorabile». Parla di centinaia di pullman, esagera centomila persone in piazza Duomo, ma è indubbio che da diversi anni la Lega non sentiva intorno a sé un’aria così frizzante. Potrebbe formarsi una piazza inedita, livida, con forze fresche come i militanti di Casa Pound a marciare fino in Duomo. Una cosa impensabile fino a poco tempo fa nella città che si vuole sempre più stancamente «medaglia d’oro» per la Resistenza. Partono da Porta Venezia alle 16,30 (un’altra ferita a sinistra), il comizio è alle 18.
I leghisti, come sempre, cavalcano la xenofobia e la paura, ma anche in questo caso c’è un elemento di novità che dà concretezza alle battutacce. La manifestazione non è genericamente «contro l’invasione dei clandestini», ma ha un obiettivo politico preciso: la sospensione della missione Mare Nostrum. E la missione è compiuta, perché, anche se con accenti non razzisti, è proprio il governo Renzi-Alfano che ha deciso così. Prossimamente, senza il pattugliamento in acque internazionali, nel mediterraneo moriranno sempre più migranti. Una politica di morte. La invocano i leghisti, la conduce il governo senza provocare alcuna reazione nella «società civile». Che fare?
Nell’immediato, anche se di sicuro non basta, il minimo che potesse accadere è già accaduto: contemporaneamente alla marcia leghista oggi ci sarà una manifestazione «contro», per non lasciare Milano in mano a razzisti e fascisti. A partire da piazza Cairoli, alle 15, antifascisti, antirazzisti, centri sociali e studenti sfileranno per le vie del centro con in testa un’altra idea di mondo. Tutti insieme. E non era scontato, perché a sinistra sono anni che ci si nasconde dietro allo spauracchio dei numeri «che non ci sono». L’elenco delle piccole o grandi associazioni che partecipano è infinito, fin troppo, e in aggiunta sfilano anche rappresentanti di Sel, Prc e 5 Stelle. Curiosamente Anpi e Camera del Lavoro di Milano, invece, ci tengono a sottolineare la «non» adesione alla manifestazione «organizzata dai centri sociali». Sono scandalizzati anche loro per il raduno leghista, ma dicono di essere «assolutamente contrari a qualsiasi contrapposizione frontale».
Liberi di non esserci, ma non di queste sottigliezze dovremmo occuparci. Prima o poi, gli sfaceli della crisi e le nuova destre che ovunque si stanno accreditando come unica forza antisistema, chiameranno direttamente in causa chi ancora non riesce ad orientarsi per comunicare con forza un pensiero o una idea ai cittadini che stanno pagando il prezzo più alto. E questa forse è la questione più dirimente per la sinistra, perché oggi la Lega Nord marcia contro i migranti che stanno morendo in mare. Hanno un nome e un cognome: lo scorso 3 ottobre ci sono voluti alcuni minuti solo per leggere i nomi delle 368 persone morte lo scorso anno nel naufragio di Lampedusa. Abbiamo sospirato un po’, e dopo due settimane ci ritroviamo in piazza Matteo Salvini.
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