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Milano La condanna definitiva per la vicenda dei diritti televisivi costa a Silvio Berlusconi anche il 20% di Mediolanum, che ai prezzi di Borsa di ieri vale circa 770 milioni di euro.
L’ex premier dovrà liberarsi della quota entro 30 mesi: avendo perso i requisiti di onorabilità in seguito alla sentenza definitiva per frode fiscale, come controllante indiretto di Mediolanum non può essere azionista sopra il 10% della banca fondata e guidata da Ennio Doris. Così ieri la Banca d’Italia, in applicazione di una direttiva entrata in vigore da poco che considera Mediolanum spa come capogruppo bancaria, ha imposto a Fininvest di alienarne le quote oltre il 9,99%. Entro tre mesi potrà affidare quel 20% eccedente a un «trust» indipendente, che poi procederà all’alienazione in modo da non affollare la Borsa di titoli.
Oggi Fininvest ha il 30,15% di Mediolanum raccolto per il 25,5% in un patto di sindacato con la famiglia Doris, a sua volta azionista al 40% circa (suddivisa tra lo stesso Doris e la moglie Lina Tombolato, al 6,6%). Il resto è flottante. Appena lo scorso dicembre Fininvest aveva venduto il 6,5% di Mediolanum a 6,4 euro per azione con un incasso di circa 260 milioni.
Ieri mattina il mercato ha reagito male all’annuncio, con un calo di Mediolanum di circa il 3% a 5 euro. Tuttavia la decisione della Banca d’Italia non ha colto di sorpresa l’entourage di Doris e di Berlusconi: al contrario era attesa, visto che si trattava di applicare una legge. C’è di più: da maggio — quando è cominciata la valutazione sui requisiti di onorabilità — i contatti con Via Nazionale sono stati intensi, anche per l’elaborazione di una soluzione che evitasse appunto di destabilizzare il mercato. La via elaborata e accettata dalla Vigilanza di Banca d’Italia è stata quella del «trust», che comunque deve essere distinto e separato dal gruppo Fininvest e sarà anch’esso sottoposto alla verifica da parte di Palazzo Koch, così come l’indipendenza dei suoi gestori.
Le ripercussioni sono state immediate anche sui rapporti tra Fininvest e Doris: il patto di sindacato è stato congelato e verrà sciolto, visto che per la quota eccedente il 9,9% Fininvest non può più esercitare i diritti di voto. Tuttavia la gestione della banca resta salda in mano a Doris, come lo stesso banchiere ha voluto precisare in una nota nella quale esprime anche «solidarietà» a Berlusconi. Potrebbero esserci effetti anche sul consiglio di Mediolanum, che è stato appena eletto secondo gli accordi del patto parasociale, cioè con il presidente Carlo Secchi indicato da Fininvest e con un numero di amministratori pari a quelli indicati da Doris, tra i quali il più giovane dei figli di Berlusconi, Luigi: «È possibile che decadano anche i consiglieri di nomina Fininvest, visto che non può avere influenza sulla gestione», spiega Doris, «Staremo in contato con le autorità per sapere se questi consiglieri debbano aspettare o no la scadenza del mancato. Vedremo».
Nei prossimi giorni Fininvest riunirà il consiglio di amministrazione per valutare le prossime mosse. Il conferimento al «trust» è solo un passaggio in vista della collocazione definitiva delle azioni. Un’ipotesi avanzata dagli analisti e suggerita ieri anche da Doris è che siano i figli di Berlusconi — Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi, anch’essi soci in Fininvest con quote paritarie — a rilevare il 20% di Mediolanum. Una decisione in questo senso potrebbe comportare comunque un riassetto più o meno ampio della galassia. Dentro la holding del Biscione si trovano anche le quote in Mediaset, Mondadori, Milan e il 2% di Mediobanca.
Una fetta potrebbe prenderla lo stesso Doris: «Se prima o poi andasse sul mercato, ci sarebbe la fila di pretendenti per Mediolanum, e ci sarei anch’io. Naturalmente non per consolidare il controllo, che già abbiamo con il 40%, ma per una questione di affetto. Naturalmente eviterei di far scattare l’opa obbligatoria o il delisting. Insomma non arriverei al 50% ma neanche ci andrei vicinissimo, per intenderci al 49,9%. Potrei prendere una quota del 3-5-6%». Personalmente Doris è dispiaciuto: «Grazie a Berlusconi nell’82 ho fondato l’azienda. Io ero e sono esperto di vendite, lui mi ha insegnato a essere imprenditore, ho avuto come maestro il più grande imprenditore italiano».
Fabrizio Massaro


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