La Ue contro Apple elusione fiscale aiutata da Dublino “Multa miliardaria”

La Ue contro Apple elusione fiscale aiutata da Dublino “Multa miliardaria”

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NEW YORK . È in arrivo una maximulta di miliardi di euro per Apple, dalla Commissione europea. L’accusa: avere usufruito di aiuti di Stato, in Irlanda. Anche se in realtà il comportamento che è alla base di questa sanzione è un altro: elusione fiscale. L’arrivo della sanzione pesantissima, «dell’ordine di miliardi di dollari» viene rivelato in un’intervista al Financial Times da uno dei massimi dirigenti della multinazionale californiana, l’italiano Luca Maestri che ricopre l’incarico di direttore finanziario. Parlando al Financial Times, Maestri respinge tutte le accuse, dichiara che «non c’è mai stato un accordo col governo irlandese che configuri un aiuto di Stato». Ma la smentita si riferisce solo a un’interpretazione molto restrittiva e letterale degli aiuti di Stato.
La vicenda all’origine di quest’iniziativa di Bruxelles, è ormai nota da due anni. La Repubblica ne ha dato conto in occasione delle audizioni al Congresso di Washington, quando il chief executive di Apple, Tim Cook, fu messo alla gogna per la gigantesca elusione fiscale. In quell’occasione venne fuori il ruolo-chiave dell’Irlanda. Per attirare investimenti esteri, il governo di Dublino ha offerto dei regimi agevolati che assomigliano a quelli di un paradiso fiscale offshore. Nel caso di Apple, per esempio, il prelievo sugli utili è quasi inesistente, l’aliquota è del 2%. Nella pratica poi la multinazionale fondata da Steve Jobs arriva a pagare perfino meno. Con un trattamento così generoso, Apple ha manovrato da anni per spostare verso le sue filiali irlandesi gran parte degli utili fatti in altre aree del mondo. Se ne occupò il Congresso Usa proprio perché la stessa base imponibile di Apple qui negli Stati Uniti viene prosciugata di profitti che vengono attribuiti a sedi straniere, sottraendo un gettito importante al fisco americano. All’epoca dell’audizione al Congresso, la multinazionale che produce gli iPhone e gli iPad aveva accumulato cash per 150 miliardi di dollari, quasi tutto collocato dentro le sedi estere e quindi praticamente esentasse. Con quali vantaggi per l’Irlanda? Pochi, almeno a sentire gli americani. La commissione d’inchiesta del Congresso Usa rivelò che molte delle filiali di Apple in Irlanda sono scatole vuote, contenitori finanziari, che non creano occupazione. La decisione della Commissione di Bruxelles implicitamente suona anche come una condanna per Dublino.
Anche se la multa colpisce Apple, l’accusa di avere percepito aiuti di Stato si ritorce anche contro chi quegli aiuti ha elargito. Di fatto gli aiuti di Stato sono perseguibili nel diritto antitrust dell’Unione europea perché rappresentano una distorsione della concorrenza: le aziende che operano in mercati simili in altri Paesi vengono danneggiate. La multa contro Apple, quando verrà annunciata, segnerà un nuovo capitolo nella guerra tra Bruxelles e la Silicon Valley. Un altro fronte delicato è l’offensiva dell’antitrust europeo contro Google. Ma sulla questione dell’elusione fiscale non è solo l’industria hi-tech a finire nel mirino. Insieme con Apple, secondo il Financial Times, potrebbero subire trattamenti analoghi la Fiat Finance and Trade e la catena di bar Starbucks. Un giro di vite che applica le decisioni prese negli ultimi due vertici G-20, per limitare l’elusione fiscale delle multinazionali. I governi dei paesi industrializzati stanno cominciando a invertire la rotta, dopo anni di una “concorrenza fiscale” distruttiva: ne hanno trattato vantaggio le multinazionali, a scapito delle finanze pubbliche.



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