Al voto otto città metropolitane e sessantaquattro province
Sono otto le città metropolitane, su dieci complessive, che nelle prossime due settimane vanno al voto in base alla legge 56/2014, Delrio. Oggi si parte a Milano, Bologna, Genova e Firenze, mentre a Roma si vota il 5 ottobre, e a Torino, Napoli e Bari il 12 ottobre. All’appello mancano Reggio Calabria e Venezia, entrambe commissariate. Le urne sono aperte per l’elezione dei consigli metropolitani, mentre per legge il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo.
Oltre alle città metropolitane, si vota anche in 60 Province per l’elezione del presidente provinciale e dei consigli provinciali. In dettaglio, il 12 ottobre urne aperte nella maggior parte dei casi: in Piemonte (Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbano Cusio Ossola), in Liguria (La Spezia e Savona), in Toscana (Arezzo, Grosseto, Livorno, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato, Siena), nel Lazio (Frosinone, Latina e Rieti), in Campania (Benevento e Salerno), in Calabria (Catanzaro, Cosenza e Crotone), in Basilicata (Potenza e Matera), in Puglia (Foggia, Barletta Andria Trani), in Abruzzo (Chieti, Pescara e Teramo), in Umbria (Perugia e Terni), in Molise (Isernia), nella Marche (Ancona, Ascoli Piceno, Fermo e Pesaro), in Emilia Romagna (Forlì Cesena, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini), in Veneto (Belluno, Padova, Rovigo, Verona, Vicenza), e in Lombardia (Cremona, Lecco, Monza Brianza e Varese). Oggi si vota nelle province di Vibo Valentia, Taranto, Bergamo, Lodi e Sondrio, domani a Ferrara, il 4 ottobre a Modena e il 9 ottobre ad Avellino e Parma.
Non si vota nelle cinque Regioni a statuto speciale, e cioè in Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Nelle prime tre la legge Delrio dà tempo fino alla primavera 2015, per le ultime due l’applicazione della 56/2014 è possibile solo “compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti”. Quanto alle altre Province nelle Regioni a statuto ordinario, il voto è previsto alla scadenza naturale delle varie amministrazioni.
L’elezione è di secondo livello: a votare sono solo i sindaci e i consiglieri comunali, che sono eleggibili al pari dei consiglieri provinciali uscenti (ma solo per le Province, e solo per la prima tornata elettorale). Quanto agli eletti, il consiglio metropolitano è composto dal sindaco metropolitano e da ventiquattro consiglieri nelle aree con una popolazione residente superiore a 3 milioni di abitanti (Roma, Milano e Napoli); diciotto consiglieri nelle aree con una popolazione residente superiore a 800.000 abitanti (Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze e Bari), e quattordici consiglieri a Reggio Calabria. Il consiglio metropolitano sarà in carica cinque anni, mentre quello provinciale solo due anni. I consigli provinciali avranno da 10 a 16 consiglieri (a seconda della popolazione residente), e i nuovi presidenti delle Province resteranno in carica 4 anni.
Related Articles
Niente soldi alle scuole cattoliche? Allora niente bacchettate al premier
DIETROFRONT CEI. «La Chiesa non fa i governi e nemmeno li manda a casa». Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, così risponde, durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente, a chi gli chiede se le parole del card. Bagnasco di qualche giorno prima – assistiamo a «comportamenti difficilmente compatibili con il decoro delle istituzioni» che «ammorbano l’aria» – fossero un’implicita richiesta di dimissioni a Berlusconi.
L’uomo che si batte per un web aperto a tutti
Mentre l’America ha votato il primo sì a un’Internet a due velocità, Tim Wu continua la sua campagna per la “net neutrality”
Stretta sui controlli alle frontiere La misura divide i governi europei
Francia e Spagna vogliono rivedere Schengen, l’Italia è contro. Parte la mediazione