Usa, domani udienza sui fondi avvoltoi
Nuova udienza sulla questione dei fondi avvoltoi. Il giudice statunitense, Thomas Griesa, che ha emesso la sentenza contro l’Argentina sulla faccenda dei fondi speculativi relativi ai debiti del default del 2001, ha di nuovo convocato le parti per domani. Il giudice ha risposto a una sollecitazione della Citibank, la cui avvocata, Karen Wagner, ha chiesto un chiarimento sui fondi da lui bloccati il 26 giugno. Una questione che ha proiettato il volto di Griesa sulle prime pagine della stampa internazionale. E che è ancora al centro del dibattito, per il significato concreto e simbolico che contiene. Un problema scaturito dalla crisi argentina del 2001, che ha portato il paese in bancarotta.
Come di consueto, gli speculatori hanno acquistato a prezzi stracciati parti del debito per mettere poi in campo una strategia già consolidata in altri paesi del sud del mondo: rivolgersi ai tribunali per pretendere un pagamento stratosferico. In questo caso, hanno trovato ascolto nel giudice Griesa, che ha ripetutamente dato torto all’Argentina. Il governo Kirchner, che in questi anni ha rinegoziato il debito con la maggioranza dei creditori, avrebbe voluto trattare con lo stesso parametro anche con i fondi avvoltoi. Questi, però, hanno sempre rifiutato ogni proposta, supportati dalle sentenze di Griesa. Il magistrato ha anche bloccato il pagamento della rata ai fondi che hanno rinegoziato il debito, e da qui la richiesta della Citibank.
La banca ha obbedito agli ordini, ma l’Argentina sostiene la legittimità dell’emissione di pagamento in base alla propria legislazione, e contesta l’ingerenza della giustizia Usa. E minaccia di sanzionare la banca se questa non paga i creditori entro il 30 settembre. Citibank e Argentina hanno sollevato il caso presso la Corte d’Appello. I tre giudici che la compongono hanno girato il caso a Griesa ritenendo di non avere la competenza. Il giudice ha chiesto alla banca di portare la documentazione che giustifichi la richiesta di pagamento.
L’Argentina, su cui incombe lo spettro del default sta cercando di venirne fuori. Il rischio, infatti, è che una clausola contenuta nell’accordo di ristrutturazione del debito consenta anche agli altri fondi di pretendere il pagamento del debito per intero. Il parlamento argentino ha votato una legge per escludere l’interferenza delle banche degli Stati uniti. E la presidente Kirchner ha fatto appello agli organismi regionali e ai paesi dei Brics. «Vogliono metterci in ginocchio», ha detto al vertice Onu sul clima.
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