« Eterologa, pagano le coppie » La linea dura della Lombardia
MILANO — Fecondazione eterologa in Lombardia solo a pagamento. Al motto di «i figli non sono un diritto ma un dono», la Regione guidata dall’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni (Lega) decide di non riconoscere nessun rimborso pubblico alle coppie con problemi di fertilità. È una linea d’intransigenza unica in Italia, su cui pesa la posizione degli esponenti politici appartenenti a Comunione e liberazione (riuniti in Ncd), che da giorni vanno ripetendo: «Non possiamo diventare il gametificio d’Italia». L’allusione è al fatto che proprio in Lombardia c’è la maggiore concentrazione di centri per la Procreazione medicalmente assistita (60) a livello italiano. E l’obiettivo è disincentivare il più possibile le richieste.
È la vittoria politica dell’asse Lega-Ncd. Il risultato è che le coppie desiderose di sottoporsi alla fecondazione eterologa in Lombardia saranno costrette a mettere mano al portafogli, con spese tra i 600 e i 3 mila euro a seconda dei trattamenti (dall’inseminazione alla fecondazione in vitro). Cifre che non hanno pari nel resto d’Italia e che fanno diventare la scelta lombarda un caso politico. In Emilia Romagna le cure sono gratuite, in Toscana c’è il pagamento di un ticket di 500 euro, il Veneto è orientato a introdurne uno sui 200-300 euro, l’idea del Piemonte è di fare pagare sui 600 euro, in Liguria il contributo sarà verosimilmente sulla base del reddito.
Ciascuno a suo modo. Dopo la sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile che ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa imposto dalla legge 40, le Regioni si sono mosse per dare il via libera ai trattamenti. Per farlo si sono dotate di linee guida comuni sulla selezione dei donatori/donatrici, l’anonimato, la tracciabilità del percorso delle cellule riproduttive fino all’eventuale nascita, la compatibilità delle principali caratteristiche fenotipiche con la coppia ricevente, l’autorizzazione dei centri ospedalieri, gli esami genetici ammessi e il limite massimo di dieci nascite dallo stesso donatore. Sugli aspetti finanziari della questione, però, le Regioni si sono limitate a sottolineare l’urgente necessità di inserire le tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) tra le cure «coperte» dal servizio sanitario nazionale. Un passo che può fare solo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, insieme con il Parlamento. Ma a tal riguardo non è ancora stata presa una decisione: il tema, dopo lo stop al decreto legge annunciato sull’argomento, è in discussione tra le forze politiche ed è tra i più sensibili a livello etico. La conseguenza? Il federalismo della fecondazione eterologa, in attesa di una legge.
Stesso giorno, decisioni opposte. Nella delibera già annunciata ma pubblicata ieri, l’Emilia Romagna stabilisce che ben tre cicli di trattamento di fecondazione eterologa siano erogati con costi a carico del servizio sanitario, per le donne che non abbiano ancora compiuto 43 anni. «Bisogna evitare di generare situazioni di discriminazione», si legge nel documento. In Lombardia, invece, l’assessore alla Sanità Mario Mantovani va nella direzione contraria: «La giunta regionale — dice — ha stabilito che le prestazioni di Pma di tipo eterologo siano a carico dell’assistito». «Così solo chi ha i soldi potrà sottoporsi ai trattamenti», tuonano dall’opposizione Pd e Lista Ambrosoli. E la costituzionalista Marilisa D’Amico è pronta a scommettere su una pioggia di ricorsi: «Tra i motivi per cui la Consulta ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa c’era proprio la discriminazione economica tra chi poteva permettersi di andare all’estero per avere le cure e chi, invece, non lo poteva fare per mancanza di soldi. Ora la questione si ripropone all’interno del Paese». Sulla stessa linea l’associazione Luca Coscioni: «Se viene violato il principio di uguaglianza nell’accesso a cure, torneremo nei Tribunali».
Il governatore della Toscana, Enrico Rossi non ci gira intorno. Scrive su Facebook: «In Toscana ticket di 500 euro. In Lombardia 3 mila euro. Destra e Lega hanno scelto di escludere le coppie che non si possono permettere 3 mila euro. Ecco la differenza: c’è chi include e chi esclude». Oltre agli aspetti prettamente economici restano ancora aperte anche questioni etiche. Nel patto tra le Regioni è stato stabilito che può ricorrere alla fecondazione eterologa solo chi è sterile. Ma come bisogna comportarsi con chi è portatore di malattie genetiche? La Lombardia è propensa a escluderlo dai trattamenti. Anche qui, però, rischia di restare isolata.
Simona Ravizza
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