Coop. Digitale, povero e buongustaio. L’italiano in piena deflazione
Per sapere se l’autobus è in arrivo consultiamo l’app, per andare ancora più lontano approfittiamo del carsharing, per trovare un locale ci facciamo aiutare dalla mappa col gps, per mettersi d’accordo con gli amici guardiamo l’email e Facebook, insomma lo smartphone è sempre più centrale nella vita quotidiana in quasi tutte le fasce d’età (e non solo tra i ragazzi in età 14–29 o gli smanettoni digitali).
In aggiunta il 46% degli italiani utilizza internet in mobilità per una media di 2 ore al giorno e sono collegati in rete in totale per quasi 5 ore al giorno mentre l’e-commerce è cresciuto del 20,4% solo nell’ultimo anno. Internet è la nuova piazza della spesa che sottrae terreno ai negozi fisici, anche ai supermercati e ai discount. Lo racconta il Rapporto Coop 2014, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con l’aiuto di Ricerche e Nielsen, presentato ieri a Milano, che fotografa lo stato di salute dei consumi nel nostro Paese, oscillante tra recessione e deflazione, con gran parte di italiani –il 77% ha un giudizio pessimo sulla qualità della vita attuale– obbligato a modificare il proprio stile di vita sia per la crisi economica sia per le nuove opportunità offerte dai media digitali.
Dal 2007 a oggi si sono volatilizzati circa 15 punti di Pil ovvero 230 miliardi di euro, ciascun italiano ha visto ridursi di 2700 euro a testa il reddito disponibile. Il sentimento generale predominante è la precarietà, l’incertezza, la paura del domani, la cintura da stringere.
«Oggi registriamo una deflazione generale dei prezzi alimentari del –0,7% tendenziale a luglio, rispetto al 2013. Nei nostri prezzi è addirittura maggiore di quella dichiarata dall’Istat — ha dichiarato Marco Pedroni, presidente Coop — la deflazione è una brutta bestia e se non viene aggredita con forza e determinazione, può indurre le famiglie a un’ulteriore riduzione degli acquisti. Gli 80 euro del governo Renzi rappresentano un fatto più che positivo. Ora ci aspettiamo una politica di sostegno alle fasce più deboli, una ripresa delle liberalizzazioni e una politica di sostegno della natalità che non è solo un fatto sociale e civile ma economico».
Nel quadro generale disegnato dall’indagine, i consumi restano generalmente al palo ma non si rinuncia al cibo e alla tecnologia, gli unici comparti che tengono, testimoniati anche dal diluvio di Masterchef, showcooking, foodblogger e semplici ricette delle nonne –in televisione o sulla rete– che marcano il ritorno a una cucina salutistica, etica, biologica. All’acquisto di alimenti e bevande gli italiani destinano oltre il 18% della spesa per consumi, quasi il 4% in più della media europea. Fatta salva una contrazione della spesa alimentare che dura da 13 trimestri consecutivi, gli italiani amano il cibo, ne sono ambasciatori e magari selezionano i prodotti ma mantengono alta l’attenzione sulla qualità. Occhio al portafoglio e occhio alla provenienza, per il 33% del campione l’origine è più importante del prezzo e della marca nella scelta dei prodotti da mettere nel carrello della spesa.
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