Renzi-Cgil, scontro sull’autunno caldo

Renzi-Cgil, scontro sull’autunno caldo

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Pubblica amministrazione. Il segretario generale Camusso contro la riforma della pubblica amministrazione: «Non è lo staff della politica». Sulle pensioni Poletti smentito anche da Delrio e Baretta. Il premier: «Un intervento non è all’ordine del giorno e non pensiamo ad una manovra correttiva»

Sarà l’autunno caldo del pub­blico impiego? «Non è nelle nostre inten­zioni ma, sì, potrebbe essere». La rea­zione «for­tis­sima» agli annunci sgan­ghe­rati del governo Renzi sui tagli alle pen­sioni «d’oro e d’argento» pro­messa dalla Cgil e dagli altri sin­da­cati con­fe­de­rali è stata, al momento, deru­bri­cata ad un con­di­zio­nale dalla segre­ta­ria gene­rale di Corso Ita­lia Susanna Camusso. L’opposizione del sin­da­cato in realtà riguarda la riforma Madia della pub­blica ammi­ni­stra­zione che pro­se­gue «nella stessa filo­so­fia e negli stessi errori» del passato.

«È come se si con­si­de­rasse la pub­blica ammi­ni­stra­zione lo staff della poli­tica, anzi­chè garan­tirle la ter­zietà. La poli­tica non distin­gue fra fun­zione di Stato e fun­zione di governo– ha detto Camusso in un’intervista all’Espresso — il decreto legge del governo ha finito per sal­vare e pre­ser­vare tutti quelli in grado di eser­ci­tare una lobby. Così si fini­sce solo per pena­liz­zare i lavo­ra­tori. L’effetto è para­dos­sale: ci tro­viamo a licen­ziare pre­cari nei set­tori stra­te­gici: cen­tri per l’impiego e tri­bu­nali, le prio­rità — a parole — del governo».

In un qua­dro già cri­tico, peg­gio­rato dal taglio del 50% ai per­messi sin­da­cali, gli annunci del governo non smen­titi a suf­fi­cienza dal pre­mier Renzi non aiu­tano a disten­dere l’atmosfera. «Basta fare cassa sui dipen­denti pub­blici, aspet­tiamo un chia­ri­mento uffi­ciale da parte del governo — ha riba­dito il segre­ta­rio con­fe­de­rale Cgil Gianna Fra­cassi – Non si pos­sono chie­dere ulte­riori sacri­fici ai 3,3 milioni di sta­tali già in sof­fe­renza, le cui retri­bu­zioni sono ferme al 2010, vit­time inol­tre di una con­ti­nua ope­ra­zione di scre­di­ta­mento della loro pro­fes­sio­na­lità». Raf­faele Bonanni. segre­ta­rio gene­rale Cisl. denun­cia da giorni il rischio di «sca­te­nare l’invidia sociale»: «Lo Stato fac­cia la sua parte. Prima di tagliare le pen­sioni cominci a met­tere mano alle muni­ci­pa­liz­zate, alle regioni, agli spre­chi e alla cor­ru­zione». Nel dub­bio il governo è stato cro­ce­fisso all’immagine di atten­ta­tore alle cer­tezze del ceto medio impo­ve­rito. Un’immagine che non deve essere pia­ciuta al premier.

Al ter­mine della set­ti­mana più pazza dell’estate, inau­gu­rata da un’intervista dove il mini­stro del lavoro Giu­liano Poletti aveva aperto al «con­tri­buto di soli­da­rietà» sulle pen­sioni senza spe­ci­fi­care quali, sono stati nume­rosi gli espo­nenti dell’esecutivo ad averlo smen­tito. L’ultimo in ordine di tempo è stato il sot­to­se­gre­ta­rio alla pre­si­denza del Con­si­glio Gra­ziano Del­rio che ieri su Il Mat­tino ha escluso anche un nuovo blocco bien­nale sugli sti­pendi degli sta­tali. Il sot­to­se­gre­ta­rio all’Economia Pier Paolo Baretta in un inter­vento a Radio Anch’io ha smen­tito una sua pre­ce­dente affer­ma­zione rila­sciata ad un altro quo­ti­diano: «Non c’è nes­suna ipo­tesi di lavoro nel governo e al mini­stero dell’Economia per inter­ve­nire sulle pen­sioni». Il pre­lievo di un con­tri­buto sulle pen­sioni oltre i 2 mila euro «è solo un’ipotesi personale».

Così come dovrebbe essere «per­so­nale» l’opinione espressa da un altro sot­to­se­gre­ta­rio del Mef come Enrico Zanetti di Scelta Civica che invece ha auspi­cato un inter­vento sulle pen­sioni da girare a gio­vani e disoc­cu­pati. A riprova che al Mef si discute molto in que­sti giorni, c’è anche da ricor­dare l’opinione del vice-ministro Morando. Anche lui ha escluso ogni inter­vento e ha invi­tato a pen­sare alle «riforme strutturali».

Il pre­si­dente della com­mis­sione Lavoro alla Camera, il Pd Cesare Damiano ha richie­sto al governo di «chia­rire» sia sul blocco degli sti­pendi che sulle pen­sioni: «Se si tratta sol­tanto di inven­zioni di mezza estate ci vuole poco per chia­rire — ha detto — Altri­menti si dà l’impressione di voler col­pire i soliti noti lasciando inal­te­rate le situa­zioni di pri­vi­le­gio». Con­tro la stra­te­gia della con­fu­sione di cui è rima­sto vit­tima lo stesso ese­cu­tivo è tor­nato sca­gliarsi il «Mat­ti­nale» di Forza Ita­lia che ieri ha coniato un neo­lo­gi­smo. Al governo ci sareb­bero «sogli­sti irre­spon­sa­bili. Chi ali­menta dubbi e parla di soglie nega i diritti acqui­siti e causa con­trac­colpi gra­vis­simi sui con­sumi e sugli investimenti».

«Chi oggi parla di mano­vre, di pen­sioni… beh, insomma, parla di cose che non sono all’ordine del giorno» ha detto Renzi in serata. E, poi, sfer­zante sull’autunno caldo minac­ciato dalla Cgil: «Fac­ciano loro, già l’estate non è stata gran­ché». Basterà l’ultima smen­tita per pla­care gli animi?


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