Boeing abbattuto: si cerca la tregua, per un’indagine internazionale

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Chi è stato ad abbat­tere con un mis­sile l’aereo malese con a bordo 289 per­sone (80 bam­bini), tutte morte? Secondo russi, filo­russi e ucraini, i quat­tro giorni di tre­gua dichia­rati in Ucraina, dove da mesi è in corso un vero e pro­prio con­flitto civile, dovreb­bero ser­vire esat­ta­mente a que­sto: inchio­dare alle pro­prie respon­sa­bi­lità chi ha fatto par­tire il mis­sile terra aria che ha abbat­tuto il Boeing Mh17 della Malay­sia Air­li­nes, schian­ta­tosi gio­vedì al con­fine tra Rus­sia e Ucraina.

I filo­russi, in teo­ria il luogo dove è pre­ci­pi­tato il veli­volo è zona con­trol­lata da loro, hanno lasciato agli osser­va­tori dell’Osce libero ingresso in quelle aree. Le due sca­tole nere del volo Mh17 sono adesso in mano a chi dovrebbe comu­ni­care al mondo cosa è real­mente suc­cesso. Ossia chi ha spa­rato il mis­sile. Ad ora nes­suno ha ammesso niente, anzi. La giran­dola di rumors, infor­ma­zioni, comu­ni­cati, pre­sunte tele­fo­nate inter­cet­tate, pre­sunti video on line, non hanno chia­rito niente. Un rim­pallo costante tra Kiev e filo­russi: gli uni accu­sano gli altri.

Intanto, per per­met­tere l’avvio dell’indagine, si cerca di tro­vare almeno un accordo sulla tre­gua. Il pre­si­dente ucraino Petro Poro­shenko ha detto di essere pronto ad accet­tarla. L’intento sarebbe stato con­fer­mato da una tele­fo­nata fra Angela Mer­kel, Poro­shenko, l’olandese Rutte e il polacco Tusk sugli svi­luppi del con­flitto ucraino dopo l’abbattimento dell’aereo malese. Secondo una nota di Ber­lino, «c’è accordo sul fatto che la Rus­sia dovrebbe usare la sua influenza sui sepa­ra­ti­sti in modo chiaro ed effi­cace per­ché la pace abbia una chance».
Nel frat­tempo c’è da capire cosa sia suc­cesso, dav­vero. Ma que­sto porta a una seconda domanda: chi lo farà? Secondo quanto emerso ieri, da fonti euro­pee, dovrebbe essere l’Ucraina la respon­sa­bile della con­du­zione dell’inchiesta. Si trat­te­rebbe di attuare uno schema inter­na­zio­nale, secondo il quale saranno ammessi a par­te­ci­pare anche esperti malesi, in qua­lità di Paese della com­pa­gnia aerea, gli Usa, per­ché costrut­tori del Boeing, l’Olanda, come Paese che ha ripor­tato il mag­gior numero di vit­time e infine i bri­tan­nici, per la mani­fat­tura dei motori.

E que­sto potrebbe essere un altro pro­blema. Di Kiev, infatti, rapida a pro­met­tere anche poche ore dopo il disa­stro un’indagine, c’è da fidarsi ben poco, dato che il governo di Maj­dan si è già reso respon­sa­bile dell’annuncio di sva­riate inchie­ste che non hanno mai tro­vato la luce, figu­rarsi una verità, nep­pure di comodo. L’Osce potrebbe garan­tire un’analisi indi­pen­dente della situa­zione, ma non si tratta di per­sone che vivono su Marte.

Ieri, ad esem­pio, i ser­vizi segreti ame­ri­cani, senza andare per il sot­tile avreb­bero comu­ni­cato le loro rapide con­clu­sioni, pur in assenza di prove: sono stati i filo­russi. Ipo­tesi per altro pro­ba­bile, a causa di varie con­co­mi­tanze, prima fra tutte il fatto che i sepa­ra­ti­sti dell’Ucraina orien­tale erano con­si­de­rati in pieno con­trollo della zona dove l’aereo è pre­ci­pa­tato. Nei giorni scorsi ave­vano abbat­tuto due jet cargo dell’esercito ucraino, riven­di­cando tanto il gesto, quanto la stru­men­ta­zione con cui sareb­bero stati effet­tuati i lanci fatali dei missili.

Stando a quanto tra­pe­lato nelle set­ti­mane scorse, sem,bra vero­si­mile che i filo­russi siano in pos­sesso del Buk, il sistema di lan­cio di mis­sili capace di col­pire anche un aereo com­mer­ciale (che vola su rotte alte, anche per motivi di rispar­mio). Gli indizi con­du­cono tutti ad una respon­sa­bi­lità dei filo­russi, ma prove al momento non ce ne sono. L’indagine è stata invo­cata uffi­cial­mente anche dal Con­si­glio di sicu­rezza delle Nazioni unite, che riu­nito per una seduta d’emergenza, ha chie­sto «un’indagine indi­pen­dente e appro­fon­dita sull’incidente al volo Mh17 della Malay­sian Air­li­nes, pre­ci­pi­tato ieri nell’est dell’Ucraina con 298 per­sone a bordo».

Certo all’Onu non bril­lano per pron­tezza: men­tre anche gli Usa, già nella serata di gio­vedì, ave­vano con­fer­mato l’abbattimento dovuto ad un mis­sile, ieri il segre­ta­rio gene­rale dell’Onu, ancora dubi­tava. L’ipotesi di un mis­sile, ha detto Ban Ki-moon, se fosse vera, sarebbe ter­ri­bile, orri­bile, allar­mante. Biso­gne­rebbe spe­ci­fi­care al segre­ta­rio gene­rale che l’ipotesi è con­fer­mata, è vera; pare che su que­sto dubbi non ce ne siano.

Accet­tare que­sto, signi­fi­che­rebbe anche ammet­tere, sia da parte dell’Onu, sia dell’Unione euro­pea, una respon­sa­bi­lità signi­fi­ca­tiva e con­si­stente, al di là di chi ha pre­muto il tasto per il lan­cio del mis­sile: la guerra in Ucraina pesa e non poco sulle spalle di un’Europa con­fu­sio­na­ria e irre­spon­sa­bile e sull’Onu, che, in tutti que­sti mesi, non è andata al di là di qual­che pro­clama scon­tato. Senza par­lare della Nato e degli Usa. E non man­cano le respon­sa­bi­lità di Putin, che se prima ha pre­su­mi­bil­mente armato e sor­retto i filo­russi, ha poi lasciato che la situa­zione finisse per sta­gnare, creando così una con­fu­sione del tutto con­ve­niente a Mosca, spe­cie dopo aver otte­nuto nel modo più soft pos­si­bile l’annessione alla Fede­ra­zione russa della Crimea.

E ieri il mini­stro degli esteri russo Lavrov, ha tirato fuori il Crem­lino anche dall’indagine inter­na­zio­nale: «La Rus­sia non ha alcuna inten­zione di tenere le sca­tole nere del Boeing della Malay­sian air­li­nes abbat­tuto ieri nell’est dell’Ucraina».



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