Nel deserto, per mare e senza i genitori La fuga dei migranti bambini
NEW YORK — Ci può essere una tragedia più grande dell’ essere costretti a lasciare la propria terra per paura o per fame? Sì, doverlo fare da bambini, e da soli. Sono decine di migliaia i minorenni abbandonati a se stessi che come gli adulti ogni anno affrontando da clandestini mari e deserti pericolosi sognando una vita migliore. Molti finiscono nelle mani dei trafficanti spietati e senza scrupoli ad alimentare il mercato della pedofilia, altri vengono costretti a combattere con le armi e altri ancora muoiono durante il viaggio per gli stenti o le ferite.
I flussi migratori dei minori non accompagnati seguono esattamente quelli dei maggiorenni che entrano o tentano di entrare nelle nazioni più progredite fuggendo dalla criminalità diffusa in alcuni Paesi del Centroamerica o dalle guerre regionali dell’Africa e del Medioriente, oppure, più semplicemente, cercando condizioni migliori. Ed infatti, sono sempre più i bambini al di sotto dei 17 anni, ma soprattutto quelli che hanno meno di 13 anni, che tentano di varcare il confine tra Messico e Stati Uniti o che si imbarcano sulle carrette del mare che attraversano il Mediterraneo.
Nel 2011 furono 4.059, già due anni dopo sono diventati circa 21 mila e per quest’anno le stime delle autorità di frontiera americane dicono che saranno addirittura oltre 60 mila i minori clandestini non accompagnati che saranno fermati sul territorio americano provenienti da Messico, Guatemala, Honduras e Salvador. Ad attrarre questa massa di giovanissimi in molti casi sbandati è la convinzione che una volta entrati non dovranno rischiare la vita attraversando il deserto perché, messo piede sul suolo americano, difficilmente saranno rimandati indietro. Ed infatti i rimpatri sono stati appena un paio di migliaia l’anno scorso. Questo perché la legge statunitense prevede che, dopo il fermo al confine, i minori vengano sottoposti a processi che possono anche durare anni. Nel frattempo, però, possono essere affidati ai parenti, se ne hanno negli Usa, oppure a famiglie americane che, nel 50 per cento dei casi, finiscono per adottarli legalmente. Ed è così che sono gli stessi genitori a pagare tra 6 e 7 mila dollari ai trafficanti per far partire i figli, sia per riunirsi a loro negli Usa sia sperando che da soli trovino in America un futuro migliore. Ma ora le cose stanno cambiando. Pressato dai repubblicani, che lo accusano di favorire questo tipo di immigrazione, e dopo che una quarantina di senatori gli ha chiesto di dichiarare pubblicamente che coloro che passano illegalmente i confini non ottengono un trattamento speciale, il presidente Barack Obama ha cambiato marcia. «Assolutamente non mandate i vostri bambini da soli» perché «saranno rimandati indietro» ha detto giovedì rivolgendosi dalle telecamere della Abc ai genitori centroamericani. «Non sappiamo quanti di loro non ce la fanno, quanti sono finiti nel traffico sessuale o uccisi perché sono caduti dal treno», ha aggiunto riferendosi alla «Bestia», un convoglio che attraversa il Messico sul quale ogni anno salgono migliaia di immigranti illegali stipati dentro e sui tetti dei vagoni merci. Con una lettera che sarà firmata oggi, Obama chiederà al Congresso due miliardi di dollari per varare misure specifiche come l’apertura di nuovi centri di accoglienza al confine con il Messico e un percorso accelerato per le procedure di identificazione e rimpatrio dei minorenni clandestini, lo stesso che già viene applicato nei confronti dei messicani grazie ad accordi bilaterali Messico-Usa.
Due bambini sporchi e vestiti di stracci per qualche spicciolo lustrano le scarpe dei passanti lungo la strada. Sono siriani, soli, ma a Beirut di loro nessuno si cura. Ce ne sono tanti come loro, fanno parte dei 4.150 bambini che secondo l’Unicef da soli hanno attraversato i confini della Siria, 1.700 dei quali sono arrivati in Libano, ma ci sono anche 300 che dall’Iraq si sono rifugiati in Kurdistan. Tutti «semplicemente per avere salva la vita» messa in pericolo dai combattimenti, spesso «mandati via dai propri genitori per la paura che potessero essere arruolati», si legge sul sito dell’organizzazione. Anche l’Italia deve far fronte a questo fenomeno. Nei giorni scorsi Save the Children e altre organizzazioni, tra cui Caritas e Amnesty International, hanno firmato un appello al governo e al Parlamento chiedendo che ai minorenni che arrivano senza un adulto venga riservato un trattamento adeguato, ad esempio mettendoli in comunità di accoglienza o affidandoli temporaneamente a famiglie italiane. «Nel 2013 su un totale di 42.925 migranti, 8.336 erano minori e di questi 5.232 erano non accompagnati». E già nei primi sei mesi del 2014 si calcola si sia raggiunta quota 6 mila.
Giuseppe Guastella
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