Le tutele degli esodati prolungate di un anno ed estese ad altri 32 mila
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ROMA . Sbarca mercoledì 2 luglio alla Camera l’annunciato provvedimento del governo sugli esodati, che avranno un anno di tempo in più per accedere alle tutele, e non restare senza stipendio e pensione. E’ il ministro del ministro Giuliano Poletti a presentare l’emendamento in Commissione Lavoro. Un provvedimento che, spostando la scadenza dal gennaio del 2015 allo stesso mese del 2016, consentirà anche di ampliare la platea dei beneficiari a 32 mila e 100 persone. Circa 24 mila posizioni sono recuperate dai vecchi interventi, per cui non è giunta domanda, mentre 8 mila sono nuove. Questi i calcoli del ministero che farebbero salire a quota 170 mila i tutelati, contro i 162 mila 130 previsti dai 5 interventi già fatti. Il problema però tornerà a disturbare il sonno di molti in autunno. Tanto che lo stesso ministro annuncia «interventi strutturali» da inserire nella Legge di Stabilità per dare risposta «alle tante diverse situazioni, non definibili tecnicamente come esodati, ma comunque di persone che si trovano senza stipendio, ammortizzatori, pensione».
La proposta del governo sbarcherà alla Camera sotto forma di emendamento al testo unitario messo a punto dalla Commissione Lavoro guidata da Cesare Damiano. Un provvedimento che «va nella giusta direzione, è un altro passo avanti», nota l’ex ministro (Pd). Che conferma, poi: «Nella Legge di Stabilità bisognerà trovare la soluzione definitiva». Quella che chiede a gran voce e da tempo Giorgio Airaudo, ex sindacalista e oggi deputato di Sel. Bocciatura piena invece dal M5S che parla di «un’ennesima presa in giro». Più generosi i sindacati. Siamo di fronte ad un’azione importante per la Uil, «positiva» per Cgil, anche se entrambe le sigle reclamano – una volta e per tutte – risposte strutturali.
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I principi di equità e di solidarietà sociale sono alla base della nostra Costituzione. Lo stesso governo «dei professori» li aveva citati tra i suoi obiettivi: non ci credeva affatto – si è visto dai provvedimenti approvati – ma almeno formalmente si poneva all’interno di quella cultura.