La linea del Colle: camere silenziate sulle spese militari

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«Il mini­stro della difesa invierà le linee guida ai pre­si­denti delle com­mis­sioni esteri e difesa dei due rami del par­la­mento, affin­ché ne pos­sano even­tual­mente venire valu­ta­zioni e sug­ge­ri­menti utili alla defi­ni­zione del Libro Bianco, di cui il governo si è assunto l’iniziativa e la respon­sa­bi­lità». Il veleno va cer­cato in coda al comu­ni­cato uffi­ciale del Qui­ri­nale, dif­fuso ieri al ter­mine della riu­nione del Con­si­glio supremo della difesa.

Il Libro Bianco è quel docu­mento con il quale la difesa ha in pro­gramma, entro la fine dell’anno, di fare il punto sugli impe­gni e sulle risorse — «ci dirà quello che effet­ti­va­mente ci serve», ha detto la mini­stra Pinotti. In que­sto modo le auto­rità poli­ti­che e militari imma­gi­nano di aggi­rare le con­clu­sioni dell’indagine sui sistemi d’arma che la com­mis­sione difesa della camera ha appro­vato recen­te­mente e che pre­fi­gu­rano una ridu­zione fino al dimez­za­mento del pro­gramma di acqui­sto degli F-35.

In quell’atto par­la­men­tare (pro­po­sto dal gruppo Pd), oltre a riven­di­care l’ultima parola delle camere sui pro­grammi di inve­sti­mento in sistemi d’arma, si indi­vi­duano una serie di risparmi pos­si­bili. E si met­tono le mani avanti rispetto alle inten­zioni degli stati mag­giori: «È inten­zione della com­mis­sione (difesa, ndr) inte­ra­gire atti­va­mente anche alla reda­zione della pro­po­sta defi­ni­tiva di Libro Bianco, che dovrà essere votata dal par­la­mento». Niente affatto, risponde il Con­si­glio supremo con la regia di Napo­li­tano. Alle com­mis­sioni par­la­men­tari tutt’al più, ed «even­tual­mente», spet­te­ranno «valu­ta­zioni e sug­ge­ri­menti». La pos­si­bi­lità di un voto par­la­men­tare, che pure la legge 244 del 2012 pre­vede espli­ci­ta­mente, al Qui­ri­nale non è presa nean­che in con­si­de­ra­zione. Il Libro Bianco è affare del governo e il con­fronto più che con depu­tati e sena­tori andrà cer­cato con «acca­de­mici, espo­nenti dell’industria ed esperti di eco­no­mia e finanza». E va ricor­dato che le con­clu­sioni dell’indagine par­la­men­tare indi­ca­vano, invece, l’urgenza di isti­tuire anche in Ita­lia un’autorità indi­pen­dente di con­trollo sulla spesa mili­tare per i sistemi d’arma.

Anche in un altro pas­sag­gio del comu­ni­cato dif­fuso dalla pre­si­denza della Repub­blica si può leg­gere tra le righe la pole­mica con la com­mis­sione difesa di Mon­te­ci­to­rio, che ha pro­po­sto un taglio agli F-35 ma anche ad altri pro­grammi assai costosi come il cosid­detto «sol­dato del futuro», Forza Nec. «Per una riforma delle Forze Armate resta cen­trale il pro­blema delle risorse che, pure nella ricerca di ogni pos­si­bile effi­cienza ed eco­no­mi­cità, non dovranno comun­que scen­dere al di sotto di livelli minimi inva­li­ca­bili», sostiene il Con­si­glio supremo. Il punto è: dove fis­sare que­sti limiti? Per il Qui­ri­nale la rispo­sta spetta alla «respon­sa­bi­lità e ini­zia­tiva» del governo, e degli stati mag­giori. Non del parlamento.



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