Alitalia, accantonamenti e svalutazioni da 233 milioni ma è l’unico numero noto
PER Del Torchio inizia il tour de force finale. La deadline per chiudere l’accordo con gli arabi è però a un passo: Etihad aveva chiesto un risposta in tempi rapidi per arrivare alla firma definitiva entro metà luglio, con il benestare Antitrust europeo atteso per ottobre. La risposta è arrivata ieri dal cda che ha dato l’ok al negoziato finale.
Nelle prossime ore il numero uno di Alitalia dovrà però ammansire le banche che fanno ancora sentire il proprio dissenso: in trincea ci sarebbero la Popolare di Sondrio e Mps, decise a non mollare sulla cancellazione di parte del debito chiesta dagli arabi. In sostanza Etihad vorrebbe che un terzo di 565 milioni di euro venga “cancellato” e che i restanti due terzi siano trasformati in capitale della nuova società. Una newco, sempre secondo quanto richiesto da Abu Dhabi, che sia libera da contenziosi e pendenze legali in modo da non dover mettere a bilancio cifre pesanti che andrebbero a frenare la rinascita del vettore ripulito.
Oltre al debito da cancellare, la tensione resta alta anche sugli esuberi quantificati in 2.250 unità. I sindacati, almeno formalmente, stanno scavando trincee in vista degli incontri previsti nei prossimi giorni. Ma dietro le quinte i tre big del sindacato (Camusso, Bonanni e Angeletti) hanno già incontrato il governo e i ministri competenti (Lupi per i Trasporti e Poletti per il Lavoro) scegliendo di arrivare ad una soluzione deco-
rosa che non chiuda la porta ad Etihad, pronta a girare i tacchi e mollare la presa in caso di problemi come accadde nel 2008 con Air France.
Il nodo principale in questo caso riguarda circa 1.800 persone. Mille sono seriamente a rischio perdita del posto di lavoro mentre altri 800 sono già da tre anni in cassa integrazione a zero ore volontaria. Si profila per i mille di terra nel mirino, un intervento del governo che potrebbe ricollocarne una parte. Gli altri (450 naviganti) saranno assunti da Etihad e Air Serbia. Non da meno resta alta la tensione sul piano industriale degli emiri che sono pronti a mettere sul tavolo 560 milioni per la newco e quasi 700 milioni nei prossimi tre anni come investimenti. Per Alitalia si profila un futuro da marchio di lusso dei cieli Made in Italy nel mondo, grazie alla vocazione di vettore di lungo raggio che Etihad ha in mente a partire dal 2015. Nei piani c’è il rafforzamento delle rotte per il Nord e il Sud America a Ovest e verso Corea, Cina e Giappone a Est dall’Italia. Nel contempo sarà ridotto il network nazionale, piegato dalla crisi e dalla presenza massiccia di offerte sull’alta velocità ferroviaria. Per il resto gli arabi punteranno a rilanciare lo scalo di Linate (con più voli verso le capitali europee) cercando di non scontentare il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, che da tempo chiede ad Alitalia di non indebolire lo scalo varesino riducendolo ad un hub cargo. In realtà già oggi Alitalia è scomparsa dall’aeroporto: ha solo 11 voli settimanali su Malpensa. Ma conta di aumentarli a 25.
Related Articles
Si allontana ancora l’età del ritiro per le donne
Dal primo gennaio per la vecchiaia serviranno fino a 64 anni e 9 mesi
«Più lavoro ai giovani o cresce la ribellione»
Letta alla Ue: coesione sociale a rischio. Vertice con Saccomanni e Alfano Per i precari redditi inferiori del 25%. Squinzi: così perdiamo due generazioni
Rouhani dal Papa: «Preghi per me» E Roma copre le statue capitoline
Un lungo colloquio cordiale consacra «il ruolo che l’Iran è chiamato a svolgere contro il terrorismo»