Primo sì del Senato al bonus di 80 euro

Primo sì del Senato al bonus di 80 euro

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ROMA — Il risultato della dodicesima fiducia posta dal governo Renzi è il via libera al Senato del decreto Irpef. Con il voto di ieri l’esecutivo ha ottenuto l’approvazione a Palazzo Madama del provvedimento, che prevede il bonus fiscale da 80 euro per i lavoratori dipendenti. L’esito del voto ha prodotto 159 sì (i no sono stati 122), che consentono al decreto di passare all’esame della Camera, dove dovrebbe approdare in aula il 13 giugno. Durante l’esame al Senato il governo è riuscito a imporre l’obbligo di salvaguardare l’impianto del testo originario, evitando interventi che ne snaturassero o indebolissero le caratteristiche. In particolare, si è risolto con un rinvio alla legge di Stabilità 2015 l’introduzione, voluta e più volte richiesta dal Nuovo Centrodestra, del bonus per le famiglie monoreddito con più figli.
L’estensione della platea dei beneficiari del credito di imposta da 80 euro non è l’unica questione accantonata per assenza di coperture. Analoga sorte è toccata al taglio dell’Irap destinato alle imprese, una misura che sarà oggetto di valutazione della delega fiscale. Le novità inserite nel decreto durante la fase di valutazione da parte delle commissioni Bilancio e Finanze riguardano, per esempio, la decisione di salvare le sedi regionali della Rai, nonostante il taglio di 150 milioni di euro richiesto a Viale Mazzini. Un emendamento, approvato alla vigilia del voto, stabilisce la possibilità di accedere nuovamente ai pagamenti a rate delle cartelle di Equitalia per quei contribuenti che non hanno onorato i debiti. La misura dovrebbe riguardare un monte debiti stimato circa 20 miliardi di euro. La rateizzazione prevista è fino ad un massimo di 72 rate.
Una modifica al decreto introduce il rinvio al 15 settembre del pagamento dei canoni per le concessioni balneari. Approvato anche il giro di vite che alza dall’11% all’11,5% il prelievo sui fondi pensione. L’intervento serve a garantire un po’ di ossigeno alle casse di previdenza dei professionisti, evitando l’aumento dal 20% al 26% dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Tra le modifiche al decreto figura anche quella voluta dal Movimento 5 Stelle per rendere obbligatoria la pubblicazione dei compensi degli amministratori di società pubbliche.
Intanto la giornata di ieri è stata scandita anche dall’incontro bilaterale a Berlino tra il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il suo omologo tedesco, Wolfgang Schaeuble. «Un colloquio molto fruttuoso e con grande identità di vedute sulle priorità della presidenza italiana (nel semestre di guida della Ue, ndr .), che devono essere condivise da tutti i paesi membri», ha spiegato Padoan, aggiungendo,«la presidenza italiana, e su questo c’è totale accordo, metterà al centro del dibattito una nuova fase della politica economica in Europa, che abbia l’obiettivo di rafforzare l’economia e fare in modo che sia in grado di produrre risultati migliori per crescita e posti di lavoro». Padoan, in vista dell’intervento di ieri da parte della Bce, ha ricordato come i bassi tassi d’interesse siano importanti per i paesi altamente indebitati. L’Italia dovrà, insomma, «utilizzare la finestra dei bassi tassi di interesse il più possibile». A Schaeuble il titolare di Via XX Settembre ha ribadito che l’economia italiana crescerà grazie alle riforme che «daranno risultati nel tempo e produrranno maggiore crescita». A corredo delle parole di Padoan in serata il ministero dell’Economia ha diffuso i dati relativi alle entrate tributarie del primo quadrimestre. Nel periodo gennaio-aprile 2014 le entrate, accertate in base al criterio della competenza giuridica, hanno raggiunto quota 119 miliardi di euro, registrando così una crescita dell’1,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Andrea Ducci



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