Ucraina, spari sui giornalisti Colpito un fotografo italiano a Donetsk

Ucraina, spari sui giornalisti Colpito un fotografo italiano a Donetsk

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DONETSK — Stasera l’Ucraina potrebbe avere un nuovo presidente, ma non la pace nel Paese. Ieri gli scontri tra miliziani ed esercito ucraino sono continuati ad Andreevka, a pochi chilometri da Donetsk e Sloviansk. È stato colpito anche un fotoreporter italiano, identificato in tarda serata come il trentenne piacentino Andrea Rocchelli, che viaggiava con un attivista russo. A notte fonda la Farnesina stava ancora verificando la notizia diffusa dall’agenzia Interfax: il giornalista italiano sarebbe stato ucciso con il suo interprete. Coinvolto anche il fotografo francese William Roguelon, rimasto ferito, che ha raccontato di un vero e proprio bombardamento: «Prima abbiamo sentito colpi di kalashnikov che fischiavano. Poi sono piovuti i colpi di mortaio tutt’intorno». Rocchelli, impegnato in passato con l’agenzia Grazia Neri e lo studio di Alex Majoli, è tra i fondatori del collettivo fotografico Cesura.it: dal Daghestan all’Ucraina, sempre in prima linea.
In questo clima di tensione, i due mondi paralleli, le due piazze, le due barricate, Kiev e Donetsk, i filoeuropei e i pro russi, oggi si incrociano pericolosamente. I partiti della capitale, o forse sarebbe meglio dire i movimenti mescolati ai clan di potere, cercano la legittimazione nelle elezioni presidenziali, superando anche il boicottaggio dell’Est. La figura che dovrebbe fare riemergere l’Ucraina da due mesi di apnea politico-giuridica è quella di Petro Poroshenko, nato 48 anni fa a Bolhrad, vicino a Odessa, patrimonio valutato 1,6 miliardi di dollari, professione oligarca, politico part-time e ora candidato-presidente accreditato dai sondaggi di un consenso intorno al 48-50%. Se dovesse raggiungere la maggioranza assoluta vincerebbe al primo turno, risparmiando agli elettori il ballottaggio previsto per domenica 15 giugno. È l’ipotesi su cui puntano anche i governi europei, a cominciare da quello tedesco, sponsor dell’alleanza tra Poroshenko e la formazione dell’ex pugile Vitali Klitschko. Yulia Tymoshenko, 53 anni, trascina con intatta energia il suo mito di figura simbolo della rivoluzione arancione del 2004 e di perseguitata politica, ma non incanta più i suoi concittadini. Le previsioni la danno al 12-13%. L’outsider, l’ex banchiere ed ex ministro, Sergey Tigipko, 54 anni, probabilmente non arriverà neanche all’8%. Tutti gli altri 18 pretendenti non hanno e non faranno storia. Toccherà a Poroshenko, dunque, già da domani o fra tre settimane, sedersi sulla poltrona più scomoda d’Europa in questo momento. L’imprenditore ha concluso la campagna elettorale a Dnepropetrovsk, la città sul fiume Dnepro ormai considerato il confine interno del Paese. Da lì in poi, spingendosi verso Est, i filorussi aspettano, letteralmente, con i fucili spianati. Tocca a Kiev verificare se lo Stato ucraino esiste ancora nel bacino del Donbass. Ieri sera a Donetsk sventolava una sola bandiera con i colori nazionali giallo e azzurro, avvinta alla lunga stele in memoria dei caduti della Seconda guerra mondiale, in piazza Lenin.
Poroshenko dovrà partire da qui, da quel drappo superstite. Non sarà facile, perché gli elettori lo voteranno per esclusione, come il meno peggio, tra il folto gruppo dei pretendenti. Il suo sarà un mandato strappato sull’onda dell’emergenza, non della popolarità. Basta osservare il giudizio deprimente dell’opinione pubblica raccolto da una ricerca pubblicata dalla stampa ucraina: solo il 30% degli interpellati ritiene Poroshenko una persona «trasparente». Il futuro presidente è un prodotto dell’antico regime, una di quelle personalità anfibie tra politica e affari il cui modello insuperato resta proprio il predecessore spodestato, Viktor Yanukovich. Poroshenko è stato ministro sia con Yanukovich sia con Tymoshenko, quando era già uno degli industriali più conosciuti (e più ricchi) del Paese. Ha cominciato, così narra la sua agiografia ufficiale, con un’intuizione brillante: importare semi di cacao negli anni 80, diventandone il fornitore dell’Unione sovietica. Soldi facili, come quelli che si possono accumulare operando in regime di monopolio. I super profitti sono stati investiti nell’industria pesante, nei servizi finanziari e, come da manuale del perfetto oligarca, nella televisione. L’Ucraina e l’Europa ora puntano su di lui. Poroshenko confermerà l’attuale primo ministro Arseniy Yatstenyuk per dare continuità alla rifondazione dello Stato. Ma prima di arrivare al tavolo con Vladimir Putin dovrà regolare in qualche modo le cose con le milizie armate del Pravy Sector, il Settore destro, che presidia piazza Maidan e occupa da tre mesi l’albergo Dnepro (senza per altro pagare il conto). Il suo leader, Dmytro Yarosh, 42 anni, si è anche candidato alle presidenziali. È dato al decimo posto, con un irrilevante 1%. Ma le sue falangi sono un rischio per la pace, come gli armati filorussi dell’Est.
Giuseppe Sarcina



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