I rimossi mediatici di Majdan e Odessa
Ieri i filorussi hanno lanciato un ultimatum a Kiev: o ferma l’offensiva, come chiesto anche dal Partito delle Regioni, che nella capitale ha abbandonato il parlamento, o attaccheranno tutti i checkpoint militari delle province orientali. Nel frattempo il «tavolo di unità nazionale» cerca sponde, prima fra tutte quella degli Usa, presenti con l’ambasciatore e fin dall’inizio della crisi a supporto di quello che oggi è il governo ad interim di Majdan. I fatti, la cronaca, le battaglie che si sono consumate, le schermaglie diplomatiche,hanno tenuto alta l’attenzione sul paese, specie riguardo le sue traiettorie future, finendo per dimenticare quelli che al momento costituiscono i due eventi più rilevanti.
Quando Majdan diventò la piazza dei neonazisti di Settore Destro, i media, specie italiani, rifiutarono di ragionare sulla piega degli eventi. Majdan nelle cronache rimase la piazza espressione di una protesta contro il governo corrotto di Yanukovich e qualche timida volontà europeista. Tutti elementi spazzati via dalle milizie di Settore Destro, che contribuirono alla «vittoria». Già in quelle giornate gli Usa, i neocon, capaci di irretire l’amministrazione Obama, lavoravano tatticamente, nelle piazze, e strategicamente, preparando il governo poi acclamato dalla folla. Prima di questo, almeno 100 morti, manifestanti e poliziotti. Un governo che nasce da una strage avrebbe come primo compito quello di assicurare una verità su quanto accaduto, al proprio popolo.
Oggi Yatseniuk e compagnia, nonostante le richieste europee, non hanno ancora dato una risposta al riguardo, anzi. I poliziotti arrestati, secondo una commissione parlamentare, sarebbero innocenti. Chi sparò dunque in piazza?
Secondo frame: il rogo di Odessa. Oltre 40 morti dimenticati dalla stampa nostrana. Oblio, indifferenza, poca rilevanza. Come accade in ogni caso in cui le responsabilità non sono del cattivo di turno. In questo caso Putin, c’entra poco. Tende abitate da pacifici filorussi attaccate, costrette alla trappola: chiudersi nell’edificio dei sindacati. Alcuni ritengono che siano stati finiti a colpi di bastone e pistola, dopo sarebbe arrivato l’incendio. Il governo di Kiev che dice a proposito? Ha fatto girare una versione talmente squallida — le vittime si sarebbero date fuoco da sole — da essere velocemente rinnegata. La Ue ha chiesto un’altra indagine. Altra lettera morta, ad ora. E altri silenzi mediatici, di conseguenza.
Related Articles
Cgil, tre milioni di firme contro il Jobs Act
Referendum. Ultimata la raccolta, i quesiti passano in Cassazione: il voto potrebbe arrivare in maggio-giugno 2017. Fino a settembre restano aperti i banchetti per la Carta dei diritti. Intanto il sindacato tratta con il governo per pensioni e contratti del pubblico impiego
Lavoro, diritti e eguaglianza: Obama spiega la sua visione di una nuova America
La volontaria, il militante, l’operaio nella fabbrica di auto, il padre della bimba malata. Per dare volto e sostanza alla sua visione Barack cita le storie della gente comune.Nel discorso della vittoria il presidente anticipa i temi principali del prossimo mandato: “Non importa se siamo bianchi, ispanici, giovani o vecchi: nel nostro Paese possiamo farcela”
È il giorno di Rajoy Zapatero in archivio
Cambio Il candidato del Psoe Rubalcaba potrà dirsi soddisfatto se riuscirà ad arginare la valanga di voti previsti per la destra. Alla base della sconfitta la gestione inadeguata della crisi
OGGI LE ELEZIONI Governo socialista al tramonto