Terzo settore. La privatizzata gioventù

Terzo settore. La privatizzata gioventù

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L’annuncio di ieri di Renzi sulle «Linee guida per una riforma del terzo set­tore » con­tiene una serie di annunci, di ipo­tesi gene­rali — alcune sba­gliate — sulle quali, al pari di altri spot, il tempo ci dirà cosa c’è di con­creto e cosa no. È bel­lis­simo dire che si vuole fare un ser­vi­zio civile con 100mila gio­vani, ma per­ché Renzi non finan­zia intanto quello che già c’è? Ai tempi di Prodi par­ti­vano oltre 70mila gio­vani e c’era un finan­zia­mento di 300 milioni di euro. Ai tempi di Renzi ne par­tono 18mila ed il finan­zia­mento è intorno ai 70 milioni di euro.

Se Renzi crede nel ser­vi­zio civile non fac­cia annunci su leggi che devono essere ancora scritte, discusse e appro­vate (chissà quando) ma sostenga la legge che già c’è, magari pre­ve­dendo nuovi finan­zia­menti a par­tire dal decreto sull’Irpef in discus­sione al Par­la­mento. E poi per­ché dire “mas­simo” 100mila gio­vani? Per­ché togliere agli altri que­sto diritto e que­sta pos­si­bi­lità? Per fare un ser­vi­zio civile per 100mila gio­vani ser­vono almeno 400milioni di euro. Vediamo se Renzi li tro­verà, visto che fino ad oggi per l’edilizia sco­la­stica –suo cavallo di bat­ta­glia– ne ha tro­vati per il 2014 solo 122 (aveva pro­messo 3miliardi e 700 milioni solo un mese fa). Ci sono poi ele­menti che non pos­sono essere certo sot­to­va­lu­tati, come l’accesso degli stra­nieri al ser­vi­zio civile, la pos­si­bi­lità di matu­rare cre­diti for­ma­tivi, ecc, anche se manca para­dos­sal­mente qual­siasi rife­ri­mento ai “corpi civili di pace” che un emen­da­mento nella scorsa legge di sta­bi­lità ha deciso di finan­ziare per i pros­simi tre anni. Comun­que sfi­diamo Renzi: dimo­stri che non si tratta di uno spot e ci fac­cia vedere qual­cosa per la legge di sta­bi­lità. E inol­tre: un conto è dire che che i gio­vani del ser­vi­zio civile devono svol­gere un ruolo inte­gra­tivo al set­tore pub­blico, un altro è pre­ve­dere che svol­gano un ruolo sosti­tu­tivo, sorte che è toc­cata ad una parte del terzo settore.

E un’idea di pri­va­tiz­za­zione del wel­fare aleg­gia in que­ste “linee guida”. Quando si dice nel testo di Renzi che le orga­niz­za­zioni non pro­fit che svol­gano una qual­siasi atti­vità eco­no­mica deb­bano diven­tare “imprese sociali” (sulla base di una fal­li­men­tare legge, i cui decreti attua­tivi sono stati scritti dal governo Ber­lu­sconi) que­sto induce qual­che sospetto. Quando poi ci si ricorda che la nor­ma­tiva sulle “imprese sociali” pre­vede che pos­sano esserlo anche le società pro­fit che gesti­scono atti­vità nel set­tore sani­ta­rio, del l’istruzione, dell’assistenza, allora il sospetto diventa realtà. E’ la nuova fron­tiera dei mer­cati sociali, dove impera il busi­ness e non i diritti. Per­ché obbli­gare un’organizzazione di volon­ta­riato o un’associazione a diven­tare “impresa sociale” solo per­ché gesti­scono un ser­vi­zio per i cit­ta­dini, che magari ha una qual­che rile­vanza eco­no­mica? E’ una tor­sione eco­no­mi­ci­stica del terzo set­tore che si coniuga con quella della pri­va­tiz­za­zione del wel­fare, masche­rata dalla “scelta dell’utente”: la deci­sione , nelle linee guida, di incen­ti­vare i vou­cher gia’ pre­vi­sti dalla legge 328 del 2000 (quella sui ser­vizi sociali) va esat­ta­mente in que­sta dire­zione, quella dei nuovi mer­cati sociali.

Nelle linee guida si parla poi tanto di 5 per mille per il volon­ta­riato, ma mai si usa la parola “sta­bi­liz­za­zione” di que­sta misura. Attual­mente, ogni anno, la legge di sta­bi­lità rin­nova lo stan­zia­mento. L’associazionismo da anni chiede che ci sia una legge che renda sta­bile e per­ma­nente lo stan­zia­mento del 5 per mille, ma Renzi non da’ rispo­ste a que­sta richie­sta. Si ripro­pone un’Authority per il terzo set­tore, che già c’era (abro­gata dal governo Monti) e che non ha bril­lato per il suo lavoro. Un’Authority per fare cosa? Per con­trol­lare il terzo set­tore o per soste­nerlo? Non si capi­sce. Super­flua è poi la prima parte del docu­mento dedi­cata –come fosse una grande novità– alla riforma del codice civile per la parte che riguarda le asso­cia­zioni, le fon­da­zioni, i comi­tati e le coo­pe­ra­tive. Se ne sono occu­pati gli ultimi tre governi, senza grandi risul­tati. Nulla di nuovo.

Vedremo, dun­que cosa suc­ce­derà. Per il momento que­sto governo pro­duce tan­tis­sime “linee guida”, e non tutte sono buone. Almeno però sul ser­vi­zio civile, che e’ una cosa seria, non si fac­cia del marketing.



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