La sanità alla resa dei conti

Loading

Le Regioni sono sul piede di guerra. Per­ché pur di evi­tare i tagli alla sanità, il governo ha deciso di sca­ri­care su di loro l’incombenza di farli. Nel con­si­glio dei mini­stri di venerdì scorso, il pre­mier Mat­teo Renzi, aveva neces­sità di man­te­nere a qual­siasi costo l’impegno di dare nelle buste paga di 10 milioni di per­sone, 80 euro in più al mese. Per farlo ser­vi­vano però risorse, da tro­vare peral­tro a tempo record. L’ingrato com­pito di repe­rirle è toc­cato ovvia­mente al mini­stro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Nella bozza del decreto legge in que­stione che cir­co­lava fino al giorno prima della riu­nione di governo, all’articolo 5, era stato così pre­vi­sto un taglio al fondo sani­ta­rio nazio­nale di 2,5 miliardi di euro, da spal­mare in 868 milioni quest’anno e 1,5 dal 2015. Li ha evi­tati sol­tanto un’estenuante trat­ta­tiva not­turna tra i mini­steri dell’Economia e della Salute. Al loro posto, nel decreto, è pre­vi­sto un taglio lineare alle Regioni di 700 milioni di euro. In tempi stret­tis­simi (60 giorni), a loro la scelta su dove rispar­miare. Altri­menti sarà lo Stato a farlo al posto delle Regioni, che assieme al tra­sporto pub­blico ne hanno la com­pe­tenza dalla riforma costi­tu­zio­nale del 2001, spen­dendo per que­sti due ambiti una grossa fetta del loro bilan­cio. Per valu­tare il peso del prov­ve­di­mento, il pre­si­dente della Con­fe­renza delle Regioni, il gover­na­tore dell’Emilia Roma­gna Vasco Errani, ha con­vo­cato sta­mat­tina a Roma una seduta straor­di­na­ria di que­sto orga­ni­smo di coor­di­na­mento poli­tico.
A con­te­stare il prov­ve­di­mento del governo, soprat­tutto le Regioni vir­tuose che in que­sti anni hanno ridotto spre­chi e con­su­lenze, ma che paghe­ranno come quelle meno effi­cienti. Se nel solo 2013 la Guar­dia di finanza ha accer­tato truffe e frodi al ser­vi­zio sani­ta­rio nazio­nale per oltre un miliardo di euro, il costo della cor­ru­zione in que­sto set­tore sarebbe pari a ben 23,6 miliardi di euro l’anno, secondo il primo «Libro bianco» pre­sen­tato que­sto mese a Roma dall’Istituto per la pro­mo­zione dell’etica (Ispe). Inol­tre, a seconda delle ammi­ni­stra­zioni, i costi del ser­vi­zio con­ti­nuano ad essere troppo diversi. Basta guar­dare i dati pub­bli­cati dall’Agenzia per i ser­vizi sani­tari regio­nali (Age­nas), che rive­lano come una fiala di Epoe­tina Alfa (per la che­mio­te­ra­pia), viene pagata da alcune Asl 64 euro, men­tre altre la com­prano per 276. Peg­gio ancora le pro­tesi, quelle d’anca variano da 284 a 2.575 euro, a seconda dell’amministrazione. Secondo lo stesso mini­stero, quasi i 2/3 della spesa sani­ta­ria coprono gli sti­pendi del per­so­nale e l’acquisto di mate­riale, circa 1/3 ruota invece intorno alla medi­cina pri­vata con­ven­zio­nata o accre­di­tata. Il risul­tato è che nell’ultimo decen­nio la spesa pub­blica è esplosa, al punto da costrin­gere lo Stato a com­mis­sa­riare quasi metà delle Regioni ita­liane. All’insediamento di Renzi, il mini­stro della Salute Loren­zin (Nuovo cen­tro­de­stra), come paletto per restare al dica­stero anche col nuovo governo, si sarebbe fatta pro­met­tere dal pre­mier che non ci sareb­bero stati tagli alla sanità per i pros­simi tre anni. Guarda caso, si tratta pro­prio della durata del nuovo Patto per la salute 2014–2017, l’accordo finan­zia­rio e pro­gram­ma­tico trien­nale tra governo e Regioni che sta­bi­li­sce la pro­gram­ma­zione del fondo sani­ta­rio nazio­nale e soprat­tutto la spesa (attual­mente di poco infe­riore ai 110 miliardi di euro l’anno, il 7,25% del Pil) che dovrebbe ser­vire a garan­tire, nono­stante la com­pe­tenza regio­nale, un ser­vi­zio di pari livello sull’intero ter­ri­to­rio nazio­nale. Quello pre­ce­dente (del 2009) è del resto sca­duto da tempo. «Di quel Patto sono let­tera morta il 60% degli impe­gni e que­sto non è più acce­ta­bile», aveva denun­ciato il mini­stro lo scorso 8 aprile. La prima riu­nione ope­ra­tiva tra Regioni e dica­stero per lavo­rare a que­sto nuovo patto, si era tenuta lo scorso 28 gen­naio. Il giorno del famoso con­si­glio dei mini­stri, in cui erano pre­vi­sti i tagli alla sanità, il mini­stro Loren­zin aveva ricor­dato che attra­verso quel patto «si pos­sono rispar­miare 10 miliardi di euro da rein­ve­stire nella salute stessa». Ser­vono ad esem­pio 900 milioni di euro per garan­tire nuovi Livelli essen­ziali di assi­stenza (Lea), «fermi in Ita­lia da 12 anni». Que­sti tagli «non si pos­sono però fare in un mese ma in tre anni, per­ché deri­vano però da ristrut­tu­ra­zioni, come negli acqui­sti dove ci sono ancora tanti spre­chi, ad esem­pio nelle lavan­de­rie degli ospe­dali, nelle mense o nella gestione dei rifiuti». La Loren­zin chie­deva insomma di lasciare al mini­stero della Salute e alle Regioni, la gestione con­cer­tata di que­sto rispar­mio. Ma le cose sem­brano vice­versa essere andate diversamente.



Related Articles

Ong, alla Cina alle nuovissime fabbriche del mondo

Loading

In Cina si dice che quasi tutte le ong siano «ong con la g», nel senso che pur essendo nomi­nal­mente «non gover­na­tive», hanno una spruz­zata di «gover­na­tivo»

Allarme Onu sulla Siria: record di sfollati e rifugiati

Loading

Rapporto dell’Unhcr a tre anni dall’inizio del conflitto: «Dramma inimmaginabile per i rifugiati dentro e fuori il Paese». Coinvolta quasi metà della popolazione e 6,5 milioni di bimbi

Israele ed emiri nella Nato

Loading

Al quartier generale della Nato a Bruxelles verrà istituita una Missione ufficiale israeliana. Israele viene così integrato ancora di più nella Nato, alla quale è già strettamente collegato tramite il «Programma di cooperazione individuale»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment