Coop e Cgil, sinistra divisa da due culture del Lavoro

Coop e Cgil, sinistra divisa da due culture del Lavoro

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Cgil e Lega Coop in Liguria sono arrivati ai ferri corti con tanto di scioperi, picchetti e contromosse padronali. Il casus belli era rappresentato dall’apertura del centro commerciale «Le Terrazze» anche il giorno di Pasquetta. La Coop la voleva fortemente mentre la Filcams-Cgil era nettamente contraria, in linea con le direttive del sindacato nazionale. Da qui la proclamazione dello sciopero dei dipendenti e la decisione della Coop di comandare al lavoro i capireparto del negozio di Sarzana e di paracadutarli in quel di La Spezia. Il risultato, almeno in apparenza, ha lasciato tutti sulle proprie posizioni: i sindacalisti hanno picchettato l’ingresso, lo sciopero è ampiamente riuscito ma il centro commerciale ha funzionato regolarmente e ha visto anche una buona frequentazione da parte dei consumatori. In attesa del Primo Maggio, giorno nel quale il copione potrebbe ripetersi vale però la pena riflettere sul caso di La Spezia perché insieme ad alcuni aspetti contingenti ne presenta altri di più lungo periodo.
La querelle sull’apertura festiva dei negozi non riguarda solo le Coop bensì è un fronte aperto tra tutta la grande distribuzione e i sindacati. I toni dello scontro sono piuttosto concitati e mentre da parte degli imprenditori la discussione è limitata all’ambito delle convenienze di business, chi si oppone alle aperture chiama in causa valori più profondi come la coesione familiare e il valore religioso della festa. Messa così non se ne esce e infatti si procede tra scioperi e agitazioni senza trovare un terreno comune di riflessione e di negoziato. Il caso spezzino testimonia però anche altro ovvero come i conflitti nel campo della sinistra si stiano acuendo. I consumi ristagnano e la grande distribuzione fatica, la crisi del mattone spinge le imprese a ristrutturarsi, la logica del massimo ribasso crea condizioni di concorrenza sleale nella logistica e in ognuno di questi settori la Lega Coop si trova a fare i conti con una Cgil giudicata troppo rigida e oltranzista. Da parte sua il sindacato sospetta che le Coop si comportino ormai come la Confindustria e «usino il costo del lavoro come unica variabile economica» (parole di Susanna Camusso).
La circostanza che vede al dicastero del Lavoro un ex Coop, Giuliano Poletti, per di più in un governo il cui premier ha dichiarato di voler ridurre il peso dei sindacati, rende tutto più ultimativo. Finora non c’è stato ancora un vero duello in diretta tra Poletti e Camusso ma ci siamo andati vicino. Lungo tutta la gestazione del decreto lavoro, in discussione ora in Parlamento, la Cgil ha accusato il ministro di voler estendere la precarietà. E al congresso di Firenze della Cgil Trasporto la segretaria della Cgil è andata anche oltre: ha attaccato duramente il ministro anche nella sua veste di ex presidente della Lega Coop, imputandogli rigidità tutte padronali nella stipula dei contratti di categoria e chiedendogli a muso duro di varare una nuova legge sulla cooperazione. Visto che quella che c’è non riesce ad arginare il fenomeno delle cosiddette cooperative spurie. Poletti per ora non ha replicato con gli stessi toni anche perché punta prioritariamente all’approvazione parlamentare del decreto e a Montecitorio in posizioni-chiave ci sono due ex esponenti della Cgil, Cesare Damiano e Guglielmo Epifani, il cui giudizio conta tantissimo.
Dario Di Vico



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