Bonus alle colf, anticipa il datore di lavoro

Bonus alle colf, anticipa il datore di lavoro

Loading

ROMA — Un anno di svolta. A dirlo è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Forte delle riforme previste nel Def (Documento di economia e finanza) il titolare di Via XX Settembre ha spiegato ieri che il varo del provvedimento avrà «un impatto permanente importante sulla capacità di crescita del Paese»: 0,3 punti percentuali di prodotto interno lordo stimato «prudenzialmente» nel 2014 e 2,25 in più nel 2018. Davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato il ministro ha aggiunto di aspettarsi l’avvio di una ripresa tonica «dall’anno prossimo stimando una crescita dell’1,3%».
Il ministero dell’Economia ha però inviato ieri una lettera alla commissione europea per informarla del rinvio dal 2015 al 2016 del pareggio strutturale di bilancio. Un passaggio necessario, ha confermato Padoan, per rispettare la procedura prevista dal nuovo articolo 81 della Costituzione. A questo punto il Parlamento dovrà pronunciarsi non solo sul Def ma anche approvare a maggioranza assoluta una specifica delibera che autorizza la variazione nei saldi di bilancio. Nel pomeriggio Padoan aveva incontrato il premier Matteo Renzi e il commissario Carlo Cottarelli per dettagliare le risorse ottenibili grazie alla revisione della spesa pubblica. L’obiettivo è alimentare la provvista necessaria al taglio del cuneo fiscale che verrà approvato venerdì. Una delle misure discusse stabilisce anche per colf e badanti che guadagnano meno di 8 mila euro l’anno il bonus Irpef. L’ipotesi più accreditata è che le famiglie datrici di lavoro anticipino l’agevolazione recuperandola poi sui versamenti trimestrali all’Inps.
Sui dati confortanti di Padoan permangono peraltro le riserve di Bankitalia. Nel corso della sua audizione Luigi Federico Signorini, vice direttore generale di Via Nazionale, ha illustrato i dubbi sugli effetti della spending review: nel 2015 i 17 miliardi di euro indicati «non sarebbero sufficienti, da soli, a conseguire gli obiettivi programmatici». Tanto più se quei dovranno «finanziare lo sgravio dell’Irpef e dare anche copertura agli esborsi connessi con programmi esistenti non inclusi nella legislazione vigente». Un appunto, all’indirizzo dell’esecutivo, che ha acceso gli animi dei detrattori del Def. Uno su tutti il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che liquidando la questione ha ripetuto che «il Def è sbagliato e non può essere approvato nella sua attuale versione». La giornata è stata anche il banco di prova per i mercati all’indomani delle nomine nelle aziende pubbliche. Piazza Affari ha reagito male archiviando la seduta in calo del 2,33%. In diminuzione il differenziale tra Btp e Bund, a quota 164 punti, nuovo record.
Andrea Ducci


Tags assigned to this article:
DefIrpefPier Carlo Padoanspending review

Related Articles

“M5S a Torino ha vinto su temi di sinistra”

Loading

L’intervista. Il sociologo Semi: dalle periferie trascurate dal Pd fino ai no Tav, la giunta Appennino unica nel panorama del movimento grillino

Stavolta Pechino deve rischiare

Loading

La crescita cinese

La Cina è uno di quei Paesi, e di quelle economie, che ti fanno venire le vertigini. Appena ti sembra di aver colto le regole base di come funziona la Cina e la direzione nella quale sta andando, tutto cambia. Può essere frustrante per gli osservatori stranieri e i concorrenti, ma non deve certo sorprendere. Il fatto che l’economia cinese cresce del 10 per cento l’anno significa che ogni sette anni il suo Pil raddoppia. E non è possibile senza cambiare radicalmente, sia sul piano sociale sia su quello economico.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment