Spari a Majdan, le accuse e i silenzi di Kiev
Dopo un’indagine condotta dal governo ad interim di Kiev, il ministro dell’interno ucraino, ha dichiarato che a sparare durante la repressione delle proteste a Majdan, sarebbero stati soldati agli ordini di Yanukovich. Non solo, perché emergerebbero anche le responsabilità dei servizi segreti russi, che avrebbero «pianificato» e organizzato i cecchini, a seguito dell’approvazione della legge anti terrorismo, dell’ex presidente.
Da Mosca è giunta un’immediata risposta, che nega ogni coinvolgimento ed etichetta l’indagine come «parziale», a fronte di prove che dimostrerebbero il contrario. Un’indagine super partes era stata richiesta da tempo anche dall’Unione europea, preoccupata circa le voci che volevano un coinvolgimento anche dei manifestanti nelle morti dei poliziotti. Nel frattempo almeno 12 ex Berkut, i corpi speciale della passata presidenza, poi sciolti dal nuovo esecutivo, sono stati identificati (tre di loro sono agli arresti), secondo quanto dichiarato dal procuratore generale di Kiev, membro del gruppo neonazista di Svoboda (a conferma della esigua imparzialità dell’inchiesta).
Le uccisioni — secondo l’indagine di Kiev — sono avvenute «sotto la leadership diretta» dell’allora presidente Yanukovich. Il ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov ha aggiunto, in una conferenza stampa, che era stato proprio Yanukovich a «impartire l’ordine criminale di aprire il fuoco contro gli oppositori in piazza il 18 e il 20 febbraio», un ordine da cui scaturì la morte di decine di persone (103 il numero di vittime civili accertate in quei tre giorni) e sempre negato dall’ex presidente.
Molte delle vittime sarebbero state uccise da «cecchini appostati sui tetti di alcuni edifici affacciati sulla Piazza dell’Indipendenza di Kiev che gli inquirenti hanno identificato come agenti del Berkut». Sono dunque indagati,con l’accusa di strage per il loro presunto coinvolgimento nell’uccisione dei manifestanti disarmati, 12 agenti del Berkut, la forza di agenti speciali del ministero dell’interno sciolta subito dopo l’insediamento del governo di transizione e sostituita dalla nuova Guardia nazionale.
Gli agenti arrestati farebbero parte dello «squadrone nero» dei Berkut specializzato in operazioni speciali. Nessun riferimento, anzi il silenzio, su chi invece avrebbe ucciso i poliziotti: su questo Kiev non si è esposta. Le accuse, invece, riguardo una responsabilità russa, secondo Lavrov, ministro degli esteri di Mosca, sarebbero «contraddette da una grande quantità di prove».
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