Staffetta giovani-anziani, il Tesoro frena

Staffetta giovani-anziani, il Tesoro frena

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ROMA – Svecchiare la pubblica amministrazione partendo dall’età di chi ci lavora. La riforma della burocrazia che il governo Renzi vuol varare entro la fine del mese comincia proprio da lì, dalla necessità di uscire da un blocco del turn over che impedisce l’ingresso negli uffici di forze fresche e digitalizzate, per introdurre una staffetta generazionale fra i dipendenti pubblici. Una proposta che sta a cuore al ministro Madia, ma sulla quale la Ragioneria dello Stato frena perché «non sarebbe a costo zero».
Che la platea in questione abbia un’età media avanzata lo aveva fatto notare anche il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, convinto che nel settore ci siano 85 mila esuberi. Il dipendente pubblico tipo ha 48 anni, ma gli under 35 rappresentano solo il 10 per cento del totale, quota che in Francia e Gran Bretagna è più che doppia. Per Marianna Madia, titolare della Funzione Pubblica, «va avviato un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e dei dipendenti vicini alla pensione per favorire l’ingresso dei giovani». Così ha detto in audizione alla Commissione Affari Costituzionali alla Camera, ma le sue parole non hanno convinto la Ragioneria. I prepensionamenti richiedono coperture, ha fatto notare Francesco Massicci, capo dell’Ispettorato generale per la spesa sociale, perché «se mando via persone che devo sostituire devo pagare lo stipendio, la pensione e la buonuscita». L’ipotesi «1 esce 1 entra» dunque non reggerebbe, ma di fatto la stessa Madia esclude che il rapporto possa essere questo: aveva semmai parlato di 3 a 1. Niente di definito «è solo un esempio che ho fatto per far capire, c’è un gruppo di lavoro con il Welfare, l’Inps e la Ragioneria dello Stato: non faremo
nulla senza di loro o contro di loro» ha però precisato.
L’idea dello scambio generazionale non convince del tutto nemmeno il sindacato, ancor più preoccupato dal collegamento fatto dal ministro fra il mancato rinnovo contrattuale e gli 80 euro in più in busta paga annunciati dal governo Renzi. «Di fatto si equivalgono» ha detto la Madia; «Niente scambi, rappresenterebbero una beffa» ha risposto Rossana Dettori, leader della Funzione Pubblica Cgil, facendo notare che per via dei cinque anni di mancati rinnovi la categoria sta perdendo in media 250 euro al mese.
Ma staffetta a parte le linee programmatiche annunciate dalla Madia prevedono interventi anche sul fronte dei precari (nello Stato ce ne sono oltre 300 mila): per loro «la soluzione più idonea è in riconoscimento di un certo punteggio nei futuri concorsi» ha detto. Il programma spazia da obiettivi di semplificazione amministrativa – fra i quali «l’invio di una dichiarazione dei redditi precompilata per pensionati e lavoratori dipendenti » – a proposte per conciliare , nel settore pubblico, i tempi di vita e lavoro. Asili nido interni, certo, ma anche «indicazioni sugli orari di inizio e di fine delle riunioni».


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12 OTTOBRE
Può succedere, in un paese come il nostro, che nell’anno definito dal Cnel come il «peggiore della storia dell’economia italiana nel secondo dopoguerra»; con la disoccupazione giovanile a livelli record e così pure l’incremento dei rapporti di lavoro precari; con importanti aziende come Telecom e Alitalia un tempo privatizzate oggi prede del capitale finanziario d’oltralpe per pochi milioni di euro; può succedere che si apra una crisi di governo che prelude a una crisi istituzionale vera e propria per mancanza di vie d’uscita all’orizzonte.

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