Persi mille posti al giorno Record (negativo) dal 1977 per i giovani
ROMA — È il risultato peggiore dal 1977. Anzi, almeno dal 1977 perché prima di allora non c’erano dati confrontabili. A febbraio 2014 il tasso di disoccupazione è arrivato al 13%, un record raggiunto grazie al fatto che nell’ultimo anno abbiamo perso in media mille lavoratori al giorno. La disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 24 anni, resta sempre altissima: il 42,3%. E le tabelle dell’Istat, che includono tra i senza lavoro anche chi frequenta scuola o università, diventano la prima domanda per Matteo Renzi, appena arrivato a Londra. «Un dato sconvolgente — dice il presidente del Consiglio — ma nei prossimi mesi l’Italia tornerà sotto la doppia cifra. Noi vogliamo tornare sotto il 10% e vedrete che nei prossimi mesi e nei prossimi anni tornerà sotto». L’impresa non è da poco, significa avere 780 mila disoccupati di meno. Per questo più tardi il presidente conferma l’obiettivo ma precisa che «l’orizzonte è il 2018». E deve incassare la battuta di Renato Brunetta, Fi: «Dopo la nostra bacchettata Renzi si corregge: il ragazzo impara in fretta».
Anche perché, almeno nell’immediato, è probabile che le cose peggiorino. Tra i disoccupati, l’Istat non conteggia chi è in cassa integrazione ed è lo stesso ministro del Lavoro Giuliano Poletti a ricordarlo: «Abbiamo un bacino di lavoratori coperti dagli ammortizzatori ma collegati a imprese già morte. Arriverà il giorno in cui, anche statisticamente, queste persone figureranno disoccupate». Un motivo in più, secondo il governo, per accelerare sul decreto legge che rende più flessibili i contratti a termine e l’apprendistato. Sono i due canali sui quali investire di più, visto che proprio ieri il ministero del Lavoro ha stretto i controlli sulle partite Iva e sulle collaborazioni a progetto, spesso strumento di concorrenza sleale nel campo della flessibilità. Un tema sul quale interviene anche il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: «Abbiamo osservato una flessibilità non utile, utilizzata da imprese che non hanno innovato. Ora stanno innovando ma a lungo hanno rinviato e ridotto il costo del lavoro sfruttando la flessibilità». Quasi un avvertimento, che fa il paio con un altro passaggio del suo intervento all’Ecofin di Atene: «È più facile che chi dà lavoro e chi lo prende accetti di investire se il rapporto è stabile».
La sinistra Pd continua a parlare di decreto che «istituzionalizza il precariato». «Un’affermazione che contesto», ribatte il ministro Poletti. Ma, anche per evitare spaccature nel Pd, si continua a mediare. Ormai certa la riduzione delle proroghe per i contratti a termine, oggi non più di otto in tre anni. Sul resto si vedrà.
Lorenzo Salvia
Related Articles
La parabola di Ivan il potente che amava comandare nell’ombra
Ivan Lo Bello doveva essere l’uomo della svolta. Ora, dopo Montante, è diventato un altro caso che destabilizza il vertice dell’imprenditoria italiana
I sondaggi: contrari all’intervento italiano
Le cifre vanno da un minimo del 55% a più del 70%. Ma Frattini insiste imperterrito:«Non siamo in guerra»
I metalmeccanici in piazza per una paga più giusta
Lo sciopero. Sono 1,6 milioni e cercano il riscatto dopo che la crisi li ha decimati: «Il 50% del Pil lo facciamo noi, ma adesso tocca ai nostri salari». Secondi alla Germania, anche per gli stipendi