Il Tar cancella il referendum, l’acqua resta ancora una merce
Nonostante il vittorioso referendum dell’estate 2011, il Tar della Lombardia ha rigettato il ricorso del Forum dei movimenti per l’acqua e della Federconsumatori contro l’inserimento nel sistema tariffario della voce “costo della risorsa finanziaria”. Una voce che di fatto ha riportato in bolletta, sia nel 2012 che nel 2013, la remunerazione del capitale del 7% cancellata dal voto di 27 milioni di italiani. “Come sempre prendiamo atto della sentenza — commenta Corrado Oddi del Forum – certo non possiamo non notare che la decisione si muove lungo le direttrici del pensiero economico dominante. Quello ‘mainstream’ per cui l’acqua è una merce, e il servizio idrico va consegnato al mercato”.
Di fronte alla sentenza dei giudici amministrativi, i movimenti per l’acqua non arretrano di un millimetro: “Ribadiamo che il metodo tariffario predisposto dall’Authority per l’energia elettrica e il gas viola palesemente l’esito del secondo referendum sul servizio idrico del giugno 2011, quello che ha abrogato la remunerazione del capitale investito nelle tariffe”. Dal canto suo il Tar lombardo, nel motivare la sua decisione, ritiene che dopo il referendum — senza l’intervento dell’Authority – sarebbe seguita l’applicazione del vecchio, ancor più sfavorevole metodo tariffario.
In dettaglio i magistrati amministrativi scrivono: “L’ipotetico annullamento della delibera 585/2012 (quella dell’Authority che regolava “transitoriamente” la tariffa del servizio idrico integrato, ndr) non porterebbe di per sé a un risultato utile per le associazioni, essendo invece fondata la possibilità dell’applicazione del ‘vecchio’ metodo tariffario. Qualora l’Autorità non avesse adottato il nuovo metodo, successivo al noto referendum abrogativo, avrebbero avuto comunque vigenza le precedenti tariffe, maggiormente sfavorevoli ai consumatori di quello attuale. Non essendo immaginabile una sorta di vuoto normativo tariffario, avrebbe avuto in ogni caso applicazione il regime del Dm del 1996, in attesa dell’intervento di regolazione”. Attribuito nell’autunno 2011 all’Aeeg.
Fra le tante, a mancare nella sentenza del Tar è la spiegazione di come l’Authority per l’energia elettrica e il gas, formalmente indipendente ma i cui membri sono di fatto nominati da governo e parlamento, possa elaborare un (pur transitorio) metodo tariffario che fa rientrare dalla finestra, sotto la voce “oneri finanziari”, quella remunerazione del capitale cancellata da un referendum che ha rilevanza costituzionale. Di qui la durissima presa di posizione del Forum: “Come movimento per l’acqua denunciamo la gravità di questa decisione, in quanto assume un significato che va ben al di là del contenuto specifico del ricorso, e attiene maggiormente a principi quali il rispetto degli strumenti di democrazia diretta garantiti dalla Costituzione, ovvero il referendum, e il rispetto della volontà popolare”.
La mobilitazione, assicurano i movimenti per l’acqua, non si fermerà, e non è escluso (anzi) un ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar lombardo. Intanto però si procede “secondo l’assunto per cui il servizio idrico è sottoposto alle logiche del mercato e del profitto”, vedi la recente deliberazione con la quale l’Aeeg ha approvato metodologia e procedure per le tariffe 2014–2015. In risposta, il Forum andrà avanti nelle campagne di “obbedienza civile” per non pagare in bolletta la remunerazione del capitale, e per l’effettiva ripubblicizzazione del servizio idrico.
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