Catalogna, i giudici bocciano l’indipendenza

Catalogna, i giudici bocciano l’indipendenza

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IL REFERENDUM catalano sull’indipendenza finisce in un vicolo cieco. Ieri a Madrid i magistrati del Tribunale Costituzionale, all’unanimità, hanno bocciato e dichiarato «nulla e incostituzionale» la dichiarazione di sovranità approvata dal Parlamento regionale catalano nel gennaio di un anno fa. In quell’atto si proclamava il popolo catalano «sovrano come soggetto politico e giuridico » e, di conseguenza, autorizzato a convocare un referendum dove chiamare i cittadini a scegliere il loro futuro, anche al di fuori della nazione spagnola. Cosa che il governatore Artur Mas fece, qualche mese dopo, individuando per una eventuale consultazione la data dell’11 settembre che coincide con la festa nazionale della Catalogna.
La sentenza era attesa ed era anche inevitabile che fosse una severa bocciatura visto che la Carta Magna difende nei suoi articoli l’unità inscindibile del paese. E, nella sostanza, dichiara del tutto illegale il referendum affermando nella sentenza: «Nel quadro della Costituzione una comunità autonoma non può in forma unilaterale convocare un referendum di autodeterminazione per decidere sulla sua integrazione alla Spagna».
La Corte però non nega il diritto dei catalani a decidere sul loro futuro, impone soltanto che sia fatto rispettando la Costituzione. E la strada che indica passa attraverso il Parlamento nazionale, ma è palesemente una via senza uscita. Il prossimo 8 aprile inizierà alle Cortes il dibattito sul referendum catalano che, per diventare legale, dovrebbe ricevere il consenso maggioritario dei deputati. Circostanza da escludere visto che i due maggiori partiti, il Pp al governo e i socialisti all’opposizione, hanno già annunciato che voteranno contro questa possibilità negando al Parlamento regionale l’autorità per indire il referendum.
Per evitare “l’umiliazione di una sconfitta” nel dibattito al Parlamento nazionale il governatore catalano ha già deciso che neppure vi parteciperà. Ma quello che a tutta l’aria di diventare il definitivo stop alla possibilità di una consultazione referendaria sul futuro della Catalogna, rischia solo di rendere più rabbioso lo scontro fra il governo centrale a Madrid e quello di Barcellona.


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