Avvertimento di Obama al Cremlino: «Se intervenite in Ucraina scatteranno le punizioni»
L’AIA (Olanda) — Barack Obama avverte Mosca: pronti a intervenire se verranno minacciati Paesi protetti dall’ombrello della Nato. Ma al tempo stesso il presidente americano «declassa» la Russia a «potenza regionale» che non rappresenta il pericolo principale per la sicurezza degli Stati Uniti: Putin minaccia i suoi vicini, non direttamente gli Usa. E, così facendo, anziché dare una prova di forza, compie un gesto di grande debolezza perché, violando le leggi internazionali, isola sempre di più il suo Paese, facendogli perdere influenza e credibilità.
A conclusione del vertice sulla sicurezza nucleare dell’Aia, il presidente degli Stati Uniti fa il punto sui risultati dell’iniziativa assieme al premier olandese Mark Rutte, il padrone di casa della conferenza. Obama chiama di nuovo a raccolta l’Occidente contro la minaccia che viene da Mosca, ma confessa anche di sentirsi ancor più impegnato a evitare che qualche organizzazione terrorista riesca a dotarsi di un ordigno atomico col quale colpire luoghi come Manhattan. A partire dal 2009 Obama ha promosso una serie di iniziative per la sicurezza nucleare — quella dell’Aia e la terza — con l’obiettivo di eliminare, ovunque possibile, il combustibile nucleare e altri materiali radioattivi non più utilizzati nelle centrali e negli arsenali atomici.
Con risultati significativi ma parziali: da quando è iniziato questo sforzo, ha riepilogato ieri lo stesso Obama alla fine del Nuclear Security Summit , sono stati smantellati venti impianti e 12 Paesi hanno eliminato tutto il loro uranio arricchito e il loro plutonio. Dozzine di altri Paesi, poi, hanno rafforzato le protezioni antiterrorismo nei loro siti nucleari. Ed è ulteriormente cresciuto il numero degli Stati che hanno firmato il Trattato di non proliferazione. Il leader americano ha poi ricordato che proprio da una di queste conferenze per la sicurezza è scaturita la decisione dell’Ucraina di diventare un Paese totalmente denuclearizzato: se Kiev avesse avuto ancora un potenziale atomico, la crisi che stiamo vivendo sarebbe stata ancora più pericolosa.
Sulla Crimea l’America non accetta il fatto compiuto dell’annessione russa, ma al tempo stesso Obama fa capire di non aspettarsi una ritirata: «Non sarebbe onesto dire che esiste una soluzione semplice: la storia spesso procede a zig zag, non in linea retta». Il presidente vuole soprattutto evitare un ulteriore aggravamento della crisi e qui identifica due possibili minacce: quella rivolta contro Paesi dell’ex blocco sovietico ma ormai membri della Nato come Polonia o Romania rispetto ai quali ha ribadito il solenne impegno all’intervento militare di mutuo soccorso in caso di aggressione.
In caso di ulteriori aggressioni all’Ucraina, invece, esclusa la reazione militare, Europa e Usa reagiranno con sanzioni economiche ancora più imponenti che, ha spiegato Obama, sono già allo studio e che danneggeranno le economie di tutti i Paesi, ma assai di più quella russa. Sanzioni che potranno toccare anche il settore dell’energia, delicatissimo per diverse nazioni europee.
Ci sarebbe da soffrire, ha ammesso Obama secondo il quale, però, non ci sono alternative: un prezzo alto che sarebbe necessario pagare per difendere quei principi di ordine e legalità internazionale che, rispettati per molti decenni, «hanno facilitato la costruzione dell’Unione Europea e hanno garantito un incredibile periodo di prosperità e di pace» per tutto il Vecchio Continente. Una condizione storica che non è un dato di fatto immutabile. Per perpetuarla Usa e Ue sperano ancora che sia possibile trovare una soluzione con gli strumenti della politica e delle pressioni economiche. E in questo Obama si dice confortato dalla moderazione del governo transitorio guidato da Arsenij Yatsenyuk che, in attesa delle elezioni, ha evitato ogni conflitto con gli invasori russi, ritirando le sue truppe dalla Crimea, e tentando di avviare comunque un dialogo diplomatico con Mosca.
Massimo Gaggi
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