Spending. Le mani su pensionati e statali

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La spen­ding review trat­teg­giata da Carlo Cot­ta­relli rischia di tra­dursi in una nuova serie di tagli ai danni dei cit­ta­dini più deboli. Il com­mis­sa­rio ha par­lato ieri in audi­zione al Senato, spie­gando che i suoi sono «sce­nari illu­stra­tivi» e che le deci­sioni sui luo­ghi della spesa su cui indi­riz­zare poi effet­ti­va­mente le for­bici, dovranno essere «scelte fatte dalla poli­tica». Uno dei punti più con­tro­versi è quello del con­tri­buto di soli­da­rietà che si chiede ai pen­sio­nati: lo “sce­na­rio illu­stra­tivo” made in Cot­ta­relli parte addi­rit­tura da chi ha 26 mila euro di red­dito annuo, pari a poco più di 2000 euro lordi al mese. Non certo pen­sioni d’oro.

In ogni caso, il com­mis­sa­rio ha spie­gato che non si deve par­lare più dei 7 miliardi annun­ciati in pas­sato, visto che ormai siamo a ridosso di aprile: per gli ultimi otto mesi dell’anno «più o meno si arriva a 5 miliardi». «Que­sto se si comin­ciasse da mag­gio – ha poi aggiunto – Pru­den­zial­mente si può con­tare su 3 miliardi. C’è un mar­gine, tutto dipende dalle deci­sioni poli­ti­che che si pren­dono». Appunto, si dovrà capire quanto a fondo andranno a col­pire i tagli, e soprat­tutto dove.

Le scelte sono tutte di Mat­teo Renzi, più che dello stesso mini­stro dell’Economia Pier Carlo Padoan: Cot­ta­relli ha con­fer­mato che entro la pros­sima set­ti­mana spo­sterà il suo uffi­cio a Palazzo Chigi, dove defi­nirà il qua­dro dei tagli in vista del Def (atteso a cavallo tra marzo e aprile) e del piano com­ples­sivo che verrà ulti­mato in set­tem­bre. Il pre­si­dente del con­si­glio, quindi, cen­tra­lizza sem­pre di più non solo le deci­sioni poli­ti­che, ma per­fino i «tec­nici», che vuole con­trol­lare il più imme­dia­ta­mente possibile.

Un altro dei punti «cri­tici» del piano Cot­ta­relli è l’annunciato esu­bero di 85 mila dipen­denti pub­blici, unito al blocco del turn over: «È una prima stima di mas­sima che va affi­nata in base alle effet­tive riforme che dovranno essere chia­rite nel corso del 2014», ha detto lo stesso com­mis­sa­rio, con­fer­mando comun­que che la minac­cia c’è. «Tutti gli inter­venti strut­tu­rali com­por­te­ranno degli esu­beri – ha con­ti­nuato Cot­ta­relli – ma vi è anche la pos­si­bi­lità di rias­sor­birli in altre parti, da qui l’importanza dedi­cata alla mobi­lità nella pub­blica ammi­ni­stra­zione». Il piano, comun­que, appunto «non è quello finale»: il testo «è stato con­se­gnato alla pre­si­denza del Con­si­glio che ha già dato dei sug­ge­ri­menti sulle aree da appro­fon­dire. Il governo ha indi­cato che la ver­sione finale dovrebbe essere pub­bli­cata con il Def, quindi c’è tempo per fare revisioni».

Tutte ras­si­cu­ra­zioni che non hanno tran­quil­liz­zato la Cgil: il sin­da­cato gui­dato da Susanna Camusso è d’accordo con la filo­so­fia gene­rale della spen­ding, ovvero tagliare gli spre­chi, razio­na­liz­zare ed effi­cien­tare il sistema della spesa, ma ritiene che non si deb­bano per que­sto andare a toc­care i diritti, le tutele, il wel­fare dei più deboli, e per que­sto chiede al governo un incon­tro, per avviare un confronto.

«È l’ennesimo attacco al sistema pub­blico e del wel­fare», com­menta Michele Gen­tile, della Cgil. «Ci si rife­ri­sce ai dipen­denti pub­blici come se par­las­simo di oggetti indi­stinti e non di pro­fes­sio­na­lità e di com­pe­tenze utili», con­te­sta il sin­da­cato. «Stan­tio», secondo la Cgil, è ripro­porre il blocco gene­ra­liz­zato del turn over, non tenendo conto «degli effetti dele­teri che que­sta misura, già pre­sente dal 2008, sta pro­du­cendo in ser­vizi sen­si­bili, come la sanità, l’assistenza, i ser­vizi ispet­tivi e di accer­ta­mento fiscale».

La spen­ding pre­vede anche la chiu­sura di enti sto­rici come il Cnel, o più moderni, come l’Aran (che si occupa della con­trat­ta­zione del pub­blico impiego). Con­tra­ria la Cgil: «Si vuole can­cel­lare l’Aran – chiede il sin­da­cato – forse per­ché Cot­ta­relli pensa che non vi debba essere più il rin­novo dei con­tratti per i dipen­denti pub­blici? La dismis­sione del Cnel, che non con­di­vi­diamo, deve pas­sare attra­verso una modi­fica della Costituzione».

Tor­nando alle pen­sioni, Cot­ta­relli ha spie­gato che «dipende dal tipo di sce­na­rio che si vuole avere, sono scelte poli­ti­che: si può anche deci­dere che non si devono toc­care». In ogni caso, ha pun­tua­liz­zato il com­mis­sa­rio, «per gli sca­glioni più bassi il con­tri­buto era molto basso», quindi anche «se si par­tisse da più in alto i risparmi non sareb­bero compromessi».

La sanità, secondo il com­mis­sa­rio, è già sostan­zial­mente in equi­li­brio e non andrebbe intac­cata: «I risparmi nel mio docu­mento – ha spie­gato – sono abba­stanza con­te­nuti, non c’è da rive­dere il sistema, c’è un rispar­mio sui ser­vizi, con la piena attua­zione dei costi stan­dard, che si pos­sono appli­care anche ad altri settori».

Pre­vi­sta anche la revi­sione delle forze dell’ordine, «non ridu­cendo la sicu­rezza, ma attuando delle siner­gie dove ci sono delle sovrap­po­si­zioni e man­canza di coor­di­na­mento per esem­pio sugli acqui­sti sepa­rati tra diverse forze poli­zia»: «Per alcune riforme, quelle che io chiamo siner­gie, come per le forze di poli­zia o per le cen­trali di acqui­sto – ha pre­ci­sato Cot­ta­relli – occorre par­tire subito in ter­mini di defi­ni­zione dei piani spe­ci­fici anche se gli effetti ci saranno solo nel 2015. Nella mia agenda c’è la sca­denza di metà set­tem­bre per la defi­ni­zione dei piani strutturali».



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