Caso Welby, il gip di Roma rigetta l’archiviazione dell’anestesista

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Mario Riccio interruppe la ventilazione meccanica del militante radicale. Nei prossimi giorni la decisione. Il medico rischia l’imputazione

“Non mi aspettavo questa decisione, ma resto fiducioso”

<B>Caso Welby, il gip di Roma rigetta l’archiviazione dell’anestesista</B>” src=”http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/welby-richiesta/welby-richiesta/stor_9464581_43390.jpg” width=”280″ /> </font> </p> <p><font size=Mario Riccio

ROMA – Si riapre il caso di Piergiorgio Welby. Il gip di Roma, La Viola, ha rigettato la richiesta di archiviazione per Mario Riccio, l’anestesista che ha interrotto la ventilazione meccanica del militante radicale. Il giudice per l’indagine preliminare, infatti, non ha ritenuto di dover dar seguito alla richiesta di archiviazione avanzata il 6 marzo 2007 ed ha ordinato la trasmissione degli atti al pubblico ministero per l’ iscrizione di Riccio nel registro degli indagati.

L’ipotesi contestata a Riccio è quella di ‘omicidio del consenziente’. L’anestesista, però, continua a difendere la sua scelta: “Non mi aspettavo che il gip di Roma rigettasse la richiesta di archiviazione, ma resto della mia opinione che sia stato giusto fare quello che ho fatto. Sono mesi che vivo in una certa tensione ma sono fiducioso nei confronti della giustizia”. L’udienza camerale verrà fissata nei prossimi giorni ed in seguito lo stesso gip deciderà se archiviare il procedimento, ordinare al pm di fare ulteriori indagini oppure ordinare di formulare l’ imputazione a carico del medico.

Era stata la procura di Roma a chiedere l’archiviazione del procedimento, escludendo qualsiasi nesso tra la sedazione di Welby e la sua morte. Una richiesta che, a quanto si apprende, la procura di Roma, ribadirà ancora. Il procuratore Giovanni Ferrara ed il sostituto Gustavo De Marinis, firmatari della richiesta di archiviazione non accolta dal gip, rimangono della loro idea: con l’interruzione della ventilazione meccanica è stato attuato un diritto del paziente che “trova la sua fonte nella Costituzione e in disposizioni internazionali recepite dall’Ordinamento italiano e ribadito dal codice di deontologia medica”.


All’indomani della morte del militante radicale, Riccio disse che Welby era morto per “arresto cardiorespiratorio”. “Ho parlato a lungo con Welby – raccontò l’anestesista – lui mi ha confermato la sua volontà di interrompere la terapia ventilatoria e che ciò avvenisse in corso di sedazione. E’ questo che ho fatto: ho interrotto una terapia; la pianificazione e l’eventuale interruzione delle cure è una cosa che avviene quotidianamente in tutti gli ospedali italiani”.

Ai tempi Riccio si disse convinto di aver agito “nell’ambito di un percorso medico, giuridico ed etico legale. Anche nella sentenza del tribunale civile di Roma, del resto, è riconosciuto il diritto alla sospensione della terapia”. Una tesi che la procura di Roma accolse. Ma oggi, la decisione del gip, riapre una questione che sembrava già chiusa.

(Repubblica.it, 1 aprile 2007)

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