Pax Christi. «Una Chiesa senza gradi e stellette»
L’appello Il movimento di base al nuovo capo della Cei, ex ordinario militare e ufficiale: «Le cappellanie vanno abolite, promuovere la pace». Don Renato Sacco: «La Chiesa ha bisogno di una nuova primavera»
(il manifesto, 8 marzo 2007)
Roma
I gradi e le stellette dovrebbe abbandonarli del tutto. E promuovere un modello di chiesa che si smilitarizzi. Giunge da Pax Christi, il movimento cattolico impegnato per la pace e la non violenza in tutto il mondo, il primo appello al neo presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco. A lui – ordinario militare per diversi anni, vescovo con i gradi di generale, che alternava la tonaca alla mimetica – si chiede una «conversione ai valori evangelici della pace, della tenerezza, dell’ascolto, dell’accoglienza dell’altro». E si ricorda «l’amore al nemico», cifra essenziale della predicazione cristiana, concetto che spesso è un vanto sui pulpiti, ma si dimentica quando si tratta la spinosa questione delle cappellanie militari. Proprio a questo delicato tema la rivista del movimento, Mosaico di Pace, ha dedicato un corposo dossier nel novembre 2006, dal titolo «Dio… lasciatelo in pace».
A parlare è don Renato Sacco, che è stato consigliere nazionale di Pax Christi e oggi è sacerdote e parroco attivamente coinvolto nelle campagne associative, dalle banche armate al debito estero, dal «no» alla guerra preventiva fino al contestato arrivo dei nuovi F35 a Novara. «A monsignor Bagnasco diciamo che quello della mimetica non è certo il colore più adatto per il Vangelo», esordisce. «Il messaggio pace e non-violenza che Cristo ci ha lasciato ben poco si accorda con cannoni, spari e baionette. Gli auguriamo, in pieno clima quaresimale, un vero tempo di conversione, in cui possa riesaminare la questione delle cappellanie militari. Gli auguriamo di lasciare per sempre gradi e stellette», che per anni il vescovo ha orgogliosamente indossato, visitando le truppe italiane in Kosovo, Iraq, Afghanistan.
Don Sacco ci tiene a puntualizzare che Pax Christi non è contraria alla presenza di sacerdoti fra i soldati: «La chiesa ha il dovere si essere accanto all’umanità. Fra i poveri e gli immigrati, con i soldati e i banchieri. Il punto è lo stile di presenza: nel caso dei militari, la questione tocca soprattutto i soldi e i gradi. Un vescovo ordinario militare ha i gradi di generale e riceve uno stipendio dall’esercito: questa modalità non ci sembra evangelica. Bisognerebbe smilitarizzare le cappellanie, mantenendo la legittima assistenza spirituale ai giovani chiamati a svolgere servizio nei corpi armati». E, piuttosto che assecondare la diffusione de il Cursore, patinato bollettino che racconta della chiesa fra i militari, spedito a 26 mila parrocchie italiane, don Sacco rilancia la riflessione che Mosaico di Pace propone nel numero di marzo: «C’è bisogno di primavera, anche nella Chiesa. Una Chiesa che sia sensibile ai temi della bioetica e della famiglia quanto ai valori della giustizia, della legalità, del disarmo e della pace. Una chiesa capace di vivere la fede con sacrosanta laicità». * Lettera22
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