Allarme dispersione, l’Europa boccia l’Italia lasciano la scuola 500mila ragazzi all’anno

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Il ministero della Pubblica istruzione presenta i dati del fenomeno. Quasi un milione di studenti non va oltre la licenza media. “Ripercussioni sullo sviluppo”


di SALVO INTRAVAIA

<B>Allarme dispersione, l’Europa boccia l’Italia<br />lasciano la scuola 500mila ragazzi all’anno</B>” src=”http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/dispersione/numeri-dispersione/stor_6212299_43500.jpg” width=”200″ /> </font></div><p><font size=Troppi giovani ‘al palo’ rallentano la crescita dell’Italia. Sono quasi un milione i ragazzi del nostro paese in possesso della sola licenza media e quasi mezzo milione i cosiddetti ‘dispersi’ che la scuola genera ogni anno. Sono sufficienti solo questi due dati per collocare i giovani italiani agli ultimi posti in Europa. E’ il ministero della Pubblica istruzione a fornire i numeri che possono aiutare a spiegare sia le crescenti difficoltà di inserimento lavorativo di tantissimi ragazzi sia le difficoltà di una economia che stenta perennemente a spiccare il volo.

Gli ‘early school leavers’. Si tratta di coloro che si sono congedati un po’ troppo presto dalla scuola. In Italia, nel 2006, se ne contavano ben 890 mila: ragazzi di età compresa fra i 18 e i 24 anni – pari al 20,6 per cento del totale di quella fascia – in possesso della sola licenza media e che non partecipano a nessuna forma di educazione o formazione. Insomma, giovani usciti definitivamente dai circuiti formativi. Così, l’obiettivo di scendere al di sotto del 10 per cento appare al momento lontanissimo. Anche perché la dispersione scolastica continua ad essere molto elevata.


Sono, infatti, quasi mezzo milione gli alunni italiani che, ogni anno, interrompono gli studi o vanno incontro ad una bocciatura. I dati sul preoccupante bilancio della dispersione scolastica in Italia, parzialmente anticipati da Repubblica.it nei mesi scorsi, ora sono ufficiali. La conferma arriva da viale Trastevere che ha pubblicato il dossier dal titolo ‘La dispersione scolastica: indicatori di base per l’analisi del fenomeno’. Un fenomeno che al Paese incide per circa 3 miliardi di euro l’anno di costi diretti e una cifra non quantificabile di costi indiretti che possono essere molto pesanti. Parola del Commissario europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo, Ján Figel, che avverte: “Sistemi d’istruzione e di formazione efficienti possono avere un notevole impatto positivo sulla nostra economia e società ma le disuguaglianze nell’istruzione e nella formazione hanno consistenti costi occulti che raramente appaiono nei sistemi di contabilità pubblica. Se dimentichiamo la dimensione sociale dell’istruzione e della formazione, rischiamo di incorrere in seguito in notevoli spese riparative”.

La dispersione. Bastano pochi numeri per collocare l’Italia ai primi posti in Europa. Nell’anno scolastico 2004/2005 sono stati 342 mila gli alunni (di cui 289 mila al superiore) andati incontro ad una bocciatura. In più, 100 mila tra ragazzini della scuola media e studenti delle superiori dopo essersi iscritti a scuola si sono ritirati, in molti casi, senza comunicare niente a nessuno. Con questi numeri il nostro Paese è ancora lontanissimo dall’obiettivo stabilito a Lisbona nel 2000: avere al massimo il 10 per cento di ragazzi tra i 18 e i 24 anni con la sola licenza di scuola media. L’Italia nel 2006, dopo qualche progresso, ha registrato il 20,6 per cento. Siamo preceduti solo da Spagna e Portogallo. La media Ue cala al 14, 9 per cento, mentre Finlandia e Danimarca sono già al di sotto del 10 per cento e Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Grecia sono vicini all’obiettivo di Lisbona. Enorme anche il numero dei ragazzi promossi con debito al superiore (gli ex rimandati): quasi un milione.

Le ‘sfumature’. La dispersione scolastica è più alta nei primi anni delle scuola media e delle superiori. In particolar modo nelle prime classi degli istituti professionali, dove i tassi di bocciatura raggiungono livelli stratosferici: 42 per cento. Ma è soprattutto il tutte le regioni meridionali che si annida la dispersione con valori superiori alle medie nazionali anche del 30 per cento. Segno che il fenomeno è legato anche ad aspetti economici e sociali con alunne mediamente più brave dei compagni maschi.

L’insuccesso scolastico. Il bilancio del fallimento scolastico è in realtà più pesante di quello descritto dalle statistiche di viale Trastevere. Ai bocciati e ritirati basta sommare gli evasori totali per superare il mezzo milione di alunni e se nella scuola secondaria di secondo grado si aggiungono i promossi con debito l’insuccesso colpisce più di metà degli studenti.

(Repubblica.it, 12 febbraio 2007)

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